Ci troviamo tutti domenica alle 15 davanti al comune di Bergamo

Bergamo -

Ci troviamo tutti domenica alle 15 davanti al comune di Bergamo con una mostra fotografica degli appartamenti riqualificati e finalmente tornati a essere abitati di via Monte Grigna 11 a Celadina.

Basta persone senza casa, basta case senza persone!

La scelta di entrare nelle case comunali sfitte di via Monte Grigna 11 a Celadina da parte delle famiglie e dei membri del neo costituito Comitato di lotta per la casa di Bergamo si colloca come la logica conseguenza di un percorso di lotta, di indagine, di campagne politiche e mediatiche portate avanti negli ultimi anni sul territorio bergamasco.
Ormai da qualche anno in tutta Italia, come conseguenza della crisi economica e di politiche abitative del passato che hanno fatto sì che questo paese risulti essere uno di quelli con la più bassa percentuale di edilizia popolare (circa il 4%), sta crescendo e diffondendosi il problema della casa: centinaia di migliaia di sfratti, pignoramenti di appartamenti, un'intera generazione di “bamboccioni” condannati a rimanere a casa dei genitori a oltranza.
Dall'esperienza del blocco degli sfratti in città e in provincia è stato possibile nel tempo venire a conoscenza in maniera concreta – non numeri, non percentuali – del cosiddetto mondo del disagio abitativo; è stato possibile connettere tra loro le singole e quotidiane esperienze di vita e di lotta portate avanti dalle persone, facendo incontrare culture, lingue, idee diverse; si è creata una rete solidale fra coloro i quali il problema della casa lo stavano vivendo in prima persona, rete estesa anche a tutte quelle persone, pur non sotto sfratto, che in questi anni hanno donato parte del loro tempo a questa lotta.
L'attività portata avanti dai sindacati che lottano per il diritto alla casa si è scontrata con l'incapacità e la mancanza di volontà da parte delle istituzioni – comuni, provincia, servizi sociali, regione – di far fronte in modo serio e concreto al dilagare degli sfratti per morosità incolpevole e dei pignoramenti per mutui non pagati.
Oltre a una panoramica dell'umanità che oggi sta vivendo questi problemi, attraverso l'attività di indagine portata avanti parallelamente alle lotte sono state evidenziate quali siano le dinamiche economiche che condizionano le politiche edilizie, e quindi abitative, sui nostri territori: si è capito come mantenere le case popolari sfitte sia funzionale alle logiche speculative dei privati (banche, immobiliari, imprese edili); si è visto come le città tendano a espellere quei cittadini considerati poco remunerativi, coloro i quali pagano tasse basse – precari e disoccupati – e acquistano poco.
Di fronte al bisogno concreto di migliaia di persone, di fronte a una politica che pone gli interessi del mercato davanti al benessere degli abitanti, di fronte al tentativo di scatenare una guerra fra poveri anche sul tema abitativo, di fronte alle tante promesse mancate (la ristrutturazione e messa a bando di 52 case, il blocco degli sfratti per morosità...), di fronte al tentativo di svendita del patrimonio edilizio pubblico, di fronte allo spreco di centinaia di alloggi popolari, di fronte all'atteggiamento assistenzialistico – lesivo della dignità delle persone e volto a isolare e incolpare chi sta vivendo la perdita della casa – dei servizi sociali, di fronte a tutto questo il Comitato ha scelto di incominciare a darsi delle risposte concrete autonomamente.
Stiamo recuperando un patrimonio immobiliare sprecato, abbandonato, ignorato, mettendoci il nostro lavoro, il nostro tempo, senza costare un solo euro alla comunità; stiamo mettendo a disposizione la nostra esperienza e la nostra solidarietà a tutti coloro i quali, avendo bisogno di una casa, vogliono unirsi a portare avanti questo percorso con noi; la risposta che il quartiere di Celadina sta dandoci in questi giorni – chi porta una stufa, chi del cibo, chi dei mobili, chi semplicemente ci fa un complimento o un sorriso – ci dice che stiamo andando nella direzione giusta.
Questo è solo un inizio!