#MafiaCapitale #CINECITTA', PIAZZA DON BOSCO: IL SISTEMA SI PROTEGGE. LE RAGIONI DELLA PROTESTA

Roma -

La protesta che abbiamo portato in piazza Don Bosco alla manifestazione per la legalità ha sporcato il maquillage della giunta Marino e del Pd romano ma è stata coperta, nei contenuti, dall’efficace sinergia di giornali, tv, forze dell’ordine ed esponenti dell’amministrazione. Il messaggio che è filtrato all’opinione pubblica è che Marino è stato contestato e che resta un semisindaco molto discusso, debole e in grande difficoltà ma le ragioni della protesta sono rimaste indecifrabili. Così il sistema difende sé stesso.
Tre erano i concetti forti della nostra protesta, scritti sui volantini e sugli striscioni. Li riassumiamo brevemente. Il primo è la denuncia di un sistema, definito giornalisticamente mafia- capitale, che corrisponde alla modalità di funzionamento ordinaria della macchina politica: appalti canalizzati in cambio di sostegno elettorale. Un sistema certificato dalle cene elettorali con imprenditori, costruttori e direttori di giornali ( i cosiddetti grandi elettori) che rappresenta la consacrazione esplicita dell’intreccio tra politica ed affari. La gigantografia che abbiamo portato in piazza non evidenzia soltanto delle responsabilità personali dei presenti, ma che si tratta del meccanismo comune ed usuale di funzionamento del sistema politico e di gestione della cosa pubblica.
Il secondo motivo è la denuncia del gravissimo ed enorme scandalo dei Piani di Zona, con i quali si sono costruiti in questi anni migliaia di alloggi con i soldi pubblici non per le categorie protette e ad affitti calmierati come prevede la legge, ma per gli interessi di imprese e cooperative amiche e ad affitti di mercato. Una mega truffa sulla quale la magistratura è già intervenuta con i primi sequestri ma sulla quale le amministrazioni Marino e Zingaretti continuano a far finta di niente, reiterando comportamenti e modalità che incoraggiano il riprodursi delle stesse dinamiche.
Infine il terzo motivo di contestazione è la denuncia del modo ipocrita di concepire la legalità, sempre contro i lavoratori e i cittadini quando protestano o scioperano o sono costretti ad occupare per vivere sotto un tetto, ma mai contro la grande proprietà ed i poteri forti che si stanno mangiando Roma.
Tenendo nascoste queste ragioni della protesta il sistema difende sé stesso, preoccupandosi soltanto di ricordare costantemente a Marino di essere un sindaco “sotto controllo”, continuamente soggetto a rispettare i rigidi vincoli che gli sono stati imposti e che prevedono, primo fra tutti, l’obbligo di vendere i beni pubblici a gestione comunale ai privati.
E’ ora quindi di riprendere il filo di una discussione pubblica, aperta e plurale, che metta insieme le tante sofferenze che si manifestano nella città, dalle maestre ed educatrici precarie agli autisti del trasporto locale agli abitanti delle periferie ai giovani precari ai senza casa, e che riesca a rompere questo muro di connivenze che mira a silenziare la protesta.

CAROVANA DELLE PERIFERIE