«Manager e consulenti super pagati» Così è nata la voragine nei conti Aler
Il caso delle assunzioni politiche: «I dirigenti Aler erano mediamente pagati il 30% in più dei dirigenti di Regione Lombardia»
di Andrea Senesi
Dirigenti super-pagati, consulenze esterne per le pratiche legali lievitate nel corso degli anni, assunzioni «politiche», e persino un fondo di previdenza integrativo per i dipendenti mai effettivamente attivato (nonostante i costi). «Come si origina una voragine da 350 milioni di euro», potrebbe essere il titolo di questo faldone da mille pagine che raccoglie le 32 sedute della commissione regionale d’inchiesta Aler. La morosità degli inquilini, la fiscalità «matrigna», gli investimenti sbagliati. Fattori ormai noti, le cui responsabilità politiche sono confermate da tutti i manager Aler ascoltati dalla Commissione. Ma tra le righe dei verbali si nascondono tanti piccoli casi di sprechi e inefficienze. Ne parla apertamente il 7 luglio Raffaele Tiscar, direttore generale di Aler per soli due mesi prima delle dimissioni e dell’incarico a Palazzo Chigi. «Ho notato, e a questo ho cercato di porre rimedio, che i dirigenti Aler erano mediamente pagati più dei dirigenti di Regione Lombardia, circa il 30 per cento in più, ed erano peraltro tutti dotati di macchina a proprio uso privato - racconta Tiscar ai commissari-consiglieri del Pirellone -. Ho chiesto loro se erano disponibili a rinunciare sia alla retribuzione variabile, quindi quella legata ai risultati, anche visti i dati non eccellenti di Aler, e alla rinuncia dei benefit, almeno quello derivante dall’auto, che era veramente poco giustificato». Per non dire dell’organigramma societario. Ancora Tiscar: «Spinte, interessi, necessità di inquadramenti sono andati a scapito di una semplicità organizzativa che invece sarebbe stata doveroso fare». Anche per questo, forse, il dg dopo pochi mesi ha pensato bene di salutare tutti e di chiudersi dietro le spalle la porta della società di viale Romagna.
Altro tema, le consulenze. In particolare quelle affidate ad avvocati esterni per le cause legali. È la relazione di Eupolis a dipingere il quadro. Tra il 2009 e il 2013 «questo dato - spiegano gli analisti - è crescente nell’ultimo anno ed è stabile negli anni precedenti, mentre l’andamento delle altre quattro Aler lombarde è tendenzialmente in decrescita a partire dal 2009». «Nella società milanese - osserva allora uno dei consiglieri della Commissione - non esiste una procedura formalizzata per l’assegnazione degli incarichi, né un sistema di valutazione delle performance per i legali esterni rappresentati da ben 27 diversi studi». Tra le varie testimonianze viene raccolta anche quella di Domenico Zambetti, l’ex assessore alla Casa finito in carcere con l’accusa di aver comprato voti dalla ‘ndrangheta. Gli chiedono di eventuali assunzioni politiche, ed ecco la sua risposta: «Sono uno di quelli che ha sempre vissuto sul territorio e quando mi veniva fatta una richiesta, se sapevo che esistevano delle possibilità indicavo loro la strada per arrivare ad ottenere quella possibilità attraverso o concorsi, o selezioni, o quant’altro di regolare possa essere possibile».
Davanti alla commissione d’inchiesta viene convocato anche Domenico Ippolito, a lungo dg della società. Si scopre, dalla sua «deposizione», che Aler aveva previsto di creare un fondo pensione integrativo per i suoi dipendenti. Il problema - osserva in aula la consigliera Cinque Stelle, Jolanda Nanni - è che quel fondo non è mai stato attivato e che la perdita in interessi di Aler si aggirerebbe intorno al milione e mezzo di euro. «Ci domandiamo perché sia stata fatta quest’operazione, ci viene quasi il sospetto che sia stato un regalino a qualcuno». «Assolutamente no - risponde Ippolito - . Ho preparato una memoria anche su questo argomento, con un’ampia articolazione rispetto alla questione, anche perché il fondo pensione integrativo nasce negli anni 80, non soltanto in Aler, ma in tutte le aziende e quindi ancor prima che arrivassi a Milano,ed era stato fatto in una logica di regime previdenziale Inps». Sullo sfondo, le colpe della politica, delle giunte del Pirellone che, come racconta l’attuale presidente di Aler, Gian Valerio Lombardi, di entrate e spese della società e dei debiti e degli investimenti sbagliati, tutto sapevano. Luca Ferrazzi, consigliere della Lista Maroni, durante una delle ultime sedute della commissione sbotta: «La responsabilità politica sul fatto che ci sia un buco e che non si sia riusciti a gestire la cosa ce l’ha chi ha governato questa Regione per vent’anni: il presidente Roberto Formigoni».