Gli inquilini ai tempi della crisi (Mariagrazia Gerina - L'ESPRESSO on-line). Presidio al Pantheon durante la presentazione alla Camera delle mozioni sulla casa.

Roma -

 

 

 

 

 

Pubblichiamo l'articolo di Mariagrazia Gerina uscito oggi su L'Espresso on-line proprio mentre era in corso il presidio degli inquilini resistenti in piazza del Pantheon, durante la presentazione in parlamento delle mozioni sul tema degli sfratti e della gestione del patrimonio abitativo da parte degli Enti previdenzialie e dei Fondi immobiliari.

E' un contributo per far valere la verità, in vista della discussione e dell'approvazione di queste mozioni che avverrà a partire dalla prossima settimana.
Intanto questa mattina erano molti gli inquilini che si sono radunati in piazza - nonostante la pioggia - sotto il riparo del porticato del Pantheon ed hanno ascoltato la diretta dei lavori della Camera.

Al termine della presentazione delle mozioni i parlamentari del M5S (Roberta Lombardi) e di SEL (Ileana Piazzoni) sono scesi in piazza e hanno spiegato agli inquilini presenti le loro valutazioni sulla giornata di oggi e sui possibili scenari futuri.

E' chiaro che questo percorso deve essere accompagnato dalla forte presenza dell'inquilinato resistente per far si che il governo sia impegnato ad affrontare seriamente il tema della casa.

Le proposte del Ministro Lupi trapelate fino ad ora sono solo minestra riscaldata.

Comunicheremo la data di questo nuovo appuntamento chiamando fin da ora tutto l'inquilinato a partecipare.

ASIA-USB


Gli inquilini ai tempi della crisi
Contro gli Enti per tenersi la casa

Gli enti pensionistici che hanno investito in titoli a rischio adesso provano a fare cassa con il patrimonio immobiliare. E centinaia di migliaia di famiglie rischiano di essere sbattute fuori all'improvviso

di Mariagrazia Gerina

espresso.repubblica.it/attualita/2013/11/19/news/gli-inquilini-ai-tempi-della-crisi-in-lotta-contro-gli-enti-per-tenersi-la-casa-1.141508

La casa prima di tutto. Il governo Letta è impegnato in queste ore a trovare le risorse per non far pagare la seconda rata dell’Imu a chi possiede una abitazione di proprietà. Ma c’è un’altra emergenza casa di cui dovrebbe occuparsi, come gli ricordano le proteste di piazza e alcune mozioni che, presentate da Pd, SeL e M5S (a prima firma rispettivamente Morassut, Piazzoni e Lombardi) nei mesi scorsi, saranno discusse oggi nell'aula di Montecitorio (la votazione è prevista per prossima settimana).

Settantamila nuovi sfrattati solo nell’ultimo anno sono andati a ingrossare la schiera delle centinaia di migliaia di famiglie che da un giorno all’altro rischiano di essere sbattute fuori casa. Un popolo che conquista la ribalta solo quando, davanti all’ufficiale giudiziario, qualcuno minaccia di togliersi la vita.

Giovani coppie, pensionati alle prese con la ferocia del mercato degli affitti ai tempi della crisi. Ma anche migliaia di vecchi inquilini degli enti, un tempo considerati  privilegiati, e ora spazzati via dalla coda più velenosa della privatizzazione. Quella di enti previdenziali che, magari dopo aver investito in titoli a rischio, tentano ora di fare cassa con ciò che resta del loro patrimonio immobiliare. A colpi di case messe in vendita a prezzi superiori a quelli di mercato, perizie gonfiate, rincari sugli affitti - secondo la denuncia del sindacato inquilini Asia Usb - fino al 300 per cento. Molti affittuari soccombono. Altri, a settant’anni suonati, si trasformano in militanti.  Professionisti, impiegati pubblici ora in pensione, che per anni hanno goduto di una casa in affitto a prezzi contenuti e proprio ora che la crisi morde se la vedono portare via. Si sono dati anche un nome di battaglia. “Inquilini Resistenti”. Militano nel sindacato inquilini che fa capo a Usb e si sono uniti ai movimenti di lotta per la casa che volevano occupare il “red carpet” della Festa del Cinema e che lo scorso 31 ottobre hanno “assediato” Montecitorio.

«I miei figli dicono che sono una Don Chisciotte a pensare di poter sconfiggere la finanza collusa con la politica, io però non mi arrendo». Anna Chicco, 78 anni, parla come una guerrigliera. Al secolo è una insegnante elementare in pensione, ceto medio ex riflessivo, adesso solo impoverito e molto arrabbiato. Alla “lotta dura” si è convertita quando la Cassa Ragionieri (Cnpr), proprietaria dello stabile in cui vive dal 1965, in viale Somalia, a Roma, ha deciso di “valorizzare” il proprio patrimonio (1700 appartanti, 38 immobili per un valore di 550 milioni di euro), conferendolo in un fondo immobiliare gestito da Bnp Paribas, il Fondo Scoiattolo. L'ente ha potuto consolidare con questa operazione la propria sostenibilità previdenziale. Mentre Anna, allo scadere del contratto di locazione - un buon contratto, 600 euro per 80 metri quadri, che l'aveva fino a quel momento fatta sentire piuttosto fortunata – si è vista più che raddoppiare l'affitto, con il ricatto: o paghi o ti sfrattiamo. «C'era poco da scegliere, come facevo a pagare quasi 1300 euro al mese se di pensione ne prendevo meno?», racconta Anna, che però nel momento in cui si è vista recapitare lo sfratto ha deciso che non gliel'avrebbe «data vinta»: «Hanno anche tentato di dimostrare che lo stabile era pericolante per mandarci via». La difficoltà di vendere il patrimonio già valorizzato e quella di Anna a tenersi casa vanno di pari passo: «Ora hanno provato offrendoci 30 mensilità per lasciare la casa, ma io non me ne vado».

Anna non si perde una manifestazione o un'assemblea del sindacato inquilini: il 19 ottobre era tra le tende di “Occupy Porta Pia”, il 31 davanti a Montecitorio con i movimenti di lotta per la casa. «Quando ho cominciato a sentire l'odore acre dei lacrimogeni, ho temuto che potesse succedere come a Genova – racconta mutuando l'immaginario di piazza dalla generazione di Carlo Giuliani -, dopo dieci minuti è tornata la calma, per fortuna... ah ma gliel'ho detto al commissario di polizia: qua mi sembra l'otto settembre e voi forze dell'ordine dovreste stare dalla parte nostra, avete le stesse difficoltà nostre a vivere e a pagare la casa con gli stipendi che prendete». Un personaggio Anna Chicco, che a 78 anni, da ex inquilina privilegiata, si ritrova, insieme a molti altri coetanei, a combattere fianco a fianco con i migranti e i senza casa.

Uno strano connubio, frutto della crisi. E di una "valorizzazione" del patrimonio dei vecchi enti previdenziali che, tra Cassa Ragionieri, Enpaia, Enasarco, Enpam, sta mettendo in ginocchio migliaia di famiglie dell'ex ceto medio. Un disastro che ha il suo epicentro naturale a Roma, ma che coinvolge altre grandi città come Torino e rischia di accanirsi anche su un pugno di famiglie dell'Aquila, che abitano nelle palazzine di proprietà della Cassa Ragionieri, come quella in cui vive Anna a Roma. La lettera di fine locazione ancora non è arrivata, ma il timore è di fare la stessa fine degli inquilini romani: «Non ci ha sbattuto fuori il terremoto, ci vogliono sbattere fuori loro? Ma noi dove ce ne andiamo? All’Aquila ormai non si può neppure parlare di prezzi di mercato, c’è solo il Far West e la speculazione...».

«Ci siamo chiamati “Inquilini Resistenti” per darci una identità», intonano a due voci Antonio Bucciarelli, 63 anni, impiegato della Società Autostrade, e sua moglie, che, avendo lavorato per il ministero dell'Agricoltura, negli anni '80 riuscì a farsi assegnare una casa dall'Enpaia, ai confini con la borgata Fidene, sempre a Roma. Una bella fortuna. «Ma pagavamo 600 euro al mese, più il condominio e il portiere che è tutto a carico nostro: se ce lo avessero venduto dieci anni fa, con lo sconto riservato agli inquilini, avremmo fatto dei sacrifici e adesso sarebbe nostro e invece adesso il palazzo lo vogliono vendere tutto in blocco o niente».

Con dieci anni di ritardo, al posto dello sconto è arrivata la stangata sull'affitto. E, di fronte al rifiuto di pagare 400 euro in più - «con 1300 euro al mese e due figli a carico non ce la facevamo» -, lo sfratto per fine locazione. «Sa cosa vuol dire avere a casa una figlia disabile di 29 anni e un figlio di 22 ancora disoccupato e vivere con l'ufficiale giudiziario dietro la porta?», domanda Antonio, che da quasi proprietario è diventato sfrattato. «Non immagina l'umiliazione che questa situazione sta provocando in noi. Che poi non siamo eterni, vorremmo garantire un futuro a nostra figlia, per quando non ci saremo. E invece ci tolgono anche la casa, dove è cresciuta. Nel quartiere la conoscono tutti, se ci mandano via dovrà ricominciare tutto da capo. Altri inquilini hanno accettato l'aumento ma adesso sono disperati anche loro perché non ce la fanno a pagare». Ad Antonio non resta che sperare nella giustizia. Ma non si fa illusioni. Dopo aver ricusato il giudice della VI sezione del tribunale civile, contro cui il sindacato inquilini ha più volte puntato il dito, aspetta che la sua causa venga assegnata ad altri.

Il paradosso è che protagonisti di questa nuova ondata di dismissioni, condotte senza nessuna omogeneità di regole e garanzie, sono enti che compaiono ancora nell’ultimo elenco della Pubblica amministrazione stilato dall’Istat a settembre scorso.  Il Consiglio di Stato ha ribadito la loro finalità pubblica, che non è stata  cancellata dal processo di privatizzazione avviato nel 1994, ormai vent’anni fa, con il decreto 509. Il parlamento ha anche condotto, nella passata legislatura, una indagine conoscitiva puntando il dito sugli investimenti «a rischio» condotti da alcuni enti, secondo le conclusioni della indagine, per «scommessa speculativa». Risultato: pressati dalla necessità di dimostrare la loro sostenibilità finanziaria «dopo aver fatto investimenti fallimentari, gli stessi enti si sono messi a utilizzare gli inquilini come bancomat per ripianare i bilanci», attacca Angelo Fascetti, decano del sindacato inquilini Asia Usb, che ha denunciato anche intrecci poco chiari e conflitti di interesse tra i ministeri che dovrebbero vigilare e i consigli di amministrazione degli enti vigilati.

Le mozioni presentate da Pd, SeL e dai Cinquestelle chiedono che il governo faccia chiarezza definendo procedure e criteri omogenei di dismissione, a garanzia degli inquilini. E intanto che siano bloccati gli sfratti. Proposta antiquata, secondo il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi. «La verità è che all'esecutivo non gliene importa niente delle migliaia di famiglie che come noi non sanno dove sbattere la testa», si amareggiano gli "Inquilini Resistenti". Vissuti nell'Italia in cui per andare avanti dovevi cercarti un “santo in paradiso”, sono diventati vecchi in un paese che è anche peggiore. Per fortuna Anna non ha perso la sua tempra di ragazza del dopoguerra: «A vent'anni vinsi il concorso magistrale e andai a insegnare vicino Eboli, il paese di Carlo Levi. C'era solo la casa di un contadino dove poter abitare, a scuola ci andavo a piedi. Si figuri se ora mi spaventa questa crisi».

19 novembre 2013