Anche a Genova nasce l' ASIA - Associazione inquilini e assegnatari.
Da Il Secolo XIX del 25 ottobre 2010.
Appartamenti inutilizzati da anni a molassana, begato e al cep
Tremila aspettano casa, mille sono sfitte
Alloggi popolari vuoti nonostante liste infinite. Arte: «Pochi fondi per la manutenzione»
di francesca forleo
Genova - MILLEDUECENTO alloggi "sfitti", disseminati in tutta la Provincia di Genova - una trentina tra Cogoleto, Chiavari e l'entroterra chiavarese - su un patrimonio di circa dodicimila appartamenti. Tra questi, un centinaio di alloggi "ufficialmente" disponibili per il Comune, altri 130 circa) "da sgomberare", e altrettanti "murati" per impedire l'accesso di abusivi. Questi ultimi, particolarmente concentrati nella zona di via Maritano a Begato e in via Novella al Cep di Pra', sono chiusi per contenere il fenomeno delle occupazioni abusive, ben noto a vigili urbani e carabinieri che spesso partecipano agli sgomberi insieme agli addetti di Arte. È questa la situazione del patrimonio di Arte e Comune fotografata da un file estratto dagli archivi dell'ente per l'edilizia residenziale e pubblica. Un dato che emerge all'indomani della sentenza del Tribunale di Genova che ha assolto una genovese dal'accusa di aver occupato abusivamente una casa di Arte a Pra' («È stata spinta dallo stato di necessità», è stata in sintesi la motivazione del giudice) e dalla replica dell'assessore comunale Bruno Pastorino che ha confermato per la donna lo sfratto nei primi giorni di novembre («Non si possono fare sconti, così si favorisce la criminalità che specula sulle sciagure della gente»).
A guardare le cifre ufficiali delle famiglie in graduatoria per l'assegnazione di una casa popolare, 3.000 secondo i documenti "on line" sul sito di Arte, rilanciati anche dall'assessore Pastorino, l'impressione è che basterebbe mettere in circuito le case "sfitte" a disposizione, per dimezzare le liste d'attesa.
«Non è così semplice, e poi servono soldi», replica il management di Arte che, per prima cosa, contesta le cifre. «Come ha dichiarato proprio l'assessore Pastorino, le case a disposizione sono circa 500 e vengono assegnate ogni volta che esiste la possibilità».
E le altre? «Occorre scremare la cifra da tutte le case che fanno parte di fabbricati interi in via di recupero. Proprio recentemente abbiamo fornito alla Regione l'intera fotografia del patrimonio».
In effetti, basta studiare il documento recentemente arrivato in Regione, per vedere come la maggior parte degli alloggi risulti in manutenzione: quasi 300 appartamenti, esclusi quelli inseriti in fabbricati interamente in via di recupero (circa 200 solo in via Sertoli a Molassana, il cosiddetto quartiere Arizona). Di queste case vuote ma da riparare, sembrano poche quelle "realmente e attualmente" in via di manutenzione, moltissime quelle da periziare o già sottoposte a perizia ma non ancora pronte per ospitare nuovi inquilini.
«Ci vogliono finanziamenti», dicono ad Arte. Tra queste case, alcune sono vuote dal 2004, altre - magari provenienti da alienazioni della Asl 3 o ancora delle vecchie Usl - addirittura dalla metà degli anni Novanta. Ma, come accennato, gli alloggi vuoti da così tanto tempo, spesso fanno parte di progetti di recupero di interi fabbricati, come accade ad esempio in piazza Senarega, in salita Coccagna e in via Ravecca nel centro storico, o in salita Coronata e in salita Padre Umile a Cornigliano.
E ancora in via Sertoli a Molassana, dove è in corso uno dei recuperi più consistenti della città. «Ma - dicono i residenti - ci sono cantieri che vanno avanti da anni, e troppa gente senza casa». Proprio in via Sertoli, ci sono le case "vuote" da più anni: abitazioni "vissute" l'ultima volta nel 1995 o nel 1996. E ancora vuote. Una situazione che, di fronte all'emergenza casa, sembra paradossale.
Secondo il sindacato per il diritto alla casa Asia, delle Rdb USB, che si sta formando anche a Genova, un'idea potrebbe essere quella di assegnare le case così come sono (escluse ovviamente quelle inagibili), dando la possibilità agli inquilini di rimetterle in ordine: un modo di abbattere le liste di attesa ma anche il problema dell'abusivismo.
«Un'idea che mette i brividi - replicano ad Arte - l'ente pubblico deve essere equo, non si può fornire una casa malandata, a rischio che la manutenzione non sia corretta. Pensiamo solo al problema delle calderine: se non vengono messe a norma, chi si prende la responsabilità di un incidente?».