IL PROBLEMA DELLA CASA IN FRANCIA!
Articolo di Giustiniano Rossi che espone i dati sul problema abitativo in un paese europeo dove l'intervento pubblico supera già il 17% del mercato immobiliare (mentre l'Italia è al 3%)
(22 Febbraio 2010)
La crisi della casa, dovuta al costo sempre più alto del metro quadrato, soprattutto nelle grandi città, all’esosità degli affitti pretesi dai proprietari, alla riduzione dei salari reali ed all’impossibilità di fornire ai proprietari stessi le garanzie di solvibilità che pretendono, all’insufficiente disponibilità di case popolari a prezzi accessibili, colpisce – in misura diversa – almeno dieci milioni di francesi e tende a diventare sempre più grave, fino a rappresentare un vero e proprio problema di società.
Di questi dieci milioni, secondo un rapporto recentemente pubblicato dalla Fondazione Abbé Pierre, 3,5 milioni di persone e fra questi 600.000 bambini e minori di 18 anni sono alloggiati in condizioni non idonee a soddisfare le loro necessità ed oltre 6 milioni sono in una situazione più o meno problematica, dovuta ad affitti arretrati, al sovraffollamento, alla coabitazione, benché esistano in Francia fra 1,8 e 2,5 milioni di appartamenti vuoti, 300 000 dei quali nella regione parigina e 130 000 nella capitale.
Esaminando i dati più da vicino, delle 850 000 persone che occupano un alloggio in condizioni precarie, il 25% non hanno il diritto di occuparlo o titolo per farlo ed il 75% sono inquilini o subinquilini di camere ammobiliate, 2.044.000 vivono in condizioni abitative molto difficili, in case prive di servizi igienici e di cucina o in condizioni di sovraffollamento, dei 509.140 che non hanno un domicilio il 33% vive in strutture assistenziali, il 30% sono alloggiati presso qualcuno, il 20% vivono tutto l’anno in campeggi o caravan, l’8% vivono in baracche o costruzioni provvisorie e il 9% in camere d’albergo : tutti costoro, 3.153.000, hanno un domicilio non idoneo a soddisfare le loro necessità.
La frontiera fra i 3,5 milioni in situazioni abitative precarie e i 6,5 milioni esposti a raggiungerli da un momento all’altro per difficoltà legate alla situazione familiare o al lavoro é estremamente permeabile e la crisi non fa che accentuare le difficoltà che esistevano da molto tempo : secondo un’indagine Nexity l’80% dei francesi considerano che é difficile trovare un alloggio.
Esistono varie proposte, oltre a quella sospensione degli sfratti, per far fronte al problema : si potrebbe prevedere, in ogni progetto immobiliare di più di 10 alloggi, una quota minima del 30% a prezzo accessibile, si potrebbe varare un programma che preveda la costruzione di 150 000 alloggi popolari all’anno nei prossimi cinque anni, aumentare del 12% il sussidio-casa esistente ed anche versare alle famiglie più modeste un assegno per far fronte al pagamento di elettricità e gas.
I giovani, i migranti, i lavoratori precari, gli occupati a tempo parziale e comunque quanti non hanno che l’RSA (Reddito di Solidarietà Attiva) o un salario minimo per sopravvivere, gli studenti, riuniti in collettivi e sostenuti dal DAL Droit au Logement (Diritto alla Casa) sono impegnati in un vasto movimento che individua ed occupa le case sfitte, spesso da decenni, e fabbriche, magazzini, ex ospedali, edifici pubblici abbandonati, scontrandosi direttamente con la polizia che li sloggia con metodi a dir poco sbrigativi e la magistratura che li condanna al pagamento di multe elevatissime.
Caratteristico il caso dei tredici militanti del collettivo « Giovedi’ nero » che occupavano da due mesi una casa del XVII secolo nella magnifica Place des Vosges – 1500 mq acquistati nel 1963 – espulsi qualche settimana fa e condannati a pagare forti indennità alla proprietaria, 87 anni, residente da due anni in una casa di riposo e che comunque non ha mai abitato la casa : in un comunicato, il DAL « "denuncia la brutale sentenza del tribunale che condanna i giovani di Giovedi’ nero a lasciare la casa entro una settimana, in pieno inverno ed applica pene pecuniarie sproporzionate ». L’associazione «chiede che questo immobile sia requisito dal prefetto e che una lotta sia ingaggiata perché gli alloggi vuoti siano abitati » o « perché il proprietario e il suo tutore consentano a firmare una convenzione di occupazione precaria con gli abitanti fino all’inizio del progetto di riabilitazione (che asseriscono voler realizzare) ed abbandoni le sue pretese finanziarie ».
Naturalmente ci sono, sulla carta, degli strumenti che – se applicati – potrebbero migliorare la situazione, come la legge che autorizza i prefetti a requisire le case sfitte, quella che obbliga i sindaci a destinare ad edilizia popolare il 20% dei suoli edificabili, quella – recentissima – che considera che ogni cittadino ha il diritto di avere una casa e puo’ far valere tale diritto davanti ai tribunali, ma i rapporti fra le classi sociali sono tali da lasciare tali leggi largamente inapplicate.
Giustiniano Rossi