DISTRUGGERE UNA SPERANZA, NEL MESE DI AGOSTO

Intervento di Simonetta Salacone già dirigente scolastica della scuola “Iqbal Masih”

Roma -

E così, il prossimo anno scolastico, Florentina, Nicu, Elena non potranno più frequentare la scuola, quella che li ha accolti appena sono  arrivati a Centocelle, che ha vissuto con loro il trauma della distruzione dell’insediamento abusivo in via dell’Aereoporto,  che  ne ha accompagnato la successiva sistemazione nello spazio di Metropoliz.

Tanti docenti e genitori della scuola “Iqbal Masih”  hanno seguito,  in questi tre anni   gli sforzi del  piccolo gruppo di rom rumeni  per rendere accessibile la  vecchia struttura produttiva sulla via Prenestina,  abbandonata da anni, dove i rom hanno costruito non baracche, ma veri piccoli moduli abitativi in mattoni e, con l’aiuto di volontari,  hanno  organizzato una ordinata vita di comunità.

Abbiamo apprezzato l’attenzione  con cui i genitori hanno continuato ad accompagnare i loro figli in una scuola non più vicinissima, ma che sentivano come la “loro” scuola, senza mai approfittare della distanza per giustificare assenze o ritardi.

I bambini sono stati sempre presenti (una frequenza mai vista fra i rom!) , accompagnati con mezzi pubblici dalle mamme o in bicicletta dai papà (troppo poveri per avere un’automobile).

I genitori, molto dignitosi e partecipativi, sono stati anche  presenti   a tutte le iniziative extrascolastiche organizzate dalla scuola.

Lo stesso rispetto  e la stessa gioia con la quale bambini e mamme si sono sentiti in questi anni parte integrante della comunità scolastica della “Iqbal Masih” questa comunità lo ha dimostrato quando ha organizzato presso Metropoliz feste per inaugurare la “bonifica” degli spazi e farsi conoscere dagli altri genitori della scuola .

Ho partecipato direttamente con tanti genitori e docenti e ho constatato quanto aver  potuto esercitare  una esperienza di autonomia, con il contributo di Associazioni come “Popica”,  abbia contribuito a far crescere  nella piccola comunità  l’autostima e la voglia di migliorare la propria situazione sia lavorativa che culturale, cosa  non facile da realizzare in una situazione di povertà e marginalità.

Siamo andati, come invitati, a Metropoliz e  abbiamo  visto spazi squallidi e privi di servizi , per quanto possibile, bonificati e riempiti delle voci e dei giochi dei bambini   diventare  spazi di vita sempre meno provvisori.

Lo sgombero del giorno 16 agosto, per quanto atteso,  e la distruzione di tutti i moduli abitativi  innalzati  con perizia e  competenza dai papà muratori,  colpisce perché distrugge una speranza, senza costruire una possibilità di riscatto che non sia il solito ricorso all’assistenza: ipocrita, costosa, umiliante!.

Ai rom e non solo a loro, a tutti coloro che hanno scelto di vivere nelle nostre città e che hanno diritto all’abitare( perché se si nasce si ha comunque diritto a soddisfare i bisogni più elementari) non è più tempo di fornire soluzioni assistenziali  provvisorie, emarginanti, costose per la collettività più di sistemazioni stabili, che richiedano, come è giusto, impegno e compartecipazione delle persone interessate.

Non si deve “regalare” niente.

Si deve sostenere la capacità di ogni famiglia di autogestirsi, di mantenersi onestamente,  sia pure con attività precarie e di nicchia ( i giovani di  questa comunità rom  sono per lo più manovali o si  occupano di  riciclare  materiali dimessi).

E’ veramente grave che la nostra società non  solo mortifichi coloro che tentano di  sopravvivere lavorando, ma colpisca i volontari che perseguono questa strada giusta e corretta di sostegno all’autonomia , come è avvenuto con la denuncia all’autorità giudiziaria  dei volontari dell’associazione “Popica”.

Come cittadina romana, come dirigente scolastica, come esperta di politiche educative esprimo la mia indignazione e  promuoverò, per quanto mi sarà possibile, il dissenso verso una  modalità brutale e inefficace  come quella scelta dal comune di Roma, di affrontare  il problema della casa e del lavoro nelle nostre opulente, ma  sempre più ingiuste società.

 

Simonetta Salacone

già dirigente scolastica della scuola “Iqbal Masih”-

Responsabile nazionale Scuola di SEL