Il cantiere degli orrori. Comune chiede danni alle vittime.

Ravenna -

La proposta era allettante: a 14 nuclei famigliari di Ravenna veniva offerta l'opportunità di realizzare la propria abitazione in "autocostruzione". Era il 2006. Con il termine autocostruzione, nel campo dell'architettura, si indicano le strategie per sostituire con operatori dilettanti le imprese che, in una struttura produttiva evoluta, si occupano normalmente della realizzazione dell’edificio per conto dei suoi futuri utenti. Tramite un bando del Comune vennero selezionati 7 nuclei italiani e 7 nuclei stranieri.Una ditta (in realtà una Ong, Alisei) con esperienza in questo campo aveva vinto un bando aggiudicandosi l'appalto, avrebbe dovuto seguire il nostro lavoro avvalendosi di un capo cantiere e di un direttore dei lavori, acquistare il materiale, scandire le fasi dell'opera e infine chiamare ditte esterne per realizzare quei lavori più complessi che avrebbero avuto bisogno di una certificazione (impianti) o che semplicemente richiedevano una precisione che solo un artigiano professionista ti poteva garantire (intonaco, pavimenti). Il compito del Comune, in accordo di un protocollo d'intesa sottoscritto, era quello di controllore.Nel luglio del 2009, dopo 2 anni e mezzo di sacrifici e fatica, e dopo avere realizzato il grezzo, il cantiere subisce un fermo, Alisei infatti si è volatilizzata. Dopo 3 anni di incontri e richieste al Comune perché si assumesse la responsabilità di terminare i lavori, in sostituzione della ditta che avrebbe dovuto controllare, e dopo puntuali quanto inammissibili rifiuti in tal senso, noi autocostruttori abbiamo occupato il cantiere, dormendo all'interno di appartamenti mai conclusi, senza infissi né pavimenti, per sensibilizzare opinione pubblica e società civile affinché il nostro disagio venisse avvertito e divenisse un peso insopportabile per l'Amministrazione comunale. Queste le immagini di quei 94 giorni:

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Purtroppo tutto ciò servì a poco o niente, il Comune dopo qualche mese ci espropriò del terreno e delle case, facendo leva sull'inadempimento di concludere i lavori entro e non oltre il 2012, contenuto nella convenzione firmata con l'amministrazione comunale. Ma a bocca asciutta rimane anche la banca, che ha messo a disposizione delle famiglie 1.245.000 € e che ora pretende i suoi soldi indietro.Banca Etica, questo l'istituto di credito, ci pignora per 1.364.323,74 €, l'udienza è stata spostata al 2015. Anche la banca, a nostro avviso, non ha fatto le cose come si deve: ha concesso il 50% del denaro ad Alisei prima ancora che cominciassero i lavori e da documenti trovati su internet sembra che la stessa sia socia in affari di Alisei. Per tutti questi motivi, il 30 dicembre 2013 presentiamo una denuncia nei confronti di Alisei Ong, Comune di Ravenna e Banca Etica, chiedendo un risarcimento danni (ore di lavoro, danni economici derivati, tempi di attesa, etc) di 1.470.000 €. Pochi giorni fa il Comune ha presentato la propria memoria difensiva all'interno della quale c'è una domanda riconvenzionale, cioè una contro richiesta di danni nei nostri confronti di 3 milioni €, come scritto in questo articolo:

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Abbiamo bisogno di aiuto perché solo mantenendo accesi i riflettori su questa vicenda possiamo avere qualche possibilità di vincere una causa di questo genere, non perché non abbiamo ragione, ma per la caratura dei soggetti che abbiamo contro.

 

Cordiali saluti.

Matteo Mattioli - vice presidente coop Mani Unite - 338/2019094