Al via (finalmente) in Consiglio la discussione sul Piano Casa di Roma. Le opposizioni intervengono attaccando il Diritto alla Casa

Oggi è iniziato in Consiglio il dibattito che porterà all'approvazione del Piano Casa di Roma Capitale, approvato dalla Giunta a maggio scorso. Fanno scalpore le dichiarazioni di alcuni esponenti delle opposizioni, i quali attaccano Movimenti e Sindacato, disconoscendo quindi le parti sociali, ma soprattutto addossano a migliaia di occupanti per necessità le colpe delle mancate politiche abitative degli ultimi decenni.

Roma -

È cominciata oggi in Consiglio, in seguito alla pessima prova della settimana scorsa, la discussione sul Piano Casa che la Giunta Capitolina ha approvato ormai due mesi fa. Una dibattito in cui non sono mancati attacchi da parte delle opposizioni che, se da un lato riconoscono le dimensioni del problema abitativo a Roma, continuano a puntare il dito su Movimenti e Sindacato conflittuale! Ignorando, non sappiamo se volutamente o meno, il ruolo sociale e politico svolto nel corso dei decenni da chi ha animato il conflitto sociale per ottenere degli avanzamenti in termini di diritti e condizioni materiali (per tutti, non solo per gli occupanti, ma per chiunque viva sulla propria pelle l’emergenza). Un conflitto a volte duro, spesso represso con forza, ma sempre giusto ed opportuno, che produce miglioramenti per la città che soffre e non per chi detiene il potere economico e politico.

A chi oggi ha contrapposto il diritto alla casa ad un’infinita attesa in graduatoria vogliamo dare un’informazione. Gli occupanti in lista d’attesa per l’assegnazione di un alloggio sono nell’ordine delle centinaia (di nuclei) e se hanno violato la legge lo hanno fatto per estrema necessità oltre che per colpevole mancanza di politiche abitative per decenni. Contrapporli poi a chi si ammazza di sacrifici per pagare un affitto che da solo si mangia un salario medio, magari per una casa piccola e malsana, è vera mistificazione: i due soggetti stanno dalla stessa parte della barricata, lo sanno le famiglie sotto sfratto che ottengono rinvii alle esecuzioni per i picchetti solidali organizzati proprio dagli occupanti che sulla loro bandiera hanno un motto: “Stop Sfratti, Sgomberi e Pignoramenti”.

Non abbiamo mai visto un onorevole esponente di quei partiti frapporre il loro corpo fra gli sfrattati e chi quotidianamente vuole cacciarli fuori di casa, senza alcuna soluzione alternativa. Al contrario abbiamo visto i loro capi politici a fianco delle associazioni dei proprietari durante il lockdown, a chiedere che gli sfratti venissero sbloccati anche durante l’emergenza coronavirus, quando centinaia di migliaia di famiglie non hanno potuto più pagare l’affitto in seguito all’azzeramento dei loro redditi. Chi si oppone al Piano Casa, perora sfratti e sgomberi nelle case popolari, nel nome della legalità di costruttori e palazzinari è un avversario e come tale va affrontato, smontando pezzo per pezzo le sue bugie e la sua narrazione fasulla. Si vuole forse negare che le occupazioni come Porto Fluviale o Metropoliz abbiano riconsegnato alla città luoghi abbandonati dall’arroganza padronale, a volte pericolosi o nocivi per la salute pubblica (vedi l’ex-penicillina, bomba ecologica ancor prima che monumento all’abbandono ed al degrado nonostante gli sgomberi con passerelle Salviniane)?

Quelle comunità hanno restituito decoro ai luoghi e dignità ad interi quadranti oltre che rivendicato un diritto sacrosanto come quello all’abitare. Solo in seguito l’appetito della Rendita le ha messe nel mirino, agitando il fantasma della sacralità della proprietà privata, minacciando e a volte ottenendo risarcimenti cospicui. Chi risarcirà territori per decenni feriti dai loro mostri però non ci è dato saperlo. Lo stesso ovviamente vale per gli edifici pubblici, per le 55 mila case popolari (su 750.000) vuote e disseminate per tutto il paese, per le 7.500 messe in vendita dagli enti che le gestiscono e su cui ora sorgono B&B, affitta camere, subaffitti e patti di futura vendita (illegali ma non perseguiti, in quanto portatori di grandi profitti per pochi). Tutti fenomeni che questo sindacato denuncia da anni senza che nessuno muova un dito. Per cui avanti con il Piano Casa, in fretta e senza esitazioni. Anzi, venga cancellato ogni riferimento a sfratti e sgomberi come strumento di recupero di alloggi e si acquisisca quel patrimonio di cui la città ha bisogno. Ci sono più di 250.000 alloggi sfitti e inutilizzati che aspettano di essere abitati. Di chi sono? Pagano l’Imu? Sebbene beni di natura privata, rispettano la loro funzione sociale come previsto dall’articolo 42 della Costituzione? Ci piacerebbe che il dibattito sul tema Casa si allargasse e comprendesse anche questi quesiti, e non solo la trita e ritrita retorica delle occupazioni, unico atto che ad oggi ha garantito il diritto alla casa a migliaia e migliaia di famiglie.

Asia-Usb Roma