IL PIANO CASA A TUTTO CEMENTO CHE MINACCIA LA LIGURIA.

Il Fatto Quotidiano, 29 gennaio 2011

Autore: Sansa, Ferruccio

 

Genova -

«Firmato dall’assessore Fusco (Idv), definito “porcata” da Di Pietro, prevede 45 milioni di metri cubi di nuove costruzioni».

Genova. “Quarantacinque milioni di metri cubi di nuove costruzioni. Il Piano casa della Liguria è come Attila. Per questa regione, per il suo paesaggio, ma anche per il turismo e l’economia sarebbe un colpo fatale. Sta per arrivare una seconda rapallizzazione”: Angelo Bonelli, presidente nazionale della Federazione dei Verdi punta dritto il dito sul piano della Regione che attende l’approvazione definitiva del Consiglio. Annuncia una raccolta di firme. Già, una storia da raccontare. Primo, per l’ambiente, perché secondo gli studi in mano ai Verdi e compiuti da esperti dell’Università La Sapienza di Roma le nuove norme porterebbero circa 45 milioni di nuovi metri cubi di cemento. Una città. Secondo, perché nasce un caso politico nazionale: per i Verdi, il piano della giunta di centrosinistra di Claudio Burlando “è molto peggio di quello sardo di Ugo Cappellacci”.
Nessuna sorpresa, il Pd ligure da anni brilla per le scelte cementificatorie. Ma non basta: a presentare il piano è la vicepresidente, quella Marilyn Fusco che rappresenta in giunta l’Italia dei Valori. Il partito che alle ultime elezioni sui manifesti scriveva a caratteri cubitali: “Ambiente”. Rifondazione e Sel minacciano di non votare il piano degli alleati. Il presidente del Consiglio regionale, Rosario Monteleone (Udc), sospende l’iter di approvazione (per togliere le norme contestate o aggiungerne altre?). Intanto il documento viene “arricchito” per la gioia dei costruttori.
L’ultima aggiunta: chi demolisce un edificio e lo ricostruisce può chiedere il cambio di destinazione d’uso. Paolo Berdini, urbanista, la spiega così: “È il cavallo di troia per trasformare le fabbriche in case. Questo piano è il peggiore d’Italia, la morte dell’urbanistica”. Da più di un anno associazioni e cittadini danno battaglia. Dai frequentatori del blog di Beppe Grillo arrivarono centinaia di messaggi alla Regione. Alla fine sembrava che la Liguria si fosse salvata: gli emendamenti più devastanti, presentati dallo stesso centrosinistra, furono ritirati. C’era stata perfino una dichiarazione di Burlando che aveva fornito rassicurazioni: “Ritengo che sia un provvedimento equilibrato e giusto. Forse chi ha diffuso pubblicamente giudizi negativi preventivi dovrebbe oggi riconoscere che le cose stavano e stanno diversamente”. Si trattava, disse Burlando, “di giudizi affrettati e forse non formulati in buona fede”.
Che cosa dicevano i critici in malafede? Che il Piano Casa della Liguria concedeva ampliamenti volumetrici tra l’altro a edifici condonati e a strutture industriali. Insomma, che si rischiava una devastazione in una regione dove già il 45 per cento del territorio è “consumato” (record italiano). È passato un anno. Soprattutto sono passate le elezioni che Burlando e il centrosinistra temevano di perdere. E così ecco che il piano casa di nuovo cambia volto. Il contenuto: ampliamenti per gli immobili condonati e per i manufatti industriali e artigianali (leggi capannoni) fino al 35 per cento. Non solo: possibilità di demolire e ricostruire con aumento volumetrico estesa a tutti gli immobili, dunque non soltanto a edifici pericolanti e ruderi. Insomma, i timori di chi, secondo Burlando, “aveva avanzato giudizi negativi preventivi… e forse non formulati in buona fede” sembrano concretizzarsi. “Si premia chi non ha rispettato le norme urbanistiche, chi ha realizzato abusi”, sostengono i Verdi. Burlando, però, non ha dubbi: “Abbiamo dato la possibilità di modesti ampliamenti volumetrici a favore delle attività produttive in un momento di drammatica difficoltà per le nostre imprese”.
Ma visto quello che è successo in Liguria qualche perplessità è perlomeno legittima: in tanti ricordano come basti poi una piccola variazione di destinazione d’uso, due righe sui documenti, per trasformare una zona industriale in residenziale. Gli esempi non mancano: a Cogoleto dove sorgeva la Tubighisa alcuni imprenditori amici del furbetto Gianpiero Fiorani stanno realizzando 174 mila metri cubi di nuove abitazioni per 1.500 abitanti. Un’operazione voluta dal centrosinistra e firmata dall’architetto Vittorio Grattarola, fraterno amico di Burlando e membro della sua associazione politica Maestrale (dove sta accanto ad altri architetti, imprenditori del mattone e tecnici pubblici che si occupano di urbanistica e, ovviamente, al presidente della Regione che dà il via libera ai progetti). Di più: si dice che anche gli edifici alberghieri saranno ammessi ai benefici. “Il Pdl e la Lega volevano altro. Così come le associazioni dei costruttori”, disse un anno fa Burlando. Oggi forse possono dirsi accontentati.
E pensare che il centrosinistra nazionale era insorto contro il Piano Casa Burlando: “È il piano più cementizio d’Italia”, aveva attaccato Roberto Della Seta (Pd), accusando la “lobby del cemento” interna al partito. Pippo Civati e Debora Serracchiani non erano stati meno duri: “Se la realtà del Piano varato da un’amministrazione di centrosinistra dovesse superare le fantasie di Berlusconi, ci sarebbe da preoccuparsi. Il centrosinistra ligure abbia la forza di distinguersi da questo modo di procedere. La nostra generazione non si deve macchiare degli stessi errori compiuti dalla precedente”. Il Pd ligure, però, già allora aveva fatto capire che aria tirava: “Serracchiani e Civati farebbero bene a pensare ai fatti loro, anziché parlare di cose che non conoscono”, disse Mario Tullo, allora segretario ligure del Pd. Di sicuro lui di cemento ne sa parecchio.