Barricati nel Palazzo. Intervista a Wu Ming 4 su lotte e repressione a #Bologna

Bologna -

“Sia la politica che la classe dirigente senza risposte a questa crisi sociale”

Intervista a Wu Ming 4, del collettivo di scrittori vicini alla protesta

 

(Repubblica – Bologna, 27/05/2015)

 

di Michele Smargiassi

 

«Colpisci duro e poi corri a rinchiuderti in casa per la paura. È un’immagine emblematica». Wu Ming 4, uno degli scrittori “senza nome” del collettivo di scrittura bolognese da sempre vicino alla protesta sociale (due giorni fa il loro reading pubblico sotto i portici, in solidarietà con gli sgomberati di Eat the Rich) osserva la fotografia del cordone di polizia schierato in tenuta antisommossa davanti a Palazzo d’Accursio. E commenta: «Un luogo pubblico, il luogo pubblico per eccellenza, sbarrato e separato dalla città. Questa è la visualizzazione plastica di un’amministrazione che reprime la protesta ma la teme, di una classe dirigente che non sa risolvere la crisi sociale eppure ne ha paura e spera che le cose si risolvano da sole, con un po’ di proclami». Non è una dimostrazione di forza, «Sanno benissimo di non essere in grado di affrontare la contingenza storica. L’accusa di miseria intellettuale che rivolgono ad altri nasconde solo la loro miseria politica. Poi c’è chi si vende meglio e chi si vende peggio…».

 

R: Occupazioni, sgomberi, scontri. Cosa sta accadendo a Bologna: cresce il conflitto sociale, o cresce solo l’agitazione politica?

 

WM4: «Entrambe le cose. La crisi colpisce duro anche in una regione ricca, è inevitabile che i problemi sociali esplodano anche qui. Ma se a fronte di problemi sociali ancora ben gestibili c’è una reazione isterica e paranoica del potere costituito, le cose precipitano anche politicamente».

 

R: Non sarà invece che, proprio perché vengono agitati politicamente, i problemi sociali diventano ingestibili?

 

WM4: «Non prendiamoci in giro, i collettivi che aiutano certe lotte e certe occupazioni non sono mica marziani piovuti da chissà dove, non sono orde di barbari invasori, non inventano loro i problemi. Hai due scelte, puoi affrontare i problemi che loro ti mettono sotto gli occhi, oppure buttarla giù come fa Merola, viva gli sgomberi, viva la magistratura… Far passare i problemi reali come deliri ideologici è il rifugio degli incapaci politici, quelli che pensano che eliminando chi protesta si cancellino le cause della protesta».

 

R: Non sono due cose diverse, le proteste sociali dei senza casa e le proteste tutte politiche dei collettivi?

 

WM4: «Fare questa distinzione è da sempre una posizione di destra, infatti è l’impostazione di questa amministrazione. Due giorni fa a Barcellona ha vinto Ada Colau che è l’ex portavoce delle vittime dei mutui, una che le botte le ha prese… C’è una nuova sinistra in Europa che va da un’altra parte, e il Pd non lo capisce».

 

R: Lasciare per strada una famiglia con bambini non è la stessa cosa che lasciare senza sede un collettivo studentesco, o no?

 

WM4: «Prima le donne e i bambini? Invece gli studenti li manganelliamo? È una stupidaggine, non stiamo parlando di un maremoto, di una catastrofe naturale, è un problema sociale non avere un tetto sulla testa come uno spazio per la socialità, un problema che riguarda tutti, e il tentativo di distinguere l’una dall’altra è retorico perché poi la soluzione materiale concreta questa politica non la dà né ai primi né ai secondi, infatti le donne e i bambini in mezzo alla strada ci sono ancora».

 

R: E se, come a Milano, si scatenasse la guerra fra gli ultimi e i penultimi? Fra assegnatari di case popolari e occupanti abusivi?

 

WM4: «Ma proprio se non ti poni prima il problema di avere soluzioni, ti trovi in casa la guerra tra poveri. Si continua a parlare di cattivi maestri e di cattivi discepoli, ma è per far passare il tempo, perché in fondo l’obiettivo è questo, far passare il tempo in una tragica parodia della tolleranza zero di Rudolph Giuliani… Già Cofferati l’aveva fatto, questa dunque è la parodia della parodia, è la prova del drammatico problema di analfabetismo politico attuale».

 

R: Imbrattare le statue è una risposta politica più intelligente?

 

WM4: «Questa domanda confonde giornalisticamente le questioni di fondo con i fenomeni correlati. La verità è che quando vivi un tempo durissimo di povertà che bussa, quella che viene da fuori e quella nostra, quando hai davanti persone che ti chiedono un tetto sulla testa, una mensa popolare, o spazi di ritrovo e di socialità dove non devi pagare un biglietto a prezzi di mercato, se la risposta è sgombero tutti e manganellate, è chiaro che succede questo. Certo, spruzzare una statua non è una risposta politica costruttiva, è un gesto di stizza, ma di cosa stiamo parlando? Delle vernici o dei problemi?»

 

R: Un pezzo di Bologna intellettuale sembra chiedere meno soluzioni muscolari, più dialogo e abbassamento dei toni, penso alla petizione contro gli “obblighi di dimora” per quelli di Hobo, come lo interpreta?

 

WM4: «È grottesco l’obbligo di dimora, un provvedimento cautelare a carico di persone che devono ancora essere processate, per le quali dovrebbe valere la presunzione di innocenza, e la cui pericolosità sociale è tutta da dimostrare, visto che tutto quello che potrebbero rischiare è di aggravare la loro posizione… Molti l’hanno capito, il sindaco no, parla di “miseria intellettuale” degli occupanti, ma al momento vedo che i cosiddetti intellettuali non stanno dalla sua parte. Del resto ormai hanno da tempo disertato lui e il suo partito».