Difendere la casa popolare è difendere il welfare!
Comincia col piede giusto la stagione di mobilitazione di Asia sul tema dell’Edilizia Residenziale Pubblica, con un’assemblea, tenuta il 3 ottobre in sede sindacale, ancora contenuta nei numeri (complice anche una delle prime giornate di vero autunno bolognese) ma importante nel significato: in tempi di crisi economica, emergenza abitativa e privatizzazioni in ogni settore del cosiddetto “welfare state” difendere l’importanza di alloggi pubblici e che garantiscono un canone accessibile è un dovere.
Questo tipo di alloggio, infatti, è sotto attacco ormai da anni. Fin dal 1984, gradualmente, lo stato ha abbandonato il terreno dell’edilizia economica e popolare, continuando semmai a intraprendere progetti di edilizia convenzionata o agevolata. Parallelamente ha cominciato a svendere tale patrimonio, permettendo a privati di mettere le mani su un ulteriore pezzo di mercato e fonte di speculazione, e privando sempre più persone di uno strumento vitale per mantenere una vita degna anche in condizioni di ristrettezza economica. Oggi questo fenomeno conosce uno dei suoi apici, e in mezzo ai tanti processi di privatizzazione di fondamentali servizi pubblici alla persona (scuola, sanità, trasporti…) il governo nazionale del PD da’ mandato a Regioni e Comuni di mettere all’asta ancora più alloggi di edilizia popolare.
Invece di ampliare, dunque, un servizio indispensabile, questo governo si rende colpevole anche in questo ennesimo modo delle migliaia di persone che attendono anni in graduatoria poche centinaia di assegnazioni all’anno, come unica soluzione all’impossibilità di competere con gli affitti altissimi del mercato privato. Per questo, all’interno della vasta e massiccia campagna in difesa del welfare lanciata da USB, a Bologna e in Emilia Romagna ASIA non intende più lasciare impunite queste svendite di patrimonio pubblico, il cui uso deve essere garantito esclusivamente alla popolazione.
E non assisteremo passivi neanche all’approvazione e alla messa in atto della nuova legge con cui la Regione intende amministrare le poche case popolari rimaste. Questa riforma parla di alzare i canoni, rendendoli meno fedeli alla situazione economica degli assegnatari, e abbassare drasticamente il limite di reddito annuo entro il quale è possibile permanere nell’alloggio, facendo sì che di fatto l’inquilino perda il titolo nel momento in cui innalzi anche di poco il proprio reddito. Con questa soluzione, detta “turn over”, la giunta regionale immagina di poter meglio amministrare il ristretto numero di alloggi a fronte delle migliaia di domande. Rendendoli, di fatto, alloggi temporanei. Inoltre la riforma impone che si possa fare domanda solo dopo tre anni di residenza o lavoro stabile in regione, penalizzando grandemente tanto i migranti quanto i lavoratori precari o in mobilità da una regione all’altra, che in Emilia-Romagna non sono certo pochi.
Per questo, è stata molto positiva la presenza all’assemblea di alcuni attivisti dello sportello per l’abitare di Imola, che hanno arricchito il dibattito con spunti e osservazioni. Questo rimarca l’obiettivo di tessere e fortificare le relazioni tra realtà che in regione lottano per il diritto alla casa, visto che in materia di edilizia popolare tali sono i confini del campo di battaglia.
Oltre a questi, e naturalmente agli inquilini assegnatari che hanno animato la discussione con una dettagliata panoramica sulle problematiche quotidiane legate alla gestione Acer e con la sorpresa di chi sarebbe un diretto interessato ma non ha avuto nessuna informazione in merito alla riforma, erano presenti alcuni degli abitanti delle occupazioni abitative, non meno interessati alla questione.
Questo ci ricorda sempre che anche se tante sono le forme, la lotta per la casa è una sola e con un solo obiettivo: il diritto alla casa per tutti!
ASIA-USB Bologna