Il sogno della casa autocostruita con l'Ong diventa una beffa (e una truffa)

Ravenna -

Quattordici famiglie senza casa, un buco da 400mila euro e una macchia per il mondo delle organizzazioni non governative 

RAVENNA - Quattordici famiglie lasciate senza casa. Un buco con banca Etica di 400.000 euro ( senza contare i precedenti 600 mila euro elargiti), fornitori non pagati e un cantiere arrivato quasi a metà che, nell’abbandono più totale, sta cadendo a pezzi. E stiamo parlando solo di un cantiere (nemmeno tra i più grossi) dei tanti che hanno subito una sorte analoga, dopo che l’Alisei Autocostruzioni srl, prima di svanire nel nulla, ha dichiarato bancarotta nel 2010.

LA ONG E LA COINCIDENZA - Il tutto è accaduto e accade nel terzo settore, in cui una Ong, utilizzando il disperato bisogno della gente di avere una casa e delle falle del sistema, cambia a piacimento ragione sociale (da srl a cooperativa ) per poi dire tranquillamente in un' intervista telefonica che «Alisei ong non ha nessuna responsabilità né rapporti con Alisei srl e non ha mai trattato questo argomento in Italia».
Nessun indagato, nessun procedimento in corso, eppure una strana coincidenza balza agli occhi: il presidente di Alisei autocostruzioni srl, Ottavio Tozzo, è stato presidente fino a tre anni fa dell’Alisei ong, organizzazione che opera in Italia e nel mondo intero e che ora nega di avere avuto a che fare con le autocostruzioni in Italia.

UNA STORIA INTRICATA - Una macchia e una storia per il mondo delle organizzazioni non governative che corre di bocca in bocca tra le migliaia di volontari che ogni anno mettono a disposizione idee e lavoro in cerca di un mondo più solidale. Questa storia del cantiere di Filetto a Ravenna è una delle tante realtà che Alisei ha lasciato a metà. «Quello che stiamo tentando di cercare di capire è se tra l’Alisei Ong, con cui abbiamo trattato e Alisei srl siano esistiti trasferimenti di denaro». A parlare non è un magistrato ma il presidente di Banca Etica Ugo Biggeri che insieme alla cooperativa «mani unite» (i futuri abitanti delle case) e al comune di Ravenna, sono la parte lesa in questa intricata storia.

IL SISTEMA- Un sistema ben oliato quello usato da Ottavio Tozzo - bella presenza, belle idee e linguaggio forbito - per ottenere finanziamenti che finiranno ovunque tranne che nei cantieri. «Sono furibondo!» sono le prime parole che scandisce Fabrizio Matteucci, sindaco di Ravenna entrando con le telecamere nel suo ufficio. «Alisei doveva costruire ben tre nuclei di abitazioni; il primo lo ha finito, il secondo lo abbiamo dovuto finire noi con 200.000 euro della regione e il terzo, quello di Filetto, completamente abbandonato è davvero un disastro» dice il sindaco che si scalda aggiungendo di non escludere che il comune di Ravenna si costituisca parte civile in un eventuale causa contro l’Alisei.

Stessa sorte è toccata a molti altri cantieri disseminati tra nord e sud: in Lombardia i cantieri sono ben cinque e a finanziarli, e finirli dopo che l’Alisei si è data alla fuga, è toccato all’Aler. L’autocostruzione è uno dei sistemi più nobili per dare una casa a prezzi economici a quelli che non se la possono permettere. I finanziatori di Alisei vanno dalle Nazioni Unite alla Comunità europea, da imprese private a quelle pubbliche. Un fiume di soldi difficile da quantificare, specie quando le società continuano a cambiare o a fallire.

LA MATASSA - Stefano Bentini e Matteo Mattioli - due dei 14 autocostruttori rimasti senza casa - non si sono rassegnati e da più di tre mesi vivono all’interno di quelle che dovevano essere le loro abitazioni. Senza luce, finestre, pavimenti continuano a tenere duro e nel frattempo mettersi in rete tra tutti coloro che in giro per l’Italia sono stati ingannati dalla Alisei srl di Ottavio Tozzo per iniziare una causa che permetterebbe alla guardia di Finanza di districare questa vera e propria matassa di società che in qualche punto portano dritto alla Alisei ong con sede a Milano.

Ruben H. Oliva