Dalle parole ai fatti, ora il blocco degli sfratti!

Il video del nostro intervento durante la manifestazione sotto la sede di Confedilizia a Roma

Roma -

Di fronte alle catastrofiche proporzioni della crisi abitativa in città, la Caritas di Roma e la Diocesi promotrice del Giubileo ormai alle porte hanno invocato una moratoria degli sfratti quantomeno per il prossimo anno 2025, e l’utilizzo degli immobili vuoti e in disuso della Curia per ospitare non solo pellegrini e turisti che arriveranno in città, ma tutte quelle persone che si trovano nella condizione che ormai da decenni si definisce impropriamente come “emergenza abitativa”.

Una misura che da tempo i Movimenti e i sindacati conflittuali dell’inquilinato chiedono a gran voce nei tavoli di confronto con Comune, Prefettura e Regione Lazio a fronte di numeri sempre più drammaticamente in crescita. Stando al “Rapporto su povertà ed esclusione sociale in Italia 2024” presentato proprio da Caritas, l’85 percento delle ordinanze di sfratto in città sono determinate dalla “morosità incolpevole”. Ovvero, dalla impossibilità di pagare le spese legate alla casa a causa di determinanti educative, sociali, economiche, lavorative, sanitarie sempre più afflittive, e ulteriormente aggravate per le persone migranti. Dietro i freddi numeri di 2,000 esecuzioni di sfratto dello scorso anno (spesso performate con l’uso massiccio della forza pubblica) ci sono le storie di persone singole e famiglie intere (incluse persone minori, anziane e con disabilità) finite in mezzo alla strada, in insediamenti informali o a vivere dentro le macchine insieme alle 22mila persona già censite da ISTAT e Caritas come senza tetto, o in situazioni alloggiative estremamente precarie e di fortuna. Per alcune di esse, il solo modo di assicurarsi un tetto sopra la testa è stata l’accoglienza dentro le occupazioni abitative disseminate dentro Roma (incluso lo stabile di via Liberato Palenco, abitato da due mesi da famiglie precedentemente accampate dentro spazi pubblici e vuoti della città), spesso però stigmatizzate come luoghi degradati e abitati da soggetti socialmente pericolosi.

Una narrazione sicuramente fomentata dal Governo Meloni e dai suoi accoliti (basta guardare alle norme contenute nel DDL Sicurezza in corso di discussione nelle aule del Senato), ma anche dai media che danno fiato alle dichiarazioni di chi organizza in maniera corporativa gli interessi di quei proprietari per cui possedere un bene significa solo ed esclusivamente poterne disporre come credono, in barba a qualsiasi funzione sociale della proprietà privata (e anche a qualsiasi simulacro di legalità). Tra queste organizzazioni anche stavolta spicca Confedilizia, che, per bocca del Presidente Spaziani Testa, ha definito «sconcertante» e «liberticida» la proposta di blocco degli sfratti, e le dichiarazioni di Caritas, Curia, Rocca e Sindaco Gualtieri «demagogiche e irresponsabili», oltre che lesive dei «diritti dei proprietari» che, a loro dire «possono essere bellamente calpestati» in barba alle sentenze della magistratura.

Evidentemente, a Confedilizia e i suoi associati non bastano migliaia di sfratti ogni anno, bonus edilizi, esenzioni fiscali, garanzie al credito, sanatorie e la deregolamentazione totale dei canoni di mercato che rende ormai impossibile trovare un posto letto a meno di 600-700 euro al mese anche ai bordi del GRA (e in alloggi sotto-standard dal punto di vista abitativo). La libertà, per questa “associazione”, passa dalla possibilità di fare rendita senza alcun controllo (né tassazione) su un bisogno abitativo primario come quello della casa, e di disporre delle vite delle persone inquiline come pacchi di cui potersi sbarazzare liberamente quando si trova qualche opzione più redditizia (in primis contratti “transitori” e alloggi brevi a finalità turistica), lasciando che sia il pubblico, se ne ha voglia e possibilità, a gestirne le conseguenze. Insomma, la consueta logica dei profitti privati con le risorse pubbliche che caratterizza buona parte della imprenditoria italiana, grande o piccola che sia.

Alla arroganza, demagogia e irresponsabilità di queste corporazioni replichiamo che l’unica azione di buon senso possibile passa per il blocco immediato degli sfratti, che tutta Roma Capitale avrebbe dovuto azionare “ieri” avocando i poteri di Commissario Straordinario per il Giubileo che il Sindaco Gualtieri non ha peraltro esitato ad utilizzare per imporre opere a suo giudizio strategiche (come, ad esempio, il termovalorizzatore di Santa Palomba). Mentre per noi, e le decine di migliaia di persone in sofferenza abitativa più o meno grave dentro questa città, le sole infrastrutture strategiche e necessarie dentro Roma (e non solo) sono casa, salute e un ambiente degno e salubre in cui vivere.

Bisogna passare dalle parole ai fatti, subito il blocco degli sfratti!  

Movimento per il Diritto all'Abitare Roma

Asia-Usb Roma