Edilizia, abusi e appalti fantasma Blitz della Finanza in Campidoglio

#‎TruffadeiPdz‬ il cerchio si stringe e Tronca, insieme ai dirigenti di Roma Capitale, restano a guardare. Per loro, sostenuti da una campagna mediatica complice, il vero problema della città è la guerra ai poveri nelle case popolari e agli spazi sociali.

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Roma -

Lavori mai fatti ma pagati dal Comune, irregolarità, caos amministrativo: le Fiamme Gialle acquisiscono gli atti. Il prefetto Gabrielli: «Fatti gravissimi». I comitati: danni per tre miliardi

 

I cantieri della Roma nord, Palazzo Raggi e ora anche i Piani di zona. Un altro pezzo del mondo immobiliare capitolino finisce sotto inchiesta della procura, che ieri ha mandato i finanzieri in Campidoglio, di nuovo all’assessorato all’Urbanistica lo stesso di tanti altri presunti illeciti, e ancora al XIV municipio. In un caso la gdf ha acquisito documenti ipotizzando gravi irregolarità nei prezzi di vendita degli alloggi di edilizia agevolata e nel conteggio degli oneri concessori in carico ai costruttori. Nell’altro il nucleo anticorruzione è tornato per accertamenti collegati all’operazione Vitruvio, ossia appalti di ristrutturazione fantasma pagati ai costruttori grazie a funzionari corrotti.

I piani finanziari mai consegnati

Un caos amministrativo, quello dei piani di zona, certificato da una nota ufficiale del direttore dell’unità edilizia sociale del dipartimento di Urbanistica, Tonino Egiddi che, protocollata il 24 luglio 2014, mette nero su bianco: «Questo ufficio non ha copia dei piani finanziari dei costi degli operatori in quanto non presentati dagli operatori». Vale a dire che 70mila alloggi in tutta Roma sono sorti in regime di edilizia residenziale senza che il Campidoglio, per oltre cinque anni, si sia mai preoccupato di chiedere un resoconto economico a chi ha ottenuto il via libera per edificarli in convenzione pubblica.

«Danni per tre miliardi»

Un fondamentale pezzo di documentazione mancante che si traduce in opere (fogne, strade, illuminazione) realizzate come oneri di urbanizzazione e conteggiate il doppio del reale valore pur se largamente incomplete. Si aggiungono gli indennizzi di esproprio dei terreni non pagati, e soprattutto le case vendute a un prezzo superiore rispetto a quello calmierato per legge. Secondo la stima contenuta nella denuncia del comitato presieduto da Gianluca Riparbelli, che ha innescato le indagini, il Campidoglio avrebbe subito un danno da tre miliardi.

Gabrielli: «Gravi omissioni del comune»

Il quartiere simbolo della rivolta sempre più rumorosa dei 200mila abitanti dei piani di zona è Piansaccoccia (sigla B49), una trentina di edifici, tra ultimati e in costruzione, nel quadrante Braccianese-stazione Olgiata- Santa Maria di Galeria, municipio XIV. Il comitato di cittadini, che si è rivolto alla finanza su consiglio del prefetto Franco Gabrielli, accusava nel suo esposto gli allora sindaco e assessore Ignazio Marino e Giovanni Caudo, oltre ai capi dipartimento all’Edilizia sociale e Residenziale, per omissione di atti d’ufficio. Pur a conoscenza della situazione, non avrebbero fatto niente per sanarla. Lo stesso Gabrielli, in un’assemblea pubblica, ha parlato di «chiarissime responsabilità omissive dell’amministrazione comunale e situazioni al limite dell’immoralità».

Il dirigente che contraddice la Cassazione

Solo del dicembre scorso è un primo intervento di Caudo, con una circolare che chiede di recepire i prezzi di massima cessione ribaditi da una recente sentenza della Cassazione e sui quali fino ad oggi notai e costruttori avevano spesso sorvolato forti anche di un parere contrario del dirigente Egiddi, unico «sfuggito» alla rotazione dei funzionari capitolini su richiesta mai smentita dell’Associazione costruttori. È di due mesi fa l’ultimo suo via libera, co-firmato dal collega Luciano Mancini, su una cessione a prezzo svincolato di un alloggio popolare.

 

L’esame delle delibere di Caudo

Le delibere dell’assessore Caudo, contestate dai comitati di zona perché incomplete nel calcolo del valore dei terreni da scomputare, sono ora all’esame del commissario Francesco Paolo Tronca, che ha indetto un tavolo aperto anche ai rappresentanti dei PdZ. La mancata presentazione dei piani finanziari a consuntivo, che per legge andavano presentati entro sei mesi dalla fine lavori (tra gennaio e giugno 2010, dunque) avrebbe consentito nella sola Piansaccoccia guadagni illeciti per circa 200 milioni.