LONDRA, GLI SQUATTER NELLE CASE DI LUSSO

Roma -

Corriere della Sera 23 gennaio 2009

 

di Fabio Cavalera

 

 

Martin è uno squatter fortunato. Un po’ di tempo fa, non avendo fissa dimora, circolando per la città coi suoi amici e il suo cane, ha messo gli occhi su due magnifiche case che guardano Hyde Park. Il numero 94 e il numero 95 di Park Lane, quattro e cinque piani, elegantissime dimore ma disabitate. A due passi sta il rifugio di Madonna e sempre lì vicino risiedeva Dodi Al Fayed, l’amante della principessa Diana. Poi si divertono miliardari con Aston Martin, Bentley e Rolls parcheggiate in garage. Come poteva immaginare, Martin, che quei due gioielli appartengono a Gerald Cavendish Grosvenor, il sesto duca di Westminster, il nobile più facoltoso di Londra e forse d’Inghilterra se si esclude Sua Maestà? Le ha scrutate, quelle straordinarie magioni, si è accorto che con una semplice spallata all’ingresso si poteva entrare. E in un batter d’ali ha deciso: qui ci vengo a stare. Lui e i suoi amici, una ventina, tutti squatter, hanno così trovato un tetto coi fiocchi. E di un certo valore: si parla di una trentina di milioni di sterline. Felici,felicissimi, eccome.

Al tabloid Sun, che ieri ne ha fatto la storia di prima pagina, hanno soavemente dichiarato che “al tramonto la vista su Hyde Park è magica”. Il giornale li ha trattati con flemma, specificando in un trafiletto a parte che la loro azione non è affatto illegale. E non lo è per un paio di ragioni. La prima è che gli stabili erano vuoti o abbandonati. La crisi si sente anche nei livelli più alti della società. In Inghilterra ci sono oggi ben 780mila case che aspettano di essere vendute o affittate e anche nei quartieri snob londinesi il mercato sta velocemente calando. La seconda è che se non si compiono atti vandalici non vi è giustificazione alcuna ad eventuali atti di sgombero. Ciò che il legittimo proprietario è semmai autorizzato a chiedere è, attraverso il provvedimento di un giudice, la restituzione del maltolto. Ma attenzione, se per puro caso, gli squatter riescono a scamparla, nel senso che le diatribe si prolungano dieci anni, allora acquistano di diritto il titolo di “proprietari legali”. Il duca, che ha in portafoglio mezza Londra, lo sa bene ma per ora preferisce starsene in silenzio. Inorridita è invece l’associazione dei proprietari di Westminster: “Non li vogliamo in questa bellissima zona della città”. Nobili e meno nobili signori che qui abitano s’interrogano: atto di forza o ci tocca sopportare?

Martin e la sua combriccola da due mesi se la godono e attraverso le colonne del popolarissimo Sun chiedono sostegno: “Mandateci mobili e qualche soldarello”. Chitarra, musica, un giro al parco e tutto quel lusso attorno. Che c’è di meglio? Anche perché a un tiro di scoppio da Park Lane, e il Sun questo lo ha dimenticato, c’è Mayfair, altro tempio della Londra superchic dove è accaduto qualcosa di simile. Fra squatter la solidarietà è Vangelo. Ebbene, non più tardi di tre settimane fa “The Businessman”, soprannome di Stefan, un ventenne appena sbarcato da Parigi, in compagnia di una dozzina di artisti di strada autoproclamatisi collettivo “Ma Da”, ha trovato casa – si fa per dire perché è una supercasa – in Grosvenor Street al numero 18. Vicino alle ambasciate, vicino ai brand della moda, vicino alle case d’asta dove si battono i Picasso e i Monet, vicino alle sartorie d’élite. I ragazzi hanno aperto, hanno srotolato i loro sacchi a pelo e si sono sistemati.

Martin se la deve vedere in Park Lane con qualche nobile arrabbiato ma se finirà male, lui e i compagni di avventura sapranno a chi bussare. “The Businessman”, ovvero Stefan, ha trovato in Grosvenor Street dei vicini davvero inglesi. La borghesia di Mayfair ha offerto agli squatter l’accesso internet wi-fi gratis. E naturalmente un bel tè del pomeriggio. Con somma irritazione della società proprietaria della prestigiosa “casetta”.