Emergenza abitativa a Brescia. Casa e crisi, quando le occupazioni diventano stabili

Brescia -

Occupazioni permanenti, risposte all’emergenza abitativa arrivate dal basso. Semplicemente prendendo alloggi vuoti e aprendoli a chi una casa non ce l’ha. Non possono essere soluzioni a lungo termine, ma è evidente che le istituzioni, a partire dalla Loggia e a prescindere dal colore politico, preferiscono tollerare la situazione piuttosto che sgomberare gli stabili occupati e riportare gli inquilini sulla strada. Italiani, stranieri, famiglie, persone note ai servizi sociali e persone sprofondate di recente nella crisi.

 

Parliamo, andando in ordine cronologico, dell’ex bar/hotel Fornaci in via Corsica, delle casette degli operai in via Gatti, di un palazzo in via Marsala e dell’ex casa di riposo Arvedi, in via Mantova. 

 

Tutto era iniziato con l’ex hotel Sirio e l’ex Poliambulanza, tra la fine del 2012 e l’inizio del 2013, poi sgomberati. Poi, nel febbraio 2013, gli antagonisti, riuniti nelle associazioni per il diritto alla casa, si presero l’ex bar Fornaci di via Corsica. Si tratta di un immobile sequestrato alla criminalità, il Comune avrebbe dovuto avviare un progetto di recupero in realtà mai partito. E così oggi ci vivono una quarantina di persone. Così come sono 48 gli inquilini, per lo più italiani, delle casette di via Gatti: erano usate dagli operai del cantiere Metrobus, dall’aprile 2013 sono diventati alloggi autogestiti. Non è sempre facile mantenere l'equilibrio in queste convivenze, ma l'esperimento prosegue.

 

Sono circa quaranta anche i profughi, soprattutto di origine nordafricana, che dal novembre 2013 hanno occupato un edificio abbandonato in via Marsala 40, all'incrocio con contrada del Carmine. 

 

Infine, una quindicina di senza tetto vive da lunedì scorso anche l'ex casa di riposo Arvedi, in via Mantova 99. L’edificio dovrebbe essere venduto, la proprietà è nelle mani del Comune. In questo caso sembra che voglia trovare una soluzione per gli occupanti, che di solito dormono in strada o in stazione, prima di liberarlo per la vendita. Uno sgombero non sarebbe dunque nell’ordine delle cose, almeno a breve, ed ora la mappa dell’emergenza abitativa ha un tassello in più. Resta da capire quanto sia temporaneo: anche le altre occupazioni, col passare dei mesi, sono diventate stabili. In assenza di soluzioni alternative, intervenire con la forza è davvero difficile. E non risolve il problema.

 

Emanuele Galesi

e.galesi@giornaledibrescia.it