Questa mattina siamo state insieme a Rita ad aspettare l'arrivo dell'ufficiale giudiziario.
Eravamo tante e tanti perché abbiamo voluto dare un segnale importante di solidarietà contro un modello di società sempre più individualista.
Tra di noi ad un certo punto è arrivata un'altra donna che nei giorni scorsi ci aveva contattato perché anch’essa vittima di violenza domestica ed è voluta venire a dare solidarietà a Rita.
Ci ha raccontato della violenza subita da lei e dalle figlie e di come ad oggi si senta abbandonata dalle istituzioni tanto che è sotto sfratto e il 4 marzo avrà anch’essa l’accesso dell’ufficiale giudiziario.
E’stato un momento di condivisione di tragedie ma anche di unione e di vicinanza a drammi che spesso sono aggravati proprio dalla solitudine che molte donne vivono.
E poi, ad un certo punto, è arrivata la telefonata di un’altra donna che ci chiedeva aiuto per una donna con 4 minori, anch'essa vittima di violenza, sfrattata e senza soluzione.
E’questa la drammatica quotidianità della nostra città e del nostro paese che non riesce, in una condizione ormai certificata, a dare soluzioni nemmeno a condizioni così estreme.
Nei prossimi giorni ad Anna, vittima di violenza che dopo un anno è ancora per strada, si potrebbero aggiungere Rita, Stefania e le tante altre donne che non hanno voce.
Tutte hanno in comune la perdita della casa.
Un paradosso, in una società che parla di sostegno alle donne vittime di violenza e poi le butta per strada senza soluzioni.
Un’ipocrisia non più tollerabile.
La violenza che si subisce genera anche perdita di lavoro e quindi dell’abitazione.
Ribadiamolo, il comune di Roma deve applicare le quote di riserva per l’assegnazione a determinate categorie come le donne vittime di violenza.
Non è più rinviabile l’assunzione di responsabilità che spetta all’amministrazione comunale nella tutela di situazioni così drammatiche.
Per quello che ci riguarda, come Asia- Usb, non staremo ferme!

Asia-Usb Roma