Case popolari a Torino. Incontro alla Regione: nessuna soluzione concreta!
Oggi eravamo in tanti a rivendicare il diritto all'abitare sotto gli uffici dell'Edilizia residenziale pubblica della Regione. Eravamo con gli inquilini delle case popolari, che vivono in edifici che cadono a pezzi e che a causa di questa crisi che non accenna a diminuire non riescono a sostenere il costo della casa. A loro viene chiesto di pagare un'ingiusta quota per accedere al fondo di mororsità incolpevole, anche se hanno reddito zero, e senza tenere conto della reale situazione della famiglia. Se il debito degli inquilini ATC di Torino e provincia, che ammonta complessivamente a 10 milioni, viene confrontato con il profitto di 11 milioni che quest'anno l'ATC ha messo a bilancio lucrando sulla pelle di queste famiglie, l'ingiustizia diventa lampante e ci è chiaro come l'ATC potrebbe utilizzare l'avanzo di bilancio. Inoltre, alle 2000 famiglie sotto sfratto che vivono nelle case popolari (1 famiglia su 6!) quale soluzione potrà essere data visto che proprio la casa popolare dovrebbe evitare a priori questa situazione?
Eravamo insieme alle famiglie sotto sfratto, alcune delle quasi 5000 che vivono questo dramma ogni anno a Torino. Anche in questo caso le soluzioni messe in campo sono a dir poco insufficienti: l'emergenza abitativa ha infatti criteri assurdi, che mirano più ad escludere le persone che non a fornire soluzioni, tant'è che ogni anno la domanda viene accettata solo a 200-250 famiglie sul totale di quelle sfrattate! Il fondo salvasfratti, basato sulla libera volontà del proprietario di accettare la soluzione o meno, aiuta pochissime famiglie, solo quelle che hanno una stabilità economica e comunque per un breve periodo di tempo.
In generale, le persone in attesa di casa popolare sono 14.000 circa all'anno e in continua crescita, mentre le assegnazioni si fermano a circa 400 annue. Da quest'anno, inoltre, potrebbe verificarsi un preoccupante aumento di punteggio per l'assegnazione della casa popolare, che darebbe dunque diritto ad accedervi solo alle famiglie che vivono nei dormitori, o senza servizi igienici, o addirittura in stalle. Riteniamo sia assurdo che tali situazioni si verifichino in una città come Torino, che si candida ad essere sopra a tutte "smart ed innovativa".
Erano presenti inoltre alcuni dei 1178 rifugiati che vivono negli stabili lasciati criminalmente sfitti dopo le Olimpiadi invernali del 2006, costretti ad occupare dato che dopo due mesi nei centri vengono abbandonati al loro destino senza possibilità di costruirsi una vita dignitosa nè di spostarsi all'interno dell'Unione Europea.
Con l'assessore alle politiche sociali e abitative e i suoi funzionari abbiamo avuto un lungo incontro in cui abbiamo esposto tutti i principali problemi del disagio abitativo e da cui è emersa con chiarezza l'insufficienza delle loro risposte. Oltre a vaghe promesse di fare pressioni politiche su governo,prefetture, ATC e Comuni, non si sono voluti realmente confrontare con i problemi centrali né si sono dimostrati disponibili ad offrire soluzioni strutturali e immediate.
Come AS.I.A. riteniamo quindi fondamentale continuare il percorso di lotte e rivendicazioni davanti alla Regione, al Comune e all'ATC, perchè la casa è un diritto di tutti!