NO TAV in Val di Susa: bella prova!

Roma -

Migliaia di donne e uomini hanno invaso i boschi della Val di Susa. Rabbia e buon umore si sono mescolati e hanno riempito il sito a ridosso del cantiere indesiderato di bandiere NO TAV, di voci e di suoni. Centinaia di cesoie vere e finte sono state usate e mostrate. Le reti che delimitavano la zona rossa sono state aperte e dopo aver beffato, aggirandoli, un contingente di carabinieri e agenti di P.S. che presidiava il ponte sul fiume, si è arrivati in tante e tanti fino alla baita. A ridosso della recinzione principale del non cantiere, difeso da uno sproporzionato e costoso (si parla di due milioni di euro) spiegamento di forze dell’ordine.

La determinazione soprattutto degli abitanti della valle ha prodotto la più autentica e importante risposta a tutti coloro che avevano fatto del terrorismo mediatico intorno a questa scadenza. L’intelligenza di chi ha voluto e costruito questa mobilitazione è stata notevole e riconsegna un’immagine di un popolo in grado di autorganizzarsi, autoconvocarsi e mobilitare migliaia di persone. Con buona pace di chi ha invitato i propri iscritti a disertare l’appuntamento.

Il risultato di questa manifestazione fa bene a tutti, soprattutto dopo il 15 ottobre e la ridda di dichiarazioni che hanno inteso disegnare protagonisti importanti della lotta valsusina come possibili portatori di violenze e devastazioni.

Gli unici a devastare la bellissima valle, con l’imponente militarizzazione attraverso uomini e mezzi, sono coloro che siedono nell’intero emiciclo parlamentare. Questi personaggi temono questa nuova e importante modalità di mobilitazioni, che riescono senza che siano le forze politiche o le grandi organizzazioni sindacali a sponsorizzarle.

C’è una nuova vitalità in questo paese. L’abbiamo vista il 15 ottobre a Roma e di nuovo il 23 ottobre in valle. Determinazione, rabbia e consapevolezza della propria forza sono patrimoni di questi percorsi. L’alternativa passa attraverso il rinnovato esercizio della sovranità territoriale e nel rifiuto di un modello di sviluppo che mette a profitto i beni comuni e le nostre vite.

Ci è piaciuto stare insieme a questa valle coraggiosa e non abbiamo percepito timore alcuno. Questo è il sentiero! Ora ne siamo certi, più di ieri. A sarà dura…..

Giaglione, 23 ottobre 2011