ASIA-USB: SOLIDARIETA' AGLI ATTIVISTI E ALLE ATTIVISTE CONDANNATE IN PRIMO GRADO A MILANO.

Mentre l'emergenza abitativa infuria, lo Stato usa ogni suo mezzo per attuare la repressione più feroce a chi tenta di opporsi, tentando di deleggitimare qualsiasi forma di dissenso o resistenza.

Milano -

All’indomani della condanna in primo grado (ove sono state comminate pene più alte di quelle richieste dall’accusa) di nove attivisti ed attiviste della Lotta per la Casa, organizzati in un comitato territoriale operante nell’area del Giambellino a Milano, Asia-Usb intende esprimere la massima solidarietà ai compagni ed alle compagne impegnate nella lotta per il riconoscimento del Diritto alla Casa. Nel farlo non possiamo esimerci dall’esprimere alcune valutazioni sia sulla vicenda specifica che sul quadro generale delle lotte sociali nel nostro paese e sulla repressione di Stato che spesso le investe.

Quello che si è verificato a Milano è uno schema che ormai si ripete, uguale a se stesso: accuse infamanti associate a parole fuorvianti come racket o associazione a delinquere. Una strategia vista qualche mese fa nel settore della logistica e che ora viene applicata al Diritto alla Casa. L’obiettivo è duplice: da un lato si mira a colpire la libertà personale di attivisti, militanti, sindacalisti e al contempo si getta fango sull’intero movimento di lotta per la casa.

 Nell'esprimere solidarietà ai compagni condannati vogliamo ribadire quanto riteniamo vergognoso e inaccettabile perseguire per associazione a delinquere persone che, per usare le parole del Pm, “non agivano per fini di lucro, ma avrebbero avuto come scopo comune (..la) giustizia sociale e la tutela del diritto alla casa, volta a creare una soluzione all'emergenza abitativa, parallela e contrapposta a quella delle istituzioni”. Insomma persone che lottano per diritti negati dalle Istituzioni che dovrebbero garantirli, in una città come Milano in cui sono migliaia le case abbandonate dalle istituzioni e tenute colpevolmente vuote, e dove l'offerta pubblica di alloggi a canone sociale risponde al massimo all'1% della domanda di alloggi a canoni commisurati al reddito.

 Una sentenza, quella di ieri, che arriva nelle stesse ore degli sgomberi di Via Bolla a Milano, Di Via Sospello a Torino, di Via Melette a Padova e che ci sprona a continuare nei picchetti, contro gli sgomberi, contro gli sfratti e contro i pignoramenti con tutti i mezzi a nostra disposizione. Se qualche assessore si compiace del cambio di rotta adottato dal nuovo governo, a noi invece sembra tiri la solita aria fetida e marcia che respiriamo da sempre grazie a quelle procure e a quelle istituzioni, locali e nazionali, che fanno solo gli interessi di palazzinari e speculatori. E' sempre bene ricordare che in Italia non si costruiscono case popolari da oltre 30 anni, i finanziamenti sono stati azzerati mentre i fondi Gescal, ancora Giacciono presso i conti correnti di CDP o utilizzati per progetti di Housing Sociale, del tutto inefficaci nel fronteggiare l'emergenza abitativa. A ciò si aggiunga la dismissione, l’abbandono al degrado e la mancata gestionedi quel poco di patrimonio pubblico esistente. In definitiva stanno estinguendo uno dei patrimoni pubblici già tra i più esigui d'Europa. Tutto questo  mentre dal 1998, anno di introduzione della Legge che ha liberalizzato i canoni n. 431, le famiglie sono state abbandonate alle grinfie del mercato libero e degli speculatori. È in questo contesto che qualcuno si è preso la briga di perseguire chi faticosamente, ogni giorno, cerca di arrivare dove lo Stato volutamente non arriva, voltandosi colpevolmente altrove.

Asia-Usb Milano