Consiglio di Stato: le Casse di previdenza dei professionisti sono pubbliche

Roma -

Gli enti previdenziali privati rimangono nell'elenco Istat delle PA. Adepp pronta a interpellare la Consulta e la Corte europea

Ribaltando due sentenze del Tar Lazio favorevoli agli enti di previdenza privati, il Consiglio di Stato ha stabilito che le Casse previdenziali private dei professionisti restano nell'elenco Istat delle pubbliche amministrazioni inserite nel conto economico dello Stato.

Secondo Palazzo Spada le Casse conservano una funzione strettamente correlata all’interesse pubblico, costituendo la privatizzazione una innovazione di carattere essenzialmente organizzativo.

Nella sentenza n. 6014/2012, con la quale è stato respinto il ricorso presentato dall'Adepp contro l'inclusione degli enti previdenziali privati nell'elenco elaborato dall'Istat, i giudici del Consiglio di Stato sostengono che la privatizzazione – datata 1994 - di tali enti “ha lasciato immutato il carattere pubblicistico dell'attività istituzionale di previdenza e assistenza” svolta dalle Casse “che conservano una funzione strettamente correlata all'interesse pubblico, costituendo la privatizzazione una innovazione di carattere essenzialmente organizzativo”.

Adepp non ci sta: ricorso alla Consulta e alla Corte di Giustizia europea

“Una sentenza contraddittoria, che ci trova in totale dissenso, che si inserisce in modo non omogeneo nell’impianto normativo generale che sovraintende al sistema degli enti pensionistici privati e privatizzati”, commenta Andrea Camporese, presidente dell’Adepp (Associazione degli enti previdenziali privati).

“E’ ovvio che le sentenze vanno rispettate – aggiunge Camporese – ma è anche evidente che la battaglia giudiziaria in difesa del perimetro di autonomia non si può arrestare. Andremo in Corte Costituzionale a sostenere i nostri diritti sanciti dalle leggi di privatizzazione e percorreremo anche la via della Corte di Giustizia Europea. Da troppi anni sosteniamo la necessità di chiarire i confini della nostra responsabilità a tutela degli iscritti”.

Il presidente Adepp ricorda che “gli Enti deliberano su contributi e prestazioni, sugli investimenti, su una miriade di altri aspetti e proprio in virtù della loro ampia facoltà di determinazione vengono vigilati da innumerevoli soggetti, Ministeri del Lavoro e dell’Economia in testa. Se il carattere pubblicistico della nostra attività è indiscutibile, l’associarci alle Pubbliche Amministrazione crea una evidente contraddizione giuridica. La finalità statistica dell’elenco Istat non è mai stata in discussione, mentre è sempre più evidente l’utilizzo improprio fatto dal legislatore nel richiamare l’elenco con finalità diverse ed estranee”.

Applicazione delle norme sui risparmi

Un primo effetto immediato della sentenza del Consiglio di Stato è l'applicazione alle Casse dei professionisti delle regole della spending review (legge n. 135/2012): nel 2013 la percentuale di risparmi da garantire aumenterà al 10%.

“Applicarci la revisione della spesa pubblica, incidere nei contratti privatistici sottoscritti con le organizzazioni sindacali, prevedendo di versare allo Stato il risultato del risparmio, rischia – afferma Camporese - di essere inefficace nelle quantità e controproducente nella gestione dei servizi, mentre noi restiamo dei grandi contributori dello Stato, attraverso livelli di tassazione unici in Europa, senza nulla chiedere in cambio. Il nodo della privatizzazione va sciolto – conclude il presidente dell'Adepp – attraverso una norma di sistema, finalmente liberale, che ponga fine ad una diatriba contraria al bene comune. La sofferenze dei giovani professionisti, le difficoltà di oltre due milioni di persone che generano quote importanti del Pil in assenza di qualsiasi ammortizzatore sociale, non possono essere superate soltanto da un atto giudiziario”.

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Venerdì 30 Novembre 2012 15:34


Previdenza, stangata sugli enti privatizzati: devono versare i risparmi allo Stato

di Matteo Prioschi con un'analisi di Maria Carla De Cesari

Le Casse di previdenza dei professionisti restano nel l'elenco Istat delle amministrazioni pubbliche inserite nel conto economico consolidato dello Stato. Così ha deciso la sesta sezione del Consiglio di Stato con la sentenza 6014 depositata mercoledì, che ha ribaltato le decisioni del Tar del Lazio confermando la legittimità dell'inserimento nell'elenco anche della società Coni Servizi e le Autorità amministrative indipendenti.

Secondo il Consiglio di Stato, la privatizzazione degli enti avvenuta nel 1994 «ha lasciato immutato il carattere pubblicistico dell'attività istituzionale di previdenza ed assistenza svolta» dalle casse «che conservano una funzione strettamente correlata all'interesse pubblico, costituendo la privatizzazione una innovazione di carattere essenzialmente organizzativo». I giudici arrivano a tale conclusione osservando che gli enti previdenziali mantengono l'obbligatorietà dell'iscrizione e della contribuzione; la natura di pubblico servizio, il potere di ingerenza e di vigilanza ministeriale, nonché il controllo della Corte dei conti. Inoltre «il finanziamento connesso con gli sgravi e la fiscalizzazione degli oneri sociali, insieme alla obbligatorietà della iscrizione e della contribuzione» previsti dal Dlgs 509/1994 «valgono a configurare un sistema di finanziamento pubblico, sia pure indiretto e mediato attraverso risorse comunque distolte dal cumulo di quelle destinate a fini generali».

In altre parole le casse si autofinanziano ma solo perché per legge è stato deciso che alcune categorie di lavoratori versino a loro i contributi invece che al sistema generale. L'inserimentonell'elenco Istat, contenente i soggetti chiamati a concorrere alla manovra di bilancio e a eventuali ulteriori provvedimenti di contenimento della spesa, è dunque giustificato dal fatto che sussistono controllo e finanziamento pubblico, che poi sono gli indicatori della natura pubblica delle casse. Di conseguenza i giudici di Palazzo Spada hanno accolto i ricorsi presentati dal l'Istat e dal ministero dell'Economia contro l'Adepp, l'Associazione degli enti previdenziali privati che riunisce venti casse.

La prima conseguenza pratica è connessa all'obbligo di contribuzione previsto in estate dalla spending review (legge 135/2012). Entro il 30 settembre scorso le casse avrebbero dovuto versare i risparmi derivanti dalla contrazione del 5% dei consumi intermedi. Un obbligo contestato dagli enti, tanto che circa la metà aveva deciso di non ottemperare, mentre le altre avevano versato con riserva, in attesa della sentenza del Consiglio di Stato e forti delle precedenti decisioni del Tar Lazio che avevano accolto le loro richieste di essere escluse dal l'elenco. L'onere, secondo alcune stime, per le venti casse riunite nell'Adepp (Associazione degli enti previdenziali privati) dovrebbe ammontare complessivamente a circa 6 milioni di euro per l'anno in corso, ma è destinato ad aumentare dal 2013 quando la percentuale di risparmi da garantire salirà al 10 per cento.

Per quanto riguarda Coni Servizi, invece, secondo il Consiglio di Stato l'iscrizione nel l'elenco Istat è giustificato dal forte controllo sulla società da parte di organi dello Stato, mentre l'autonomia finanziaria delle Authority in realtà si basa su contributi obbligatori che solo per semplificazione vengono loro versati per legge, ma potrebbero anche essere destinati ai ministeri.

www.ilsole24ore.com/art/norme-e-tributi/2012-11-30/casse-previdenza-sono-pubbliche-064100.shtml