Case e consumi, gelo sugli acquisti. Crollo del 16,9% delle compravendite e dei mutui -49,6%
26/09/2012 | Corriere |
ROMA — Il dato era atteso: la recessione in corso non poteva aver risparmiato il settore immobiliare. Ma il crollo del 16,9% delle compravendite, registrato ieri dall'Istat e relativo al primo trimestre 2012 rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, supera le aspettative. Soprattutto se si pensa che nello stesso periodo del 2011 il calo sull'anno precedente era stato solo del 2,4%. L'epicentro di questo terremoto è nel centro d'Italia dove si rileva il calo tendenziale più marcato: -21%. A fare le spese della crisi sono soprattutto i grandi centri: -17,3% per i soli immobili residenziali. Il dato delle compravendite si accompagna a quello altrettanto drammatico sui mutui, praticamente dimezzati, a livello nazionale, nel giro di un anno: -49,6%
La recessione è qui. Lo dice anche Confcommercio che per i consumi del 2012 prevede «il calo più pesante della storia della Repubblica», cioè dal 1946: -3% in termini reali. «Un calo del 3% — ha commentato a caldo il presidente del consiglio Mario Monti — non è molto rispetto alla cura intensa a cui abbiamo dovuto sottoporre l'economia italiana».
Una cura che, calcola lo studio di Cer-Ires Cgil, avrebbe determinato una compressione media del reddito disponibile dello 0,7% a causa del «salva Italia» e del 2% per gli interventi su Iva e accise. «I redditi delle famiglie hanno da tempo invertito il normale andamento crescente per entrare in fase discendente» spiega lo studio. Che prevede per il 2012 un calo complessivo del reddito del 3,2%, il doppio del 2009 e due decimi in più che nel 1992, anno di massima flessione storica.
Il problema però non è solo il Fisco, c'è anche il blocco dei rinnovi contrattuali: alla fine di agosto la quota dei dipendenti in attesa di rinnovo è del 29% nel totale dell'economia e del 7,6% nel settore privato. Per rinnovare un contratto i lavoratori attendono in media 32,1 mesi. Così l'indice delle retribuzioni contrattuali cresce solo dello 0,1% a agosto sul mese precedente e dell'1,6% rispetto a un anno prima. Di questo passo l'anno si chiuderà con un aumento medio dell'1,5 rispetto a un'inflazione che supera il 3%.
È chiaro che in queste condizioni la fiducia dei consumatori, secondo l'Istat, resta bassa, passando da 86,1 a 86,2. I giudizi sul bilancio familiare, ad esempio, peggiorano come le aspettative sulla situazione economica dell'Italia e quelli sull'opportunità di acquisto dei beni durevoli.
A essere colpite nel sistema commerciale sono soprattutto le componenti meno caratterizzate da efficienza di costo e capacità d'innovazione. Secondo lo studio della Confcommercio, nel 1°semestre del 2012 la grande distribuzione nel complesso ha registrato in termini tendenziali un modesto incremento (+0,1%), contro una flessione del 2,6% del fatturato delle imprese operanti su piccole superfici. Queste ultime manifestano una certa vitalità solo nel settore delle apparecchiature informatiche e per le telecomunicazioni, con un incremento significativo nel 2011 in quasi tutte le Regioni (+2,6%).
Mentre nei primi sei mesi dell'anno tengono un profilo di crescita più dinamico solo i discount (+1,8%) e i supermercati (+1,4%). Si salva l'e-commerce, mentre calano le vendite per corrispondenza, telefono e tv (-2,3%).
Antonella Baccaro
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