VELTRONI DA' I NUMERI

Firmato a Roma il protocollo sulla casa

Roma -

Il protocollo firmato oggi dal Comune, dall’ACER e dalla Lega Coop. definisce il piano destinato all’emergenza abitativa cittadina.

Tra i tanti numeri dati, emergono poche certezze e per niente rassicuranti.

 

Prima tra tutte la prosecuzione della dismissione del già esiguo patrimonio pubblico: ci chiediamo quante case popolari si dovranno vendere per “autogenerare”, come dice il Sindaco, i soldi necessari a sostenere parte del piano.

 

La seconda preoccupazione riguarda l’indeterminatezza del piano, che a dispetto dei numeri esibiti riuscirà a mala pena a frenare l’emergenza.

Com’è possibile esaltarsi davanti a 3.100 alloggi popolari consegnati in otto anni a fronte di un’emergenza abitativa che solo a Roma riguarda 50.000 famiglie (di cui oltre 3000 già sfrattate sono collocate da anni con dieci punti in graduatoria)?

 

E’ chiaro che dopo aver consegnato la città nelle mani dei Caltagirone, dei Toti, dei Parnasi e altri, ora il Sindaco deve dare una risposta alle richieste dei piccoli costruttori e delle cooperative.

Questo piano serve a consolidare un modello di città imposto dai signori del mattone, e se poi qualche cosa arriverà anche per chi ne ha bisogno, meglio così. Usando un linguaggio caro al signore delle feste del cinema, potremmo dire: dietro le quinte niente!

 

Ci chiediamo come il Sindaco, attraverso il tanto esaltato ‘modello Roma’, possa continuare a illudersi di mantenere pacificata una città dove le uniche parti sociali di cui si tiene conto sono quelle che hanno interessi privati in gioco.

 

E’ evidente che questo piano risente delle scarse risorse in arrivo dalla finanziaria, ma è altrettanto indubbio che tralascia di indagare i possibili futuri scenari metropolitani con migliaia di famiglie costrette a fare i conti con il caro affitti, mutui insostenibili e precarietà lavorativa.

 

Roma, 20 novembre ‘07

 

 

Per l’AS.I.A.-RdB

Paolo Di Vetta: 340 1504703