EMERGENZA ABITATIVA: L'ACCORDO TRA AMMINISTRAZIONE GORI E ALER BERGAMO LASCIA MOLTI INTERROGATIVI E NESSUNA CERTEZZA
Una convenzione tra ALER Bergamo e Comune prevede che entro sei mesi (giugno-luglio 2015) venga ultimata la cessione della gestione delle case popolari (ERP) di proprietà comunale ad ALER. Il testo della convenzione purtroppo lascia aperti molti interrogativi.
Con la cessione del patrimonio immobiliare pubblico (990 unità) l’amministrazione Gori regala più di un milione di euro in due anni (al 2017) ad una società, ALER, non certo rinomata per la buona gestione dei propri immobili: in altre province lombarde, soprattutto Milano, ma anche nella stessa Bergamo dove l’azienda si è resa famosa per diversi cantieri aperti da anni e mai ultimati (197 alloggi tra via Carnovali e via Borgo Palazzo).
E proprio il testo della convenzione prevede che ALER termini la ristrutturazione (manutenzione straordinaria) di 224 immobili comunali dislocati sul territorio entro dicembre 2017. Inoltre viene espressamente previsto il rinnovo della convenzione per ulteriori 3 anni, il che raddoppierebbe perdite pubbliche e pressione fiscale sui cittadini, visto che è previsto un aumento delle imposte per “finanziare” l’intero progetto.
Quanto era necessario delegare la gestione degli alloggi pubblici ad un’azienda già famosa per ritardi nella consegna degli alloggi, che vanta oltre 300 immobili sfitti in provincia, in un momento in cui c’è assoluta necessità di interventi immediati e significativi per arginare l’emergenza abitativa che dilaga (oltre 2000 sfratti all’anno)? Visto l’aumento della pressione fiscale sui cittadini non si potevano trovare altre fonti di finanziamento per la ristrutturazione dello sfitto pubblico?
Circa una famiglia ogni 300 a Bergamo viene colpita dal dramma dello sfratto, mentre quasi 1400 sono stati i pignoramenti nel 2014 in tutta la provincia. Nella maggior parte dei casi l’impossibilità di pagare l’affitto o la rata del mutuo è data dalla perdita del lavoro nell’arco degli ultimi 7 anni (morosità incolpevole a causa della crisi). Il Comune quest’anno assegnerà circa 100 case, a fronte di oltre mille richieste nella sola area cittadina, il che significa che circa 2000 famiglie rischiano di rimanere senza casa o senza una soluzione abitativa idonea.
E’ chiaro che a fronte di una situazione di tale emergenzialità le conclusioni più razionali porterebbero a politiche pubbliche ben più serie e di diversa portata. E’ necessaria, e da mesi continuiamo a ripeterlo, una moratoria immediata che blocchi tutti gli sfratti per morosità incolpevole (richiesta che può essere emessa da Sindaco e Prefetto), a meno che si voglia vedere esplodere nei prossimi anni un’emergenza sociale incontrastabile ed in continua crescita.
Il blocco degli sfratti dev’essere accompagnato da necessarie contromisure al disagio abitativo, che possono essere molteplici, ed in particolare il recupero del patrimonio sfitto, la requisizione del privato invenduto (in Lombardia ci sono oltre 400.000 case vuote), l’acquisizione di nuovi alloggi. Il tutto senza costruire un solo metro cubo di cemento.
Le scelte del Governo Renzi prese attraverso il decreto legge 47/2014 conosciuto come “Piano Casa”, difeso a spada tratta dal sindaco Gori, vanno purtroppo in tutt’altra direzione mettendo all’asta quasi 800.000 case popolari in tutta Italia; come si comporterà il Comune di Bergamo di fronte al decreto attuativo dell’articolo 3 che prevede la svendita? Verranno messi all’asta altri alloggi pubblici, rendendo così inutile anche un minimo recupero del patrimonio sfitto?
Da parte nostra, come sempre, vigileremo affinché altro patrimonio residenziale pubblico non venga svenduto ai privati, forti della consapevolezza che il diritto alla casa viene garantito soltanto quando sono gli stessi cittadini a difenderne la titolarità.
19.3.2015 ASsociazione Inquilini e Abitanti – BERGAMO