Il governo cieco dei prefetti di Roma
di Paolo Berdini
La cecità dei numerosi prefetti che governano Roma inizia a preoccupare. Le famiglie che ieri hanno tentato di occupare un edificio in via Ostiense provenivano da un altro sgombero attuato poco tempo fa. Prima cecità: chi governa la capitale non si fa evidentemente carico delle sacrosante esigenze di coloro che non hanno altra alternativa tra costruirsi una baracca di fortuna tra gli argini fluviali o tentare una disperata occupazione. Pochi mesi fa era stato Papa Francesco che aveva visitato uno dei tanti luoghi di baraccamenti di fortuna a ponte Mammolo. Anche lì lo sgombero avvenne senza alcuna pietà. Una classe dirigente degna di questo nome deve farsi carico delle esigenze di tutta la società, in particolare della parte più svantaggiata.
La seconda cecità è – se possibile- ancora più grave. Il prefetto Tronca ha il merito di aver denunciato lo scandalo delle case pubbliche assegnate con intollerabile discrezione e a prezzi di saldo. In realtà negli ultimi due anni si erano susseguite denuncie da parte di chi crede ancora che la politica sia un servizio al bene comune. Il gruppo capitolino dei 5stelle aveva più volte denunciato la gestione del patrimonio e non fu ascoltato. Il consigliere Riccardo Magi aveva denunciato lo sperpero dei soldi pubblici per tenere in vita i campi rom. Anche lui non fu ascoltato e solo lo scandalo mafia capitale scoperchiò il verminaio.
Merito dunque a Tronca di aver reso pubblica la questione degli alloggi, ma spiace dover rimarcare che sono state additate al pubblico ludibrio al pari dei galoppini della politica che intercettano immobili per loro stessi o per le loro onlus, anche famiglie di modeste condizioni sociali che hanno l’unico torto di aver abitato per decenni in alloggi che hanno contribuito a migliorare. La cultura del tutti colpevoli rischia di portare all’ennesima assoluzione dei responsabili.
C’è infine la terza cecità dei prefetti. O per meglio dire, il loro strabismo. Da anni vengono denunciati altri scandali giganteschi nel settore immobiliare. Il Comune paga da sempre cifre intollerabili alla grande proprietà immobiliare per dare assistenza abitativa a centinaia di famiglie in stato di bisogno. Negli ultimi anni paghiamo annualmente 25 milioni di euro ai vari Armellini, Bonifaci e compagnia di giro per far vivere in veri e propri ghetti le persone socialmente fragili. Il comune di Roma paga anche milioni di euro per affittare spazi per uffici.
In questo caso ai soliti noti dobbiamo aggiungere l’ente Eur che viene generosamente beneficiato dal comune di Roma e dalle sue tante aziende di scopo come Risorse per Roma. Si potrebbe utilizzare l’immenso patrimonio comunale o pubblico inutilizzato e stupisce molto il rigoroso silenzio della comitiva dei prefetti: forse il rigoroso ripristino della legalità si ferma di fronte ai santuari degli intoccabili?
E così torniamo a via Ostiense. Se non si vuole soffiare sul fuoco e svolgere un reale ruolo di governo si apra un ragionamento con il mondo dei senza volto che da anni passano da un’occupazione all’altra e da uno sgombero all’altro. Si scoprirà che ci sono persone e bambini che hanno diritto ad avere una speranza di vita come tutti gli altri. Una città abbandonata a se stessa e data in appalto alle imprese di mafia capitale ha necessità di ritrovare una speranza.
E in attesa che con le prossime elezioni venga ripristinata la democrazia, anche in questo periodo di transizione ci aspetteremmo maggiore lungimiranza: c’è un vasto patrimonio pubblico inutilizzato che potrebbe essere prezioso. In Europa lo utilizzano per i rifugiati: perché non fare lo stesso?