Emergenza abitativa, all'ex Hotel Concorde hanno trovato rifugio un centinaio di persone.
Anche a Firenze, con migliaia di famiglie in attesa di una casa popolare, con canoni di affitto nel mercato privato che spesso superano le entrate di una famiglia colpita da disoccupazione, licenziamenti e precarietà molti sono stati costretti, per sopravvivere, a trovare un tetto e un riparo nelle occupazioni. Occupazioni che, è bene ricordarlo, riguardano nel 90% dei casi edifici abbandonati da anni, di proprietà di immobiliari o di gruppi finanziari che li tengono vuoti in attesa di una buona occasione di speculazione. E’ appunto il caso dell’ex Hotel Concorde, in cui hanno trovato rifugio un centinaio di persone, fra cui 30 minori (10 bambini piccoli) e due donne in stato di gravidanza. Di fronte a queste drammatiche situazioni le istituzioni non trovano di meglio da fare che sgomberare con la forza o, come nel caso del Concorde, staccare la luce lasciando al buio e al freddo gli occupanti. E per di più in un periodo dell’anno in cui il freddo è tra i più acuti. Denunciamo questo atteggiamento che viola i più elementari diritti umani di sopravvivenza. Un solerte magistrato ha ordinato che giovedì mattina la forza pubblica togliesse l’allacciamento, applicando l’infame legge del ministro Lupi, uno dei peggiori personaggi che questo paese abbia visto sedersi nei banchi di un governo: per le occupazioni nessun allacciamento, e nessuna residenza, condannando così migliaia di persone in difficoltà a condizioni disumane. Per lo Stato non esistono, anzi, non devono esistere, anzi, devono essere puniti. In tutto questo brilla l’assenza del Comune di Firenze, che si guarda bene da compiere qualsiasi passo per salvaguardare la salute e la vita stessa di chi si trova in condizioni disperate. Del resto negli ultimi anni il Comune di Firenze si è distinto per la sua guerra ai poveri, invece che alla povertà. Lontani gli anni di un sindaco come La Pira, spesso citato a sproposito dagli attuali amministratori: lui le case vuote le requisiva, per darle agli sfrattati.
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