Atc Torino, dieci arresti per appalti facili

Torino -

In manette, tra gli altri, il direttore generale dell'agenzia territoriale per la casa Marco Buronzo. Gli altri arrestati sono dirigenti dell'Agenzia della casa torinese e imprenditori a loro collegati. Per la Procura esisteva un vero sistema Atc per affidare lavori a società private senza il rispetto delle procedure.

Dieci arresti per gli appalti della manutenzione della case popolari torinesi e riguardano dipendenti dell'Atc e imprenditori. E' l'operazione avviata dalla Procura di Torino nelle prime ore di questa mattina e tutt'ora in corso. In carcere sono finti Marco Buronzo, 58 anni, direttore generale dell'Agenzia territoriale per la casa di Torino e Carlo Liberati, 64 anni, che ricopre la stessa carica presso la Manet Srl una società in house di Atc. Arresti domiciliari invece epr altri otto dirigenti di Atc, Atc Project (un'altra società in house) e Manet srl: si tratta di Paolo Gallo, 36 anni, Antonietta Cavaliere, 54 anni, Luigina Carere, 60 anni, Sebastiano Ciavarella, 49 anni, Benedetto Bavaro, 41 anni, Michele Rosato, 49 anni, Antonio Gullì, 47 anni e Giovanna Mautino, 57 anni. I reati contestati sono falso ideologico in atti pubblici perchè i dieci avrebbero formato o contribuito a formare false attestazioni dell'avanzamento lavori per la manutenzione di vari edifici Atc della cintura di Torino. Sono accusate di avere dato vita ad un vero e proprio "sistema" illegale. Secondo la procura del capoluogo piemontese, che ha disposto le misure cautelari, questo "sistema" consentiva ad Atc - tramite le società in house - di affidare lavori per importi rilevanti a società private senza il rispetto delle procedure ad evidenza pubblica.
L'indagine è condotta dal pm Sara Panelli con carabinieri e guardia di finanza  che stanno conducendo un sopralluogo negli uffici dell'Atc di Torino. Secondo quanto appreso i militari sono a colloquio con il presidente dell'Atc, Elvi Rossi. Quest'ultimo, sempre secondo quanto appreso, è del tutto estraneo all'inchiesta.

 


Favori per appalti su case popolari. Il blitz a Torino, dieci arresti

Sopralluogo di carabinieri e guardia di finanza negli uffici dell'Atc. L'accusa è di avere dato vita ad un vero e proprio "sistema" illegale

25 marzo, 11:17

www.ansa.it/web/notizie/regioni/piemonte/2014/03/25/-Casa-favori-cambio-appalti-Atc-Torino-10-arresti_10281859.html


TORINO - I carabinieri stanno eseguendo una decina di misure cautelari nei confronti di dipendenti dell'Agenzia Territoriale della Casa di Torino. L'inchiesta, partita l'anno scorso, è quella sui favori ricevuti in cambio dell'assegnazione di appalti di manutenzione dei caseggiati pubblici del capoluogo piemontese. 

L'inchiesta, coordinata dal pm Sara Panelli della Procura di Torino, aveva inizialmente cinque indagati, quattro dirigenti dell'Atc e un imprenditore, ma ora si è allargata. La maggior parte degli arresti disposti dalla procura, ed eseguiti in queste ore dai carabinieri, è ai domiciliari.

Un sopralluogo di carabinieri e guardia di finanza è in corso negli uffici dell'Atc di Torino. Secondo quanto appreso i militari sono a colloquio con il presidente dell'Atc, Elvi Rossi. Quest'ultimo, sempre secondo quanto appreso, è del tutto estraneo all'inchiesta.

Le dieci persone arrestate sono accusate di avere dato vita ad un vero e proprio "sistema" illegale. Secondo la procura del capoluogo piemontese, questo "sistema" consentiva ad Atc - tramite le società in house - di affidare lavori per importi rilevanti a società private senza il rispetto delle procedure ad evidenza pubblica. Secondo l'indagine della Procura, definita dagli inquirenti "complessa e difficile per la difficoltà di reperire persone disposte a collaborare'' con l'autorità giudiziaria, la società in house dell'Atc manet non rispettava i principi in materia di affidamento di lavori pubblici. Inoltre, sempre secondo l'accusa, ai soggetti ai quali venivano assegnati i lavori subappaltati veniva richiesto di realizzare con i propri mezzi e le proprie maestranze anche la parte di lavori di competenza della società in house. In tal modo, concludono gli inquirenti, si consentiva ai vertici Manet e Atc di gestire imponenti lavori che Manet, in realtà, non era in grado di eseguire.