Maxioccupazione di Bologna: fallisce la trattativa, donne e bambini sgomberati

Bologna -

A dicembre divenne la casa di 280 persone. Duecento fra agenti e carabinieri. Arrivano i centri sociali: tafferugli in strada. L'assessore al Welfare: "Non l'ho voluto io". Bambino portato in ospedale per una crisi respiratoria

 

BOLOGNA - Alle 14 le operazioni di sgombero del palazzo ex Telecom di via Fioravanti a Bologna subiscono una brusca accelerazione dopo ore di stallo: fallita la mediazione con il Comune, scatta lo sgombero vero e proprio dell'edificio. Lo stabile che ospitò la Telecom e ora è di un fondo privato è stato occupato il 4 dicembre 2014 da quasi trecento persone, soprattutto famiglie con bambini (un centinaio i minori presenti, e altri ne sono nati in questi mesi di occupazione). Famiglie che, denuncia il collettivo Social Log attivo sul fronte dell'emergenza casa, avevano fatto domanda per un alloggio popolare ma non avevano un tetto.

Oggi è scattato lo sgombero. "Vergogna, qui ci sono donne e bambini", urla una donna da una finestra. Vetri spaccati, e ancora urla: "Pagherete tutti", "Siamo pronti a morire". Il clima è destinato a peggiorare, la tensione è alle stelle. "La situazione è sfuggita di mano", commenta il presidente del quartiere Navile Daniele Ara. Viene portato fuori dall'edificio un bambino con respiratore artificiale: finirà in ospedale per cisi respiratoria.

 

L'assessore al Welfare: "Non l'ho voluto io". "Io ho sempre lavorato e fino ad un minuto prima dell’intervento delle Forze dell’Ordine perché non si arrivasse a questa situazione eppure, nonostante i miei sforzi, non sono riuscito ad evitarlo", scrive l'assessore Amelia Frascaroli su Facebook. "Ognuno ha le sue responsabilità, io ho delle responsabilità politiche ma queste sono terminate necessariamente e mio malgrado con l’arrivo della Polizia. Non si dica mai, quindi, che io voluto questo sgombero perché questo è falso".

La lunga mattinata, minuto per minuto. "Vogliono una casa, non accoglienza": così laconicamente le responsabili del Welfare del Comune di Bologna sintetizzano il tentativo fallito di arrivare a una mediazione e trovare un tetto diverso alle famiglie con minori. Il culmine di una lunga mattinata, iniziata poco prima delle 7 con l'accerchiamento della struttura da parte di duecento fra carabinieri e agenti in assetto antisommossa e almeno otto blindati.

Tanti giovani occupanti sono saliti sul tetto (prima trenta, poi una cinquantina; con loro alcuni bambini) battendo inferriate e ringhiere urlando "Mai più senza casa". Alle 7.40 i militari in tenuta antisommossa entrano nello stabile, poco dopo lo faranno anche i vigili del fuoco. L'assessore al Welfare Amelia Frascaroli segue le operazioni dai vicini uffici comunali di piazza Liber Paradisus. Alle 8.40 entrano i servizi sociali, presenti dall'alba; presente anche il procuratore della Repubblica presso il Tribunale dei minori, Ugo Pastore.

Tensione coi collettivi, due feriti. Intorno alle 7.30 all'angolo fra via Fioravanti e via Zampieri sono arrivati alcuni esponenti (una trentina circa) di centri sociali e collettivi in solidarietà con gli occupanti. "I sorrisi dei bambini non si sgomberano", recita lo striscione. Il gruppo viene tenuto distante dalla scena delle operazioni da un cordone di forze dell'ordine, che alle 8.20 allontana il gruppo: attimi di tensione e vola qualche manganellata. Un secondo momento di tensione si registra intorno alle 9: la risposta dei collettivi è un lancio si pile, batterie, arance, e sputi verso i poliziotti. Due manifestanti rimangono feriti, poco dopo sono medicati dall'ambulanza presente in zona e poi portati al pronto soccorso.

"Mohamed resisti". "Non si possono sgomberare delle case con bambini e malati dentro, almeno prima dovrebbero avere una casa dal Comune": è un passaggio della lettera scritta da alcuni studenti delle medie dell'Ic7, compagni di classe di alcuni bambini stranieri asserragliati dentro l'ex Telecom, che sono stati avvisati dai loro amichetti quando è arrivata la polizia. "Ci hanno chiesto di venire qui perché li stavano cacciando di casa", raccontano. "Li sgomberano perché vivono lì senza permesso, ma solo perché sono poveri", continua la lettera: i ragazzini "hanno pensato di scriverla per spiegare ai loro compagni e alla scuola cosa cosa sta succedendo", spiega la loro insegnante di italiano, Fabiana Busisi, anche lei al presidio insieme a una collega. Con la lettera c'è anche un disegno: ritrae un bambino che si protegge dalle manganellate di un poliziotto. "Mohamed resisti, ci vediamo a scuola", urlano la maestra e i bambini verso le finestre dell'ex Telecom.


Gli sgomberi a Bologna. Risale al marzo scorso la decisione del Tribunale del Riesame che rendeva esecutivo il sequestro dello stabile ora di proprietà di un fondo privato. A Bologna si svolge così il terzo sgombero in pochi giorni, dopo quello del collettivo Lgbt Atlantide dal cassero di porta Santo Stefano e quello di una ventina di persone da via Solferino 42. Per dimensioni, però, e per la numerosa presenza di minori (durante i mesi di occupazione sono state diverse le nascite registrate fra le famiglie occupanti) quella in corso all'ex Telecom non ha paragoni né precedenti.

Sel: "Irresponsabili". E intanto scoppia la polemica. "Siamo preoccupati di quello che la Procura sta facendo. Si sta creando una situazione che mina il livello di pace sociale all'interno della città, questo è drammatico", è l'attacco della Procura della coordinatrice Sel di Bologna, Egle Beltrami, bollando i magistrati di essere "irresponsabili" per lo sgombero in corso. "C'è bisogno di un intervento forte della politica per trovare una soluzione. C'è bisogno di assegnare una casa alle persone che sono in mezzo alla strada, ma anche di una relazione diversa con la Procura. Agire in questo modo per me è irresponsabile", afferma Beltrami ai microfoni di radio Città del capo.

Don Nicolini: "Mi chiedo dov'è la giustizia oggi".  "Mi chiedo dove si collochi la giustizia oggi. Perché mi capita di pensare che chi cerca di fare giustizia, in realtà stia commettendo una grossa ingiustizia: spesso, chi cerca di risolvere un problema, in realtà lo crea": don Giovanni Nicolini, parroco di Sant'Antonio da Padova alla Dozza, molto vicino all'assessore bolognese Amelia Frascaroli, commenta così quanto sta avvenendo in via Fioravanti. "È naturale che se viene annunciato uno sgombero, poi sia eseguito. Ma l'idea di avere centinaia di persone per strada e delle stanze vuote, qualche problema me lo crea. Nasce un cortocircuito tra legalità, moralità ed etica". Amelia Frascaroli, assessore comunale al welfare, ha dichiarato che le occupazioni creano valore sociale, Don Nicolini è d'accordo, gli domanda l'agenzia Dire. "Io personalmente sono testimone di alcune realtà occupate che sposano in pieno questa tesi. Nelle strutture ci sono persone molto interessanti. E sa da un punto di vista legale non approvo, devo ammettere che queste iniziative forse danno vita una legalita' superiore. Li' viene offerto aiuto, e questo è un fatto culturale, politico e spirituale".

I sindacati: "Soluzioni abitative nell'immenso patrimonio pubblico".  "Le immagini dello sgombero non possono lasciarci indifferenti. Ribadiamo la nostra netta contrarietà alla pratica delle occupazioni e riteniamo quindi opportuno costruire soluzioni non traumatiche per i bambini e le famiglie", scrivono in una nota Cgil, Cisl e UIl. "Siamo altresì convinti che non sia l'utilizzo della forza lo strumento con il quale far fronte a questi problemi, in quanto parliamo di un diritto primario come quello di avere una casa. Invitiamo le autorità competenti ad avviare un percorso per porre fine a questa spirale, ricercando soluzioni efficaci e immediate. Pensiamo che le soluzioni abitative sono da ricercare nell'ambito dell'enorme patrimonio immobiliare pubblico, da tempo non utilizzato".