BASTA CASE VUOTE E GENTE PER STRADA. PRESIDIO IN MASSA SOTTO LE CASE CHIUSE DESTINATE ALL'EMERGENZA

Più di duecento persone hanno dato vita ad un presidio sotto gli alloggi vuoti a Tor Cervara a Roma. Chiedono che si acceleri sul Piano Casa del Comune di Roma e che la Regione faccia la sua parte. Si mobilitano, inoltre, a sostegno dello Sciopero Generale indetto dall'Usb per il 28 novembre e della Manifestazione a Roma del 29 da Porta San Paolo, appuntamento alle ore 14,00.

Roma -

Siamo a Roma, in via di Tor Cervara, a due passi dalla Tiburtina.
Qui, oltre 200 case da destinare all'emergenza abitativa sono vuote e inutilizzate. I lavori, in ritardo di anni sono fermi.
Roma Capitale trarrebbe molto beneficio dall'ultimazione degli alloggi e dalla loro assegnazione a chi ne ha diritto, eppure non dice nulla in proposito.
L'intervento fornisce poi un ottimo esempio di quanto la patnership col privato, che questo Governo sta promuovendo a tutti i livelli con l'appoggio di padroni e costruttori, sia del tutto orientato ai propri interessi e non ad alleggerire la sofferenza della città.
È lecito chiedersi: quando saranno pronti gli alloggi e come saranno utilizzati? Era necessario consumare altro suolo per costruire in mezzo al nulla? Qui andranno portati tutti i servizi, non era meglio riqualificare ciò che già insiste sul tessuto urbano e non è utilizzato?
In attesa che arrivino risposte convincenti decine e decine di famiglie che hanno il problema della Casa hanno deciso di picchettare gli alloggi.

Asia-Usb Roma
Movimento per il Diritto all'Abitare

Volantino sull'iniziativa di oggi 26 novembre 2025 a Tor Cervara:

BASTA CASE VUOTE

E GENTE PER STRADA: BLOCCHIAMO SFRATTI, SGOMBERI E PIGNORAMENTI!

Mentre in tutta Italia si discute di una crisi abitativa che attanaglia milioni di persone (oltre 4) alla disperata ricerca di un alloggio accessibile per vivere, lavorare, studiare, il 27,3 percento delle case sono vuote o occupate esclusivamente da persone non abitualmente dimoranti, equivalente a oltre 9,5 milioni di abitazioni. Un numero che sale ulteriormente, se si mettono nel novero anche gli immobili pubblici da recuperare o destinare a uso residenziale. Nella sola città di Roma, le abitazioni non occupate sono oltre 377mila, mentre il 7% della popolazione vive in condizioni di grave deprivazione abitativa e migliaia di persone si rivolgono a circuiti di usura per fare fronte alle spese dell'abitazione che gravano mediamente sul 60 percento del reddito familiare complessivo, come certificato anche dall'ultimo rapporto Caritas sulla povertà nella Capitale.

Per chi non riesce a fare fronte a queste spese neanche rivolgendosi agli strozzini, si apre ineluttabilmente la strada di sfratti, sgomberi e pignoramenti. A livello nazionale, solo nel 2024 le richieste di liberazione degli alloggi sono state 40.158, pari a 10 nuclei ogni mille. Il che significa che, in Italia, mediamente, almeno 60mila famiglie nel 2024 hanno avuto la visita dell’ufficiale giudiziario la prima volta. Se a queste aggiungiamo le richieste degli anni precedenti non ancora eseguite, il numero diventa più che allarmante e rivelatore di una crisi sociale sempre più profonda e brutale.

In questo quadro è difficile comprendere perché non si interviene con decisione per mettere quegli alloggi a disposizione della crisi abitativa montante, favorendo in modo deciso il recupero e scoraggiando attraverso la leva fiscale chi possiede immobili e alloggi dal lasciarli vuoti e/o metterli a rendita. Al contrario, il governo Meloni discute di come facilitare ulteriormente gli sfratti senza soluzione, di come abbassare le tasse sulla rendita e persino di condoni degli abusi edilizi commessi in zone idrogeologicamente fragili.

Il tutto con il placet dei costruttori e delle associazioni categoriali dei proprietari come Confedilizia che auspicano anche una privatizzazione delle esecuzioni oggi a carico dello Stato mentre cavalcano il dibattito pubblico sul futuro "Piano Casa", la rigenerazione urbana e la partnership pubblico-privata. Lo diciamo chiaramente: non saranno le chiacchiere nei salotti televisivi né i due spicci in finanziaria a risolvere la situazione, né possiamo attendere (come chiesto da molti sindaci progressisti) che l'Unione Europea elargisca fondi per affrontare il problema (la stessa UE, peraltro, che non ha esitato a stanziare in un batter d'occhio 800 miliardi per il programma di riarmo). Né potranno misure repressive sempre più draconiane cancellare il bisogno di casa che monta mentre migliaia di edifici sono lasciati all'inutilizzo e alla speculazione.

Alziamo la voce e chiediamo che la politica dia risposte urgenti e certe.

Chiediamo che si acceleri sul Piano Casa del Comune di Roma e che la Regione faccia la sua parte. Spingiamo ora sul Governo e torniamo a pensare che la lotta è l’unico strumento che può modificare una situazione insopportabile. Organizziamoci insieme per bloccare sfratti, sgomberi e pignoramenti.