Diritto alla casa, si muoverà la politica o arriverà l'Onu?
Di Massimiliano Sfregola 7 luglio 2014
Giornalista
Anche negli Stati Uniti e nel Regno Unito, oltre che in Italia, la carenza di alloggi a prezzo contenuto e la presenza di provvedimenti al limite della violazione dei diritti umani, sono diventate una scure sulle fasce più deboli della popolazioni. E ormai, ad accertarle e denunciarle, pare siano rimaste solo le organizzazioni internazionali e le Ong: “Staccare la fornitura d’acqua a famiglie in arretrato con i pagamenti è una violazione del diritto all’acqua e di altri diritti umani” a dirlo sono esperti dell’Alto commissariato ONU per i diritti umani commentando l’ondata di distacchi delle utenze che sta colpendo Detroit, ad un anno esatto dalla clamorosa bancarotta che ha messo in ginocchio le fasce più deboli della città preferita da Sergio Marchionne. Al ritmo di 3000 distacchi a settimana si giungerà in pochi mesi a 30000 famiglie private dell’accesso all’acqua. Il motivo di questa ondata di morosità sono i costi elevati della fornitura idrica e lo spaventoso tasso di disoccupazione del principale centro del Michigan. “Solo nel caso l’inquilino sia nelle condizioni economiche di poter pagare è legittima il distacco della fornitura idrica” prosegue il rapporto a firma di Lehilani Fahra, esperta di questioni abitative per l’Agenzia ONU. “In base al diritto internazionale umanitario, è obbligo degli stati mettere in atto misure urgenti, inclusa assistenza economica, per assicurare che l’accesso all’acqua sia garantito.”
Solo pochi mesi fa, l’Alto Commissariato per i Diritti Umani aveva denunciato come l’interesse (quasi esclusivo) del governo Cameron per il mercato immobiliare, avesse peggiorato in maniera sostanziale la condizione dei bassi redditi, soprattutto a partire dalla contestatissima “bedroom tax” introdotta nel 2012; nonostante il Regno Unito possa comunque contare su un sistema di welfare, malandato ma presente, le Nazioni Unite hanno duramente criticato le politiche abitative del paese degli ultimi anni.
Se lo scrutinio della commisione ONU, per riaffermare il dovere degli Stati di occuparsi attivamente delle situazioni di marginalità, è stato cosi pesante nei casi di Stati Uniti ed Inghilterra, cosa direbbe se inviasse propri funzionari a stilare un rapporto sull’ Italia? Il Piano Casa di Renzi e Lupi, con il distacco delle utenze e l’impossibilità della registrazione della residenza presso uno stabile occupato è stata la dichiarazione di guerra del governo ai poveri; con ancora forte l’eco dell’irritante “delinquenti” (quanto sono brutte le etichette-slogan) che Maurizio Lupi aveva tuonato all’indirizzo di chi occupa una casa, una misura con cui si cancella dall’ordinamento lo stato di necessità (e dai radar delle istituzioni, e delle statistiche ufficiali, le condizioni di marginalità).
Ora che l’art.5 ha iniziato a dare i frutti avvelenati con il rifiuto delle amministrazioni di registrare le residenze e la prospettiva, come riportato dal quotidiano romano il Tempo, di una prossima maxi ondata di sgomberi, la domanda spontanea è: come affrontare la situazione? Fino ad oggi abbiamo visto solo arresti, processi e manganelli contro gli occupanti. Ed un art.5 che sanziona l’emergenza e non l’occupazione che era già reato. Ora per le famiglie senza un tetto sulla testa, “delinquenti” per Lupi e “parassiti” per il quotidiano romano, non resta che il marciapiede senza che uno straccio di soluzione alternativa, di palliativo, di aggiustamento temporaneo o qualunque altra misura che vada alla voce “politica”, sia stata abbozzata. Forse, oltre a Regno Unito e Stati Uniti, sarebbe ora che l’Alto Commissariato per i Diritti Umani dell’ONU venisse a fare visita anche in Italia.