Emilia Romagna: sempre meno case popolari, sempre più emergenza!
Non possiamo più restare a guardare mentre l’amministrazione regionale demolisce l’intero impianto delle case popolari!
Di fronte a condizioni sociali sempre più difficili per la popolazione, con salari sempre più bassi e sempre meno garantiti e i costi della vita sempre più alti, la Regione ha elaborato una modifica sostanziale del regolamento di accesso e permanenza nell’Edilizia Residenziale Pubblica.
Le case popolari, già troppo poche per tutte le richieste che ogni anno vengono registrate e che negli ultimi tempi vengono perfino messe in vendita, dovrebbero essere un aiuto economico per le fasce sociali in difficoltà, e invece saranno sempre di più un lusso o un miraggio.
Il 9 giugno infatti il consiglio regionale si riunirà per votare alcuni elementi della recente delibera della Giunta, che verrà applicata totalmente nel corso del prossimo anno, e il cui testo non fa ben sperare chi aspetta un’assegnazione così come chi l’ha già ottenuta.
Si vuole introdurre come criterio necessario a fare richiesta di casa popolare la residenza in regione da almeno tre anni, elemento fortemente voluto da Lega Nord che ha trovato il pieno appoggio e sintonia del PD (tanto per ricordare a tutti che i teatrini da talk show sono fumo negli occhi, quando c’è da difendere certi interessi la classe dirigente nazionale è schierata tutta dalla stessa parte).
Non si tratta soltanto di un criterio discriminatorio, ma anche di una vera e propria “finta”: chi migra, o chi si sposta di regione in regione per cercare un lavoro adeguato, esiste e continuerà ad esistere, e sono le politiche del nostro governo, così come degli altri paesi europei, a produrre tali fenomeni. Introdurre un criterio del genere significa semplicemente fingere che non esistano, ma non cambierà certo la situazione, non darà certo una soluzione all’emergenza abitativa che spesso caratterizza questi soggetti. Anzi, da oggi in poi non potranno più nemmeno sperare in una casa popolare.
Questo emendamento, un’aggiunta al testo originario della delibera, ha già suscitato critiche e proteste non soltanto da parte di chi, come noi, ha sempre lottato per il diritto di tutti alla casa, ma anche da parte di numerosi assessori e altre figure istituzionali di deversi comuni emiliani.
Un altro cambiamento sostanziale sarà l’utilizzo dell’ISEE come unico parametro di calcolo dei redditi al fine dell’accesso e della permanenza negli alloggi, e anche in quest’ambito le modifiche saranno radicali.
Se, infatti, fino ad oggi il limite reddituale alla permanenza in alloggio popolare è doppio rispetto a quello per l’accesso (17.154,300€), la proposta è quella di diminuire questa distanza, in modo che il limite di permanenza superi quello d’accesso da un minimo del 20% a un massimo del 60%.
Ciò vuol dire che sarà molto più probabile, non appena si riesca a risparmiare qualcosa, perdere il diritto alla casa popolare ed essere sfrattati. Questo è ciò che i nostri assessori chiamano turn-over, dicendo che l’unico modo per far vivere tanto persone in poche case è ci sia un continuo ricambio: breve tempo di permanenza e, non appena si vede un leggero miglioramento, lasciare il posto a qualcun altro. Purtroppo, possiamo ben immaginare quanto la situazione possa crollare di nuovo non appena ci si ritrova a fare i conti con un affitto a prezzi di mercato.
E sappiamo anche - lo saprebbe anche un bambino - che l’unica vera soluzione sarebbe avere più case popolari, tante quanti sono coloro che fanno richiesta, e non servirebbe neanche costruirle visto l’altissimo numero di edifici sfitti nelle città, basterebbe requisirli e convertirli ad uso abitativo. Ma questo presuppone una presa di responsabilità che le nostre amministrazioni non sembrano interessate ad assumere.
Infine, si andranno a modificare anche i canoni d’affitto, con una maggiore incidenza nel calcolo dei fattori oggettivi (valore di mercato dell’immobile) rispetto a quelli soggettivi (reddito, composizione del nucleo familiare, disabilità…), e anche questo fa pensare a un tendenziale aumento dei canoni, o quantomeno a una minore tutela delle condizioni socio-economiche degli assegnatari.
NON POSSIAMO ACCETTARE TUTTO QUESTO!
PERCIO’ INVITIAMO INQUILINI E ASSEGNATARI DELLE CASE POPOLARI, E CHIUNQUE SIA INTERESSATO:
• A PARLARNE INSIEME DOMENICA 7 GIUGNO, ORE 18.00, IN VIA IRNERIO 13/5
• A MANIFESTARE IL NOSTRO DISSENSO MARTEDI’ 9/6 IN VIALE ALDO MORO 50, SEDE DELLA REGIONE.
BLOCCHIAMO LA VOTAZIONE!!