LA RETE DIRITTI IN CASA SUGLI INTERVENTI DI EDILIZIA RESIDENZIALE SOCIALE

Parma -

Cogliamo spunto dalla recente attribuzione di un finanziamento della regione Emilia Romagna al comune di Parma per la costruzione di alloggi a canone agevolato per fare alcune considerazioni sugli interventi di edilizia pubblica a Parma.
Il Comune persiste nel considerare gli interventi a canone agevolato come unica strategia di intervento, funzionale innanzitutto agli interessi dei costruttori, che vedono ampliarsi le possibilità di intervento grazie a cubature maggiorate rispetto a quanto previsto dal PSC.
Il tutto sarebbe giustificato dalle finalità "sociali" degli interventi.


In realtà i canoni agevolati non rispondono o rispondono solo molto parzialmente ai bisogni di chi a Parma si trova in gravi difficoltà abitative per problemi economici.
In questa categoria rientrano tutti coloro che hanno fatto domanda per le case popolari (1700 famiglie residenti a Parma), coloro che stanno subendo sfratti per morosità (circa 400 famiglie), le famiglie che stanno rischiando lo sfratto ipotecario perché non riescono a pagare il mutuo, i cassintegrati e i licenziati. Il numero di coloro che si trova in una o più di una di queste condizioni aumenta in modo impressionante a causa della crisi economica.
Solo una piccola parte dei soggetti in grave difficoltà abitativa potrà trovare sollievo dagli interventi di Ers, perché i canoni agevolati, pur essendo inferiori a quelli di mercato, non sono sostenibili da gran parte di essi.


A dimostrazione di questo assunto portiamo 3 elementi di prova:
Il progetto (a canone agevolato) Casadesso, nonostante sia portato come esempio di intervento modello di edilizia pubblica di nuova generazione, non sembra riscuotere grande interesse tra i potenziali fruitori, causa il costo relativamente alto, non sostenibile dalle categorie sociali cui è rivolto. Per assegnare i soli 60 alloggi di Via Budellungo il Comune di Parma ha dovuto rifare per ben 2 volte il bando e prorogare i termini del secondo, visto che decine di potenziali assegnatari, conosciuto il canone e le condizioni (prelievo automatico del canone dalla busta paga) hanno rifiutato l’assegnazione.
Venendo al Progetto Parmabitare, la difficoltà degli assegnatari di sostenere il canone agevolato è dimostrata dal fatto che circa la metà degli inqulini dei 36 alloggi di San Prospero si trova in situazione di morosità, non essendo in grado di fare fronte al costo (agevolato) degli affitti.


L’inadeguatezza del canone agevolato per affrontare l’emergenza abitativa è dimostrato infine dal fatto che tra coloro che hanno partecipato all’ultimo bando per l’assegnazione di un alloggio popolare il 48 % (796 famiglie) è titolare di un ISEE inferiore a 4.500 Euro e il 16% (265 famiglie) di un ISEE inferiore a 8100 Euro. E’ chiaro che in queste situazioni economiche è impossibile pagare un affitto di libero mercato, ma anche un affitto a canone concordato o agevolato.


Le massicce costruzioni previste per i vari interventi di edilizia residenziale sociale rispondono innanzitutto all’esigenza del sostegno del settore edilizio che dopo anni di allegra speculazione comincia a sentire la flessione dettata dalla crisi, confermano il modello di espansione urbana aggressiva portata avanti nell’ultimo decennio a Parma che porta come conseguenza una espansione massiccia della città (con enormi danni ambientali e al settore agricolo) con afflussi da fuori (dalla montagna e dal sud Italia in primis), ma non soddisfa il bisogno di casa sempre più assillante di chi si trova in difficoltà economica.


E’ drammatico che siano completamente scomparsi gli interventi e gli investimenti per le case popolari, nonostante la domanda in continua crescita e che nessuno osi andare ad intaccare gli interessi di coloro che hanno speculato per decenni nel settore immobiliare, ricavandone immensi profitti.

Diritti in casa- Rete di lotta per la casa Parma