EMERGENZA CASA: I SINDACI CHE FANNO?

Roma -

Migliaia di sfratti. Il sindaco che fa?

L’ultima volta che il sindaco Marino ha parlato di sfratti è stato il 18 luglio, in occasione della sua lettera al Presidente del Consiglio Letta, in cui chiedeva la sospensione delle esecuzioni a Roma. Le ultime iniziative dell’amministrazione capitolina in materia abitativa però non tengono conto di quello che solo quest’estate sembrava una priorità.

Dimenticati dunque i provvedimenti esecutivi di sfratto, nel periodo gennaio/dicembre 2012 ben 7.743 con almeno 20mila persone coinvolte. Il 90% per morosità. Nel 2013 la situazione è peggiorata notevolmente, tanto da spingere, il 18 maggio scorso, il Presidente del Tribunale Bresciano a chiedere un intervento legislativo di blocco anche per le cosiddette morosità incolpevoli.

Nelle altre città, sia piccole che grandi, la storia non è molto diversa. La profonda crisi economica ricade principalmente su redditi insufficienti per accedere ad un affitto o ad un mutuo. La legge 431/98 ha affossato l’edilizia popolare e il mercato ha fatto il resto, condizionando al rialzo costi di locazione e d’acquisto.

I sindaci che stanno facendo per arginare questa drammatica escalation? Stanno a guardare, aspettando che il Governo si decida ad intervenire, o provano a svolgere la loro funzione di prossimità sul serio?

I provvedimenti della nuova giunta Marino non ci convincono. Hanno il sapore dell’iniziativa mediatica e nascondono risvolti repressivi, securitari. Ci appaiono più in continuità con Alemanno e Veltroni, piuttosto che operare un cambio di passo deciso sia nell’affrontare l’emergenza che nel programmare nuove politiche abitative pubbliche di concerto con la Regione Lazio.

Chiediamo all’Anci e al suo presidente Fassino, sindaco di Torino, di svolgere una funzione dirimente sulla questione degli sfratti, convocando una “conferenza dei sindaci” con al centro il diritto alla casa e la tutela dell’inquilinato a rischio. Se chi governa la amministrazioni locali non interviene con urgenza e si concentra solo su come “far cassa” con il patrimonio pubblico da vendere, anziché difenderlo, siamo quasi certi di essere di fronte ad un orizzonte catastrofico. Vorrà dire che l’unica “rigenerazione urbana” possibile sarà quella dell’erario comunale e del controllo del territorio da mettere a valore.

In queste città gli abitanti sono esclusi dalle decisioni, che vengono prese dalle lobbies e dalle consorterie di turno. Le rivoluzioni dei Pisapia, i De Magistris, i Doria, gli Orlando, i Marino e degli altri, spariscono velocemente come sono apparse. Battete un colpo ora! Alzate la voce e fatevi sentire.

Movimenti per il diritto all’abitare

Roma, 17 settembre 2013