#Livorno. Tra nuovi processi per occupazione e futuri sgomberi
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17 febbraio 2015
Venerdì 13 febbraio si apriva, presso il tribunale di Livorno, l’ennesimo procedimento a carico di un noto militante del movimento – Giovanni Ceraolo – e della sua compagna, sempre per una questione relativa al suo ben noto problema abitativo, che questa estate vide intervenire addirittura un deputato del Movimento 5 Stelle con un interrogazione parlamentare per quanto accaduto: si trattava, infatti, della prima reale applicazione dell’art. 5 del Piano Casa del ministro Lupi del governo Renzi.
Con questa applicazione, all’epoca venne cancellata la residenza a Giovanni e alla sua famiglia dalla casa in cui vivevano, poiché si trattava di un alloggio occupato. Occupato per necessità, come sempre spiegato, e come sempre più persone sono costrette a fare nella nostre come in altre città, perché si ritrovano senza lavoro e sfrattate da casa.
Nonostante il primato dell’applicazione dell’art. 5 del Piano Casa in questo senso (all’oggi, non risultano, infatti, altre cancellazioni di residenza), la procura ha voluto affondare il colpo, insistendo con un processo per occupazione abusiva e programmandone un altro per dicembre per falso ideologico al momento della richiesta della residenza nell’alloggio in questione.
Il problema abitativo è un problema che all’oggi risulta ancora irrisolto. Di fronte alla grave crisi economica e occupazionale che stiamo affrontando, sono tantissime le famiglie sfrattate e quelle che ricorrono all’occupazione per non rimanere in mezzo a una strada.
I piani per risolvere l’emergenza abitativa da parte dell’amministrazione non sono ancora arrivati, mentre nel frattempo si è deciso di provvedere a tagliare la spesa per il sociale, eliminando “temporaneamente” servizi senza provvedere a una loro immediata sostituzione.
Rimaniamo sbigottiti di fronte a questo continuo atteggiamento di non curanza di quello che un problema reale e concreto di questa città. Livorno è infatti tornata a essere capitale degli sfratti: fra dicembre e gennaio ci sono stati almeno 80 sfratti, mentre altrettanti sono previsti per febbraio e marzo.
La situazione rischia di diventare insostenibile. Anche i progetti di recupero della Chiaccaia come emergenza abitativa sembra che si siano al momento persi, nonostante sia iniziato il trasferimento dei vecchi inquilini assegnatari nelle nuove case in Corea e alla Padula.
E in un contesto del genere, l’assessore Dhimgjini ha nel frattempo promesso e programmato diversi sgomberi di alloggi di Casalp sfondati da famiglie in difficoltà, senza prima accertarsi delle situazioni sociali dietro queste occupazioni.
Sappiamo fin troppo bene che non sono le buone intenzioni quelle risolvono le cose, ma il concreto intervenire nelle situazioni, provvedendo a garantire ciò di cui chiunque ha bisogno: un tetto sopra la testa, primo passo per poter vivere un’esistenza dignitosa.
Redazione.