Crisi e sfratti, per il Governo l'emergenza c'è "ma va bene così"

Selene Cilluffo 21 febbraio 2014

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Roma -

Per il rapporto del ministero dell'Interno nel 2012 sono stati emessi 67.790 provvedimenti di sfratto, di cui 60.244 per morosità e 7.546 per finita locazione e necessità. L'88,87% degli inquilini non ha più le possibilità economiche per pagare l'affitto.

 

Nel 2012 sono stati emessi 67.790 provvedimenti di sfratto, di cui 60.244 per morosità e 7.546 per finita locazione e necessità. E' come dire che l'88,87% degli inquilini non ha più le possibilità economiche per permettersi una casa. Lo dice il ministero degli Interni che pubblica un rapporto aggiornato dal titolo "Gli sfratti in Italia".

 

Un tema spinoso che con la crisi è passato da essere una problematica sociale a una vera e propria emergenza: secondo uno studio fatto dal sindacato di base degli inquilini, Asia-Usb, nel primo semestre del 2013 le richieste di sfratto presentate sono state 38.869, di cui 34.756 per morosità e 4.113 per finita locazione o necessità. Le regioni più colpite risultano quelle del centro-nord: "Una stretta connessione con l’aggravarsi della crisi, dello smantellamento del sistema industriale e della perdita dei posti di lavoro - spiega Angelo Fascetti di Asia-Usb - non a caso la regione del nostro Paese dove si perde più frequentemente la casa è la Lombardia, con 25.263 richieste di esecuzione, in percentuale il 33,53% sul totale nazionale".

 

In realtà con il decreto milleproroghe il Governo Letta ha approvato un "blocco degli sfratti", su richiesta del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Maurizio Lupi e su pressione dei movimenti per il diritto all'abitare, che dal 19 Ottobre si è unito con il movimento NoTav, per chiedere un reindirizzeramento dei fondi pubblici dalle grandi opere all'emergenza abitativa. Il provvedimento rinviava al 30 giugno 2014 gli sfratti abitativi per finita locazione, ma la platea di interessati potrebbe essere solo di poco più di un migliaio di inquilini.

 

Tutto dipende dai requisiti necessari per poter rientrare nella proroga, stabiliti dalla legge 9 del 2007 e che con tale provvedimento sono stati fondamentalmente confermati. Requisiti che limitano molto la possibilità di beneficiare del provvedimento. Gli inquilini morosi sono estromessi, gli stessi che il rapporto del ministero evidenzia come i più colpiti dagli sfratti. Poi è necessario essere un nucleo familiare con un reddito inferiore a 27 mila euro. Tutto ciò non basta: la famiglia deve avere figli, ultra sessantacinquenni, malati terminali o portatori di handicap con invalidità almeno al 66% a carico e non disporre di un'altra abitazione nella stessa regione in cui lo sfratto viene emesso. Infine ci sono i parametri relativi alla residenza, che deve essere nei comuni capoluoghi di provincia, nei comuni limitrofi con oltre 10 mila abitanti o nei comuni ad alta tensione abitativa.

 

Facendo un breve calcolo nel 2012 il numero di inquilini coinvolti dalla proroga era di circa mille e trecento. Non si può pensare che questo numero tenderà a salire con il milleproroghe se si considerano le proiezioni del sindacato degli inquilini. Inoltre circa il 90% degli sfratti avviene per morosità, che il blocco del milleproroghe non prende in considerazione.

 

L'Unione degli inquilini ha recentemente ottenuto una proroga del provvedimento da giugno a dicembre 2014. Ma sono loro stessi ad ammettere che il provvedimento, presentato da Movimento 5 Stelle e Sel, non è sufficiente: "La morosità rimane ancora fuori dalla sospensione. Occorre passare dal regime delle proroghe a quello della graduazione: ovvero l'apertura di un percorso sociale che consenta il rilascio dell'alloggio solo con il passaggio da casa a casa. Serve, pertanto, una politica sociale della casa" spiega Walter De Cesaris, dell'Unione degli inquilini.

 

Sul questo è d'accordo anche Asia-Usb: “Politiche vere come un piano nazionale di edilizia residenziale pubblica, l’utilizzo del patrimonio sfitto, pubblico e privato, un blocco generalizzato di tutti gli sfratti, degli aumenti degli affitti e delle dismissioni del patrimonio, pubblico e degli enti previdenziali" dice Angelo Fascetti del sindacato di base.