Gli occupanti di via Gian Maria Volontè scrivono ai cittadini del IV Municipio

Roma -

Occupare non è stata una decisione facile. L’abbiamo presa perché ci siamo trovati senza nessuna alternativa. Molti di noi sono stati sfrattati, e di soldi per sostenere gli affitti attuali non ne abbiamo.

Di pagare mutui neanche a parlarne. Altri più giovani hanno fatto domanda di case popolari, ma lo sapete anche voi che tanto è inutile. E allora invece di dormire in macchina abbiamo scelto di metterci insieme e di farci sentire. E di violare la legge per far rispettare quello che dovrebbe essere un diritto, il diritto ad avere un tetto dove vivere con la propria famiglia.

 

Ma non è di questo che vogliamo parlarvi, ma di cosa abbiamo scoperto a via G.M.Volontè.

 

Quando siamo entrati sapevamo che la palazzina era destinata agli anziani e siccome era passato tanto tempo e gli anziani non si vedevano ci siamo detti che con la nostra occupazione almeno saremmo riusciti a velocizzare la pratica. Noi avremmo alzato un po’ di rumore sulla nostra condizione e gli anziani avrebbero visto accorciarsi i tempi del loro ingresso negli appartamentini di via Volontè.  Le autorità ci avrebbero accusati di danneggiare la realizzazione di un progetto importante per la collettività e avrebbero invocato lo sgombero, noi avremmo chiarito che non volevamo fermare il progetto ma semmai velocizzarlo e intanto avremmo segnalato anche il nostro diritto ad una casa.

Questo era il film che ci eravamo fatti. E invece…

 

Invece abbiamo scoperto che una certa cooperativa edilizia ottiene un finanziamento dalla Regione Lazio per realizzare un progetto residenziale per gli anziani con disagio sociale inseriti nelle graduatorie comunali. Grazie a quel finanziamento la cooperativa ottiene le credenziali per accendere un mutuo bancario che gli consente di costruire la palazzina di via Volontè  e intanto comincia a trovare gli anziani disposti a pagare un canone mensile di circa 500 euro. Con quei soldi la cooperativa ripagherà il mutuo e diventerà proprietaria a tutti gli effetti del bene immobile. Senza spendere un soldo e grazie ad un consistente finanziamento pubblico nonché all’affitto pagato dagli anziani questi signori diventeranno così i proprietari di 21 miniappartamenti.

 

I signori della cooperativa e i loro probabili sponsor politici (queste truffe non si fanno senza avere qualche politico compiacente) hanno fatto quasi tutto a regola d’arte tranne il piccolo particolare che non hanno scelto gli anziani dalle graduatorie del Comune come previsto dalla legge che gli ha permesso di accedere al finanziamento. Gli anziani li hanno scelti loro, anche perché dove li trovavano anziani in graduatoria presso i servizi sociali in grado di sobbarcarsi un affitto di 500 euro?

 

E poi siamo arrivati noi, che pensavamo di infrangere la legge e abbiamo scoperto che qualcuno lo aveva fatto ben prima di noi, in modo più subdolo ma anche molto più grave: si è preso i soldi della Regione non per costruire case per anziani in difficoltà ma per realizzare appartamenti da dare in affitto a prezzi di mercato e fare soldi dietro il paravento dell’intervento sociale.

 

Vi abbiamo scritto perché pensiamo che voi, abitanti di Casale Nei, dobbiate essere i primi a conoscere questa storia che è poi la storia dell’unico intervento pubblico previsto in questa zona in un mare di palazzi privati. Un intervento pubblico finto, purtroppo.

 

Se questa storia vi indigna vi chiediamo di aiutarci a farla conoscere e ad impedire che chi truffa la gente e il denaro pubblico riesca a farla franca e ad averla vinta.

Vi invitiamo quindi a partecipare all’INCONTRO PUBBLICO che si terrà il 22 NOVEMBRE per discutere insieme sull’utilizzo di questa struttura e sul futuro di questo territorio preso d’assalto da un’enorme quantità di cemento.

                                               Le famiglie e i giovani precari di via Volontè