Dismissione Mon Amour: il fallimento certificato di un modello gestionale
A dispetto dei benefici sbandierati in fase di promozione, i piani di dismissione delle case popolari portati avanti dall'Ater di Roma non hanno né risanato il bilancio né garantito un miglioramento della gestione degli alloggi. Hanno però avuto l'effetto di appesantire la tensione abitativa di Roma.
Quanto apprendiamo dalla stampa relativamente alla situazione di via di Donna Olimpia, ossia il contenzioso fra condominio privato, Ater ed inquilini proprietari sulla gestione degli stabili, conferma quanto affermiamo da sempre, la dismissione dell’Edilizia Pubblica non porta nessun vantaggio. Nessun beneficio infatti ne hanno ricavato:
- Gli inquilini, sia quelli pubblici che i privati, stritolati fra i contenziosi dell’ente gestore e proprietario della maggior quota di alloggi, vittime della mancata manutenzione, della pessima gestione, di presunti imbrogli e, dulcis in fundo, al gelo dal mese di novembre.
- L’Ente che ha ceduto le case, il quale si ritrova con un buco di bilancio sempre più grande. La ricetta per tapparlo è sempre la medesima: vendere, vendere, vendere. Tre volte, come i tre piani vendita in corso, quello ai sensi della L. 80/2014, quello degli alloggi cosiddetti di pregio ed infine quelli direttamente battuti all’asta (tra i quali sovente sono presenti alloggi siti proprio a Donna Olimpia).
- La collettività, che si ritrova con diverse migliaia di alloggi in meno per alleggerire l’altissima tensione abitativa romana (15.000 famiglie attendono un’assegnazione in graduatoria), con ulteriori carichi sui tribunali per i numerosi contenziosi che scaturiscono dal modello gestionale misto e col riutilizzo improprio del patrimonio dismesso (B&B, seconde vendite delle case a prezzi di mercato, locazioni brevi).
La tanto supposta maggior efficienza della gestione privata dunque si è rivelata una truffa così come la diminuzione di patrimonio non ha né risolto i problemi di bilancio né migliorato la gestione del patrimonio rimasto in mano all’Ater. Ha avuto persino un effetto negativo per i bilanci delle famiglie che le case non le hanno acquistate ma che si sono viste, una volta costituitisi i condomini privati, spese accessorie aumentate che vanificano così gli importi contenuti dei canoni. Nessuna pietà su questo verso dalla Regione Lazio che come ultima uscita sul tema dell’edilizia residenziale pubblica ha proposto l’aumento degli affitti e l’accelerazione delle esecuzioni degli sgomberi, nel nome di una legalità che nulla ha a che vedere con la Giustizia Sociale, vista l’assoluta assenza di politiche abitative utili a migliorare le condizioni di chi vive negli alloggi o a incrementare il patrimonio disponibile per le assegnazioni. Ad oggi infatti l’onere di affrontare le molteplici situazioni romane è a totale carico del Comune, che in questo senso ha il merito di aver deliberato un Piano Casa ben finanziato, che però adesso bisogna attuare in fretta rispettando il cronoprogramma stabilito.
Asia-Usb esprime solidarietà agli abitanti di Donna Olimpia, dimenticati dall’amministrazione regionale e vessati dall’ente, augurandosi che presto vengano riparate le caldaie e si configuri una regolare ed efficiente gestione del complesso abitativo. Ribadimmo infine la nostra avversione alla condotta fin qui espressa dall’Ente. Una miscela fatta di sfratti, procedimenti economici nei confronti di chi ha avuto difficoltà nel pagare l’affitto e gli oneri nel periodo pandemico, gestione amministrativa nettamente in calo e manutenzioni ordinarie e straordinarie quasi nulle.
Asia-Usb Roma