CASE POPOLARI: IL CONSIGLIO REGIONALE DEL LAZIO FA UN PASSO INDIETRO

Roma -

CASE POPOLARI, GESTIONE E REGOLARIZZAZIONE DEGLI INQUILINI SENZA TITOLO: IL CONSIGLIO REGIONALE DEL LAZIO FA UN PASSO INDIETRO E RINVIA LA DISCUSSIONE A SETTEMBRE.

Come molti sanno a seguito della manifestazione del 17 maggio scorso alla Regione Lazio si sono svolti due incontri con i Capi gruppo del Consiglio regionale durante i quali, sia la maggioranza che parte dell’opposizione, si erano impegnati ad affrontare il tema della gestione delle case popolari e a votare un provvedimento di regolarizzazione degli inquilini senza titolo che fossero in possesso dei requisiti di legge per l’edilizia pubblica.

I primi giorni di agosto, durante la discussione sul collegato alla Finanziaria, è stato portato in discussione al Consiglio della Regione Lazio questo tema e sono stati presentati due emendamenti che raccoglievano sostanzialmente le proposte avanzate da Asia-Usb e dai tanti Comitati degli inquilini delle case popolari.

Tutti sapevamo che il tema era delicato e spinoso ma i motivi che hanno portato a questa richiesta sono ben noti. La privatizzazione della gestione delle case popolari (vedi Romeo Gestioni e Prelios) è stato un fallimento costato caro alle casse comunali e alla collettività. La trasformazione in Spa degli Ater una iattura: incapaci di una oculata gestione, sono solo alla ricerca di fare cassa su un patrimonio finanziato dai lavoratori (ex-Gescal) sul quale non si può speculare. I Dirigenti apicali del Patrimonio del Comune di Roma sono degli inetti, responsabili della cattiva gestione di questo importante patrimonio pubblico, impegnati solamente a fare la guerra ai poveri con i continui sgomberi e per questo incassano incentivi ai loro ingiustificati stipendi.
La politica deve trovare la soluzione a un problema di cui è responsabile: l'edilizia ERP è stata da decenni terreno di scambio e di campagne elettorali. È mancata completamente, invece, la capacità di gestione e la valorizzazione del patrimonio pubblico che impedisce il recupero di alloggi da destinare alle graduatorie, ferme da decenni: per questo sosteniamo che ora non possono farne le spese i 9000 nuclei “senza titolo”, che diventerebbero le vittime del nuovo vento “legalitario” che abbatte e non risolve, che vuole cancellare il passato e non pensa al futuro e che ancora una volta non ragiona sulla “giustizia sociale”, ma sulla piatta applicazione delle leggi, solo quando vanno a colpire i più deboli.
La stessa legge che invece viene elusa quando dovrebbe colpire i costruttori che hanno truffato lo Stato, come nel caso dei Piani di Zona.

La discussione che abbiamo portato con forza nel Consiglio Regionale, dopo la presentazione degli emendamenti, quando si è iniziato a toccare il tema delle case popolari, ha di nuovo preso la piega da campagna elettorale. Così, disattendendo gli impegni presi durante gli incontri tanto dai consiglieri della maggioranza che da quelli dell'opposizione, hanno fatto tutti un passo indietro e hanno stralciato la discussione sui temi riguardanti le case popolari rinviandola alla prossima finanziaria di ottobre-novembre.

L’Assessore alla Casa della Regione Lazio, durante l’incontro con la nostra delegazione presente in Consiglio Regionale, si è impegnato ad convocare un nuovo incontro già dalla prima settimana di settembre per elaborare un provvedimento che trovi il consenso di tutti. Abbiamo chiesto, nell'attesa, un intervento sul Prefetto e sul Comune di Roma per chiedere una sospensione di tutti gli sgomberi e degli sfratti, misura necessaria visto quanto succede nella nostra città.

L'emendamento è stato ritirato per scelte tutte interne alla politica, ma anche perché sono suonate le sirene della solita stampa che ha dato voce ad inesistenti sindacati (con a seguito di sindacatini e personaggi ambigui) complici e prigionieri di una visione che ha portato alla distruzione dell’edilizia pubblica nella nostra regione e in tutto il paese. Gli stessi che ci vogliono far credere, per nascondere la loro inutilità, che il problema del disastro della gestione dell’edilizia pubblica è colpa del ‘potere’ malavitoso acquisito dagli Spada e dai Casamonica e non di chi non ne ha fermato le infiltrazioni; ci vogliono far credere che 9000 famiglie - considerate senza titolo - sono un problema delinquenziale e non un fenomeno sociale causato dalla voluta mancata gestione delle case popolari. Sono gli stessi sindacati che si gettano nella canea contro l’edilizia pubblica e, pur di avere qualche spazio mediatico, chiedono di aumentare gli affitti del 20-25% per ripianare i buchi degli ATER causati da una cattiva gestione, da processi di privatizzazione e dal fatto assurdo che devono pagare l’IMU per le case popolari, mentre la stessa tassa non viene richiesta per le case sfitte dei costruttori e per il patrimonio della Chiesa.

Le sorti dell'Edilizia Residenziale Pubblica non possono essere abbandonate all'interesse di questo o quel gruppo politico, deve essere discussa una proposta che metta insieme la regolarizzazione delle situazioni oggi non riconosciute e la programmazione di un rilancio delle case popolari e della loro gestione.
Vorremo discutere a fondo sulle modalità di gestione del patrimonio abitativo pubblico da parte dei comuni (in particolare del Comune di Roma) e della funzione degli ATER.

Invitiamo gli inquilini delle case popolari a proseguire e sviluppare la lotta per difendere la funzione delle case popolari, per chiedere la regolarizzazione dei senza titolo e per bloccare gli sfratti.

ASIA-USB