Oltre 600mila i divorziati che continuano a pagare il mutuo della casa coniugale

Roma -

Separarsi ed essere costretti a vivere nella stessa casa. Questa spiacevolissima situazione ha riguardato un numero sempre crescente di italiani negli ultimi anni, complice la crisi generalizzata e il prezzo stellare degli affitti. Una recente indagine Demoskopea, lanciata da Immobiliare.it per valutare l’impatto delle separazioni sulle condizioni abitative degli italiani, mette in luce la diffusa difficoltà delle coppie nel trovare una soluzione rapida al problema dell’alloggio dopo la fine del rapporto. In Italia 610.000 divorziati, pari al 22,6% del totale, risultano ancora alle prese con il mutuo della casa coniugale. Nel primo anno dalla separazione, la percentuale tocca il 54,7%, e solo dopo 5 anni scende sensibilmente, fino al 5,4%. Dei 2.700.000 separati e divorziati intervistati per l’inchiesta, circa la metà dichiara di aver fatto domanda tempestivamente per un nuovo mutuo alle banche, ma nel 17,8% dei casi la richiesta è stata respinta.

Nel primo anno dopo la fine del matrimonio il 26,6% degli intervistati sceglie di vivere in affitto, spesso facendo fronte a notevoli difficoltà economiche, e ben il 10,9% torna a vivere con i genitori. Una soluzione che per il 3,3% resta valida anche a 5 anni di distanza.

Nei diversi casi citati non si rilevano particolari differenze in base al sesso degli intervistati, i disagi conseguenti alla separazione sembrano equamente distribuiti, il più delle volte, come si è visto, tramite la forzata convivenza. Incide invece sui risultati dell’inchiesta la posizione geografica della coppia separata. In Italia Centrale, dove i prezzi immobiliari risultano più alti della media, circa la metà dei separati lamenta seri problemi economici intervenuti dopo la rottura, e una maggiore necessità di compromessi abitativi. Va meglio al Nord-Ovest, dove dichiara di aver risentito della separazione dal punto di vista logistico il 34% degli intervistati, probabilmente anche grazie a una più diffusa occupazione femminile e alla conseguente maggiore indipendenza economica della coppia.