Napoli. L'ennesimo disastro: Torre Annunziata

Napoli -

Ha dell'incredibile la notizia del crollo di una palazzina a Torre Annunziata, in provincia di Napoli, che ha causato la morte di 8 persone tra cui due bambini. Nel 2017, in un epoca in cui vengono costruiti sul pianeta enormi grattacieli, il crollo di una palazzina in Italia non dovrebbe essere per nessun motivo una notizia di “cronaca ordinaria”.

Allo stesso tempo non ci sorprende. Nel nostro paese e soprattutto nel Mezzogiorno siamo di fronte a un patrimonio immobiliare completamente fatiscente. Sempre più accadono notizie di cedimenti di pezzi di intonaco dai palazzi, cavalcavia sulle autostrade che vengono giù come pezzi di burro, strade che crollano alle prime piogge ed alberi che rischiano di spezzarsi sulle nostre teste. Insomma il pericolo lo viviamo tutti i giorni sia che camminiamo per strada sia che rimaniamo sulle nostre case.

A Torre Annunziata oltre la tragedia c'è anche la beffa. Infatti sin da subito la magistratura ha aperto un indagine di “omicidio colposo”. Gli inquirenti si stanno concentrando sui lavori effettuati ai primi due piani dell'immobile effettuati in anni precedenti. Questa è una prova delle conseguenze della speculazione e dell'irresponsabilità delle istituzioni locali che continuano ad affidare i lavori di ristrutturazione di edifici residenziali a società private non del tutto affidabili, che mirano solo al proprio profitto - attraverso la perversa e truffaldina spirale dell’abbattimento dei costi di impresa - e non al benessere ed alla sicurezza dei cittadini.

Tuttavia andrebbe fatto chiarezza su chi in questi anni ha tagliato i fondi per la prevenzione. Risulta allucinante il fatto che i sonar per l'individuazione delle persone sotto le macerie siano arrivate addirittura da Roma, e quindi si sia perso molto tempo per tentare di recuperare le vite umane sotto le macerie. La Campania è una zona altamente sismica e ci chiediamo le motivazioni per cui questi importanti strumenti non siano presenti in quantità massiccia e diffusa sui nostri territori.

Da anni lo andiamo ripetendo che l'Italia affonda nel fango, con morti e danni ingentissimi sui territori devastati dalla speculazione e dall'abusivismo a causa della costante manomissione dell’habitat naturale e dell’insieme delle forme di vita ad opera di un capitalismo rapace e predatore.

Per tale motivo ci sorprendono negativamente le parole del Ministro dell'Infrastrutture, Graziano Del Rio, apparse oggi sul quotidiano on line “la Repubblica”. Il ministro dichiara che una abitazione su 6 è a rischio strutturale!

Fin qui nulla di strano per un paese che cade a pezzi. Tuttavia fa davvero sorridere, amaramente, le motivazioni scelte per argomentare questa situazione. Il Ministro, rivelando un approccio a dir poco razzista, le definisce “un problema culturale” ascrivibile alle popolazioni del Sud.

La soluzione che viene adombrata è quella dell’introduzione di un “libretto del fabbricato”, un documento che certifichi lo stato strutturale delle case e del patrimonio edilizio. Chi debba attuare questi controlli oppure chi debba mettere gli edifici in sicurezza su questo il ministro non dice nulla. Anche, perché, gli enti locali sono, da tempo, sottoposti alla scure dei tagli economici e delle politiche di austerity.

Da tempo invece ASIA-USB propone delle soluzioni concrete verso questa vera e propria emergenza sociale. La mobilitazione creatasi in questi mesi in Abruzzo nei territori colpiti dal terremoto è un esempio concreto su come sia possibile mettere in atto una mobilitazione e come sia utile la definizione di una piattaforma programmatica e rivendicativa.

Il primo obiettivo è l'immediato stop ai tagli al Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco. Si potrebbe infatti demandare ai vigili del fuoco i compiti di monitoraggio e messa in sicurezza dei territorio. Il corpo detiene il più grande raggruppamento di ingegneri che dispongono di tutte le competenze necessarie per svolgere questo compito.

Da tempo i governi nazionali attuano tagli ai Vigili del Fuco che sono costretti ad operare senza uomini e mezzi, costringendoli, all’indomani delle varie emergenze, all'unico compito di deportare i cittadini fuori dai luoghi colpiti dai disastri.

A ciò si aggiunge la scomparsa del Corpo Forestale dello Stato, effetto della Legge Madia, i cui mezzi (tra cui gli elicotteri) per il 90% sono andati ai Carabinieri, mentre il restante 10% sono stati divisi tra Polizia di Stato, Guardia di Finanza e Vigili del Fuoco.

Il secondo obiettivo è fermare la logica affaristica e speculativa delle grandi opere. Questi interventi sono un enorme costo per le finanze pubbliche e dall'altro mettono a rischio il territorio.

Chiediamo, quindi, che le enormi somme spese per le grandi opere inutili (TAV, MOSE e TAP solo per citarne alcune), ed anche quelle delle crescenti spese militari, vengano usate per attuare un grande piano di messa in sicurezza del territorio nazionale. Un piano che potrebbe rilanciare i servizi pubblici, ripristinare le infrastrutture primarie (strade, ponti, ripristino idro/geologico) e creare migliaia di posti di lavoro veramente “socialmente utili”.

I soldi da un lato, come ribadiamo da tempo, vanno recuperati dalle spese inutili e dal taglio delle spese militari; dall'altro esistono i miliardi dei Fondi Europei destinati a questi obiettivi che per la miopia del governo nazionale e delle regioni, soprattutto quelle meridionali e campane, non vengono utilizzati per tali finalità sociali e fondamentali.

La terza è l'immediata pretesa di risposta dalle istituzioni locali e regionali sulle possibili emergenze a Napoli ed in Campania. Oltre ai pochi raccomandabili “Piani di Emergenza Vesuvio” redatte dalla Regione Campania, il centro storico di Napoli, cosi come le altre aree interessate da fenomeni di attività vulcanica e di bradisismo, sono soggette di essere i probabili protagonisti di futuri disastri.

Infine chiediamo verità e giustizia per queste ultimi morti di Torre Annunziata. Cosi come i responsabili dei disastri ambientali paghino l'inquinamento da loro prodotto, anche i costruttori dei palazzi di cartone paghino per le loro nefandezze.

A fronte dell'indifferenza di chi ci governa nei confronti della popolazione e del territorio che essa abita, a fronte dell'assenza di un piano di tutela ambientale, preservazione del suolo e messa in sicurezza dell’assetto idrogeologico, a fronte dei livelli drammatici di disoccupazione che subiamo sulla nostra pelle, chiediamo il rispetto del diritto alla vita nei nostri territori.

ASIA-USB NAPOLI