Emergenza casa: il prossimo potresti essere tu
La scorsa settimana sono stati posticipati due sfratti. Molti altri attendono di essere eseguiti nelle prossime settimane. Ad essere colpiti sempre più italiani, a volte con un lavoro part time, affossati dalla crisi. Dalla Rete per la Casa arriva una proposta: "disponibili a lavorare per rendere assegnabili le case popolari ancora senza agibilità"
ALESSANDRIA - Giovedì e venerdì della scorsa settimana la Rete per la Casa ha ottenuto la proroga per due sfratti ormai esecutivi, consentendo alle famiglie che abitano gli alloggi, entrambe con minori, di passare almeno ancora il periodo festivo al caldo, con un tetto sopra la testa. Una famiglia marocchina con due bambini nel primo caso, una giovane coppia italiana con una figlia nel secondo, emblema di una crisi abitativa che in città ha proporzioni dilaganti e non può essere ignorata. “Nella famiglia soccorsa venerdì - raccontano i ragazzi della Rete creata dal collettivo Alessandria in Movimento - lavora solamente la madre. Il padre è rimasto senza lavoro, e hanno una ragazzina di 9 anni. Con 800 euro al mese o poco più non si riesce letteralmente a vivere in tre pagando tutte le bollette, così le rate di affitto e riscaldamento restano indietro e nel giro di alcuni mesi arriva lo sfratto esecutivo. Bastano due bollette in arretrato per ricevere la visita dell’ufficiale giudiziario”. Dal quadro, desolante, dell’emergenza abitativa in città emerge però una situazione composita, nella quale a essere colpiti dalla crisi non sono solo gli inquilini, spesso materialmente impossibilitati a pagare, ma gli stessi padroni di casa, messi in difficoltà dalle tasse sulle seconde abitazioni e chiamati a rispondere in solido con gli affittuari di eventuali ritardi nei pagamenti delle utenze. Capita così che alcuni non accettino neppure più piccoli acconti, perché la permanenza di una famiglia morosa comporta per loro spese aggiuntive di riscaldamento, per fare l’esempio più eclatante, che se l’appartamento restasse sfitto potrebbero non avere.
“Eppure in città i cantieri per le nuove abitazioni non si fermano - raccontano i ragazzi che finora si sono opposti in maniera sempre pacifica agli sfratti, aprendo uno sportello di ascolto per le famiglie in difficoltà, che ha già ricevuto decine di visite - e si trovano letteralmente centinaia e forse migliaia di appartamenti sfitti, in molti casi lasciati a loro stessi”. Il riferimento non è solamente a realtà come quella dell’”albergo”, che pure sono presenti, con minore appariscenza, anche in altre zone della città, perfino centrali, ma seconde case di privati che preferiscono tenere chiuse invece di affittare, e, soprattutto, interi stabili di proprietà di banche, fondazioni o grandi enti privati lasciati semplicemente vuoti. “Il tempo dell’occupazione da parte nostra delle case dell’Atc è passato - spiegano dalla Rete per la Casa - anche se è un fenomeno che tuttora è presente è che ormai in molti casi si è trasformato in un vero e proprio giro criminale. Sono altri gli spazi che meritano di essere restituiti per primi alla città, simbolo di lobbies capaci di spremere il territorio nei periodi favorevoli e di dimenticarsene quando ce ne sarebbe bisogno”.
Cosa potrebbe essere fatto in concreto? “La via - suggeriscono i ragazzi di Alessandria in Movimento - potrebbe essere quella da parte del sindaco Rita Rossa di requisire alcuni alloggi per ragioni di pubblica sicurezza e sanitarie, mettendoli a disposizione di chi ne ha un bisogno estremo. Il Prefetto tace sulla situazione, ma è chiaro che la strategia non può essere semplicemente quella di voltarsi dall’altra parte, o di chiudere e sgomberare i ripari di fortuna. Così facendo si crea ulteriore allarme sociale e pericolo per le persone”.
“Date a noi la possibilità di sistemare le case dell’Atc ora vuote e non assegnate perché senza agibilità - suggeriscono gli esponenti della Rete per la Casa - come abbiamo già fatto in passato siamo pronti a sistemarle e a renderle disponibili per chi ne ha davvero bisogno. E’ insopportabile pensare a case popolari vuote, che ogni giorno si deteriorano, mentre ci sono famiglie al freddo”.
Quello che appare chiaro è che senza una soluzione sistemica e di rete la situazione, dati alla mano, non possa che peggiorare ancora. Gli sfratti sono in continuo aumento, e se prima riguardavano fasce marginali della popolazione oggi interessano famiglie che fino a poco tempo prima avevano un mutuo e progetti di vita ben diversi. La crisi del lavoro miete vittime anche in ambito abitativo, e il rischio è che questa non resti semplicemente una metafora, perché senza casa, se possibile, la disperazione si fa ancora più grande.
9/12/2013
Marco Madonia - marco.madonia@alessandrianews.it