Altre finte case pubbliche? No grazie ad un'altra truffa dei P.d.Z. Bisogna calmierare i canoni e aumentare le case popolari.
Legacoop propone un piano da 5 miliardi di euro e 20 mila case a canoni quasi di mercato. I finanziamenti dovrebbero essere sia pubblici che privati, ma non si sa su quali terreni e con quali trumenti urbanistici. Nel frattempo le case vuote e non utilizzate sono centinaia di migliaia solo a Roma, città soffocata dal cemento e dalla periferia sconfinata. Un modello che già si è dimostrato fallimentare per i Piani di Zona viene riprosto come se fosse una cosa nuova, ma si tratta sempre della rendita speculativa.
Risale a poco più di un anno fa la contestazione che l’Asia-Usb, assieme al Movimento per il Diritto all’Abitare di Roma ed ai giovani di Cambiare Rotta, ha messo in atto sotto la sede di Legacoop a Roma, in occasione dell’annunciata presenza del Ministro Salvini (che poi ha dato buca) e di Landini. E tanto per cambiare, stando a quanto riportato da articoli di stampa, ci avevamo visto lungo e bene. Lega Coop infatti propone, per uscire dalla cosidetta crisi abitativa, le stesse ricette che quella crisi l’hanno determinata. E non parliamo solo di crisi abitativa, ma anche ecologica, urbanistica e di consumo di suolo. Un piano di cosiddetta Edilizia Sociale che dovrebbe “apparecchiare” un tavolo da quasi 5 miliardi di euro per 20 mila case.
Il fondo, dovrebbe avere provenienza mista, ossia pubblica e privata, modello che tanto piace ai Governi e ai Costruttori, e gli alloggi, di cui sul mercato si ha un surplus mai visto, tenendo conto dello sfitto e dell’inutilizzato esistente, si inserirebbero in non si sa bene quale piano o strumento urbanistico.
Vengono riproposti in pratica i soliti meccanismi della rendita speculativa e predatoria, pronta a divorare il mangiabile in nome di finti buoni intenti, ma attenta solo ai profitti da urlo che ne ricaverebbe. D’altronde un ottimo esempio di partnership pubblico-privata nel campo delle costruzioni e delle politiche abitative lo abbiamo già avuto e si chiama edilizia agevolata: i famosi Piani di Zona dovevano garantire il diritto all’Abitare delle fasce medie e medio-basse e invece, in totale disprezzo della norma ed in assenza di controlli, sono stati utilizzati per rimpinguare le tasche dei soliti noti, o sono finiti all’Asta per la gloria di chi specula ed a danno di povere famiglie truffate e poi sfrattate o nel circuito privato, grazie a normarelle che non hanno nemmeno tenuto conto di una sentenza della Corte di Cassazione. Uno splendido precedente di affidabilità per le cooperative insomma, un patto sociale sì, ma coi costruttori romani che hanno stravolto la funzione pubblica di un patrimonio che solo a Roma conta 240.000 alloggi (i Piani di Zona appunto). Se avessero rispettato la legge questo immenso patrimonio avrebbe svolto una funzione di calmierazione del mercato della casa.
Infine, in mancanza della volontà di realizzare quelle politiche abitative che sarebbero davvero utili al paese, come calmierare i canoni, disincentivare l’inutilizzo dell’immenso patrimonio abitativo esistente e potenziare l’edilizia pubblica sovvenzionata, si continua a promuovere modelli di realizzazione di alloggi non previsti da alcuna normativa, utili solo alla creazione di fondi di speculazione e di nuove colate di cemento. Chapeau!
Asia-Usb