'Meticcio e metropolitano. È il nuovo sindacato di base'
Roma -
28/05/2010 17:59 | LAVORO - ITALIA
di Daniele Nalbone
Può un sindacato rappresentare e organizzare anche soggetti del non lavoro? È questa la grande scommessa dell’Unione Sindacale di Base: essere accogliente alle nuove istanze sociali e contaminarsi con le esperienze provenienti da altre forme di lotta. Che sia la casa, l’ambiente, il reddito, i beni comuni o i diritti dei migranti, non fa differenza. È questo il concetto del sindacato metropolitano: un “laboratorio” che viene da una parte del movimento di lotta per la casa, trasformatosi negli ultimi tempi in diritto all’abitare, e che punta a intercettare e ad organizzare chi, in un sindacato classico, non si potrebbe altrimenti incontrare. È sul terreno della precarietà, partendo da quella abitativa, il nuovo fronte di un sindacato che punta a connettere le lotte al tempo della crisi. Perché nell’emergenza abitativa si incrociano più storie di quante se ne possono incrociare in un luogo di lavoro. Vuoi perché la precarietà abitativa è propria anche di quelle categorie non organizzate o non rappresentate a livello sindacale. Vuoi perché oggi la prima traduzione dei licenziamenti o della cassa integrazione è la non sostenibilità del canone di affitto o della rata di mutuo. In questo modo, il passaggio da sindacato metropolitano a “semplice” sindacato relativo agli inquilini è breve, per non dire inesistente, come dimostra l’ingresso all’interno del nuovo soggetto sindacale dell’Associazione Inquilini e Assegnatari (Asia) dell’Rdb. Un ingresso significativo perché la lotta per il diritto all’abitare è, oggi, propria di tutte le categorie lavorative e di tutti i territori, anche quelli che, storicamente, non avevano mai conosciuto prima l’emergenza sfratti. I numeri forniti a riguardo dal Ministero degli Interni sono impietosi: nel 2009, + 19% rispetto al 2008. Sfratti che colpiscono tanto il ceto basso che quello medio. Tanto i lavoratori a tempo indeterminato che i precari. E, al cui interno, sono molti i nuclei familiari migranti. Per questo è stato deciso, dai Blocchi Precari Metropolitani, importante “spezzone” dei movimenti di lotta per il diritto all’abitare, di continuare sul percorso intrapreso con le Agenzie del sindacalismo metropolitano disseminate sul territorio in cui si possono ritrovare gli strumenti di organizzazione, raccordo e inchiesta di un tessuto sociale sempre più meticcio e multiculturale. Ed è proprio partendo dal meticciato e dalla multiculturalità, di cui sono permeati i movimenti per il diritto all’abitare, che l’Usb si troverà a confrontarsi con due questioni di grande rilevanza sociale: il razzismo crescente tra i lavoratori italiani e gli abitanti dei quartieri popolari delle grandi città e l’assenza di strumenti di difesa collettiva dei nuovi cittadini provenienti da altri paesi. Così il sindacato metropolitano non potrà che essere sindacato meticcio. O, per dirla alla Abou Soumahoro, responsabile immigrazione Rdb, oggi Usb, “sindacato mescolato”. Perché non è più il tempo delle somme: è arrivato il momento praticare il meticciato, di contagiarsi. Da una parte perché ormai i lavoratori migranti sono una realtà consolidata e integrata in molti luoghi di lavoro, dall’altra perché il lavoro del migrante viene usato per aggredire le condizioni di vita di tutti i lavoratori in termini di diritti, salario, dignità. Per questo, oggi, è anche il tempo di ri-declinare il concetto, e la pratica, dell’antirazzismo: praticando integrazione, smettendo, ad esempio, di vedere i migranti come una categoria a parte da difendere in quanto “ultima tra gli ultimi” ma iniziando a chiamare anche chi ha un colore della pelle diverso dal bianco, “lavoratore”. E, come tale, organizzarlo per rivendicare e tutelare i suoi diritti.