L'amministrazione cittadina colpisce ancora
Sgombrata un’altra occupazione abitativa oggi a bologna, un palazzo di proprietà della facoltosa fondazione Cavazza, reso nuovamente abitabile per mano di ADL Cobas.
Ancora una volta, si toglie spazio ai diritti sociali con poliziotti in tenuta antisommossa e nessuna soluzione per gli abitanti.
A militanti e occupanti va la nostra piena solidarietà, al futuro del diritto all’abitare a Bologna i nostri amari pensieri. Se infatti, fino a prima dell’estate, sembrava che la forza del movimento per la casa avesse costretto il Comune quantomeno a garantire una qualche stabilità alle occupazioni, se non una vera e propria trattativa, oggi lo scenario sembra cambiato.
Appare evidente infatti che l’orientamento del governo nazionale stia dettando la linea in maniera più dura anche a Bologna, con una “stretta” della maggioranza renziana e legalitaria del PD cittadino sui temi caldi.
Se queste sono le premesse, non sorprendono le parole vuote spese dagli assessori che, costretti a confrontarsi con le rivendicazioni urgenti di una parte di città, devono a forza imbastire discorsi pieni di sentimento, promesse e impegni che raramente si trasformano in soluzioni reali. E anche quando succede, le soluzioni sono insufficienti rispetto alla reale emergenza. Basti pensare all’ex residence Galaxy, che sarà aperto all’emergenza abitativa ma che contiene solo 35 appartamenti, un numero decisamente minimo, e finora è l’unica reale misura “straordinaria” messa in campo dall’amministrazione.
Dunque, Bologna è sempre più in linea con la politica di governo, che con il Piano Casa apre sempre più spazi ai grandi proprietari e alla speculazione mentre condanna le occupazioni, e che da’ mandato di vendere sempre più case popolari. Non sorprende quindi che l’amministrazione comunale approvi un piano di riqualificazione urbana (il POC), finanziato dal Ministero delle Infrastrutture, in cui una minima parte dei progetti riguarda il patrimonio abitativo e di questi ancor meno, quasi in numero insignificante, sono gli alloggi pubblici, Tutto questo mentre si lascia mano libera ad una questura particolarmente aggressiva nel “riportare l’ordine”, anche sgomberando famiglie e bambini dalle occupazioni.
Di fronte ad un attacco al diritto così scellerato e complessivo, resistere vuol dire anche rilanciare, con prospettive ampie e lungimiranti, una proposta che incastri le amministrazioni (questa così come quelle che verranno, e purtroppo non è affatto detto che saranno migliori) sulle contraddizioni di fatto, e organizzarsi per creare un movimento diffuso e radicato al punto da supportare con forza tali progetti e rivendicazioni e renderli un elemento con cui sia inevitabile fare i conti.
Perché non si combatte un’emergenza con misure temporanee, precarie, emergenziali appunto, ma con soluzioni strutturali, che garantiscano il diritto all’abitare a ogni singola persona.
Intanto, utilizziamo l’arma della solidarietà in ogni modo, dalle piazze alle parole:
SOLIDARIETA’ A TUTTI GLI OCCUPANTI SGOMBERATI, LA LOTTA CONTINUA!
Asia-Usb Bologna