Orfini su Il Manifesto di oggi: "va abrogato l'art. 5 del decreto Lupi". E' un pentimento?

Riportiamo l'articolo da Il Manifesto di oggi dove, in un clima di quasi pentimento, il Segretario del PD Orfini di fatto disconosce, dopo averlo votato e sostenuto, l'art. 5 dell'inutile decreto casa del governo Lupi/Renzi. Ci aspettiamo un atto concreto di cancellazione di questo infame provvedimento contro i cui effetti ASIA-USB si sta battendo, fin dalla sua approvazione, con numerose iniziative di lotta sul piano nazionale e richiedendo l'abrogazione per incostituzionalità con il ricorso presentato prima al Tar di Firenze e poi in Tribunale.

Roma -

 

Orfini: «Ora il Pd dia al governo un cuore sociale»

Daniela Preziosi da Il Manifesto del 11 agosto 2015

ilmanifesto.info/orfini-ora-il-pd-dia-al-governo-un-cuore-sociale/

 

Intervista. Il presidente dem: la minoranza è strumentale, ma nella legge di stabilità servono misure contro la povertà e per il lavoro. E via subito la disumana norma Lupi sulle occupazioni di necessità

Va da sé, per il pre­si­dente del Pd Mat­teo Orfini il governo «ha fatto molte buone cose» e i dati sull’occupazione resi noti ieri dall’Inps «con la tra­sfor­ma­zione di oltre 200mila con­tratti da pre­cari in sta­bili dimo­strano che abbiamo fatto bene a fare la tanto discussa riforma del jobs act».

 

Quei con­tratti sono in buona parte frutto degli incen­tivi fiscali.

Che era un com­bi­nato dispo­sto con il jobs act, il che signi­fica che oltre 200mila per­sone hanno mater­nità e malat­tia. Ora però il tema è come diamo una rispo­sta a una parte della società che si sente abban­do­nata dalla poli­tica e che ha biso­gno di segnali imme­diati. Dob­biamo dare un cuore sociale all’azione di governo, dob­biamo inter­ve­nire su alcuni diritti costi­tu­zio­nali negati. Primo, il diritto al lavoro: a fianco di quanto già fatto serve una poli­tica indu­striale nella legge di sta­bi­lità. Una parte delle risorse deb­bono essere desti­nate a un pac­chetto di inve­sti­menti su cul­tura, ricerca, la tutela ambien­tale. Secondo, il diritto alla casa, tema sem­pre troppo sot­to­va­lu­tato. Va subito abro­gato dell’art.5 della legge Lupi, quello che nega il diritto alla resi­denza a chi occupa per ragioni di neces­sità, per­ché nega l’allaccio della luce e l’assistenza per i bam­bini, e cioè diritti essen­ziali. Una cosa disu­mana, incre­di­bile che sia stata fatta da un mini­stro cattolico.

Il mini­stro era cat­to­lico, ma a Palazzo Chigi c’era un demo­cra­tico e vostri sono i voti con cui avete appro­vato la legge.

Non c’è dub­bio, e infatti fu oggetto di grande dia­let­tica nella mag­gio­ranza. Noi pro­vammo a cor­reg­gerlo, Lupi forzò e vinse. Oggi però gli effetti con­creti della legge dimo­strano che è una norma inci­vile. Can­cel­larla non signi­fica lega­liz­zare le occu­pa­zioni ma ripri­sti­nare con­di­zioni di civiltà. Poi ragio­niamo su come ripren­dere una poli­tica per la casa, favo­rendo e poli­ti­che dell’housing sociale e di edi­li­zia pub­blica dove serve, non cuba­ture a caso. Terzo tema, la povertà. Sono con­tra­rio al red­dito di cit­ta­di­nanza che pro­pone Grillo per­ché noi dob­biamo distri­buire lavoro. Cosa diversa è una misura uni­ver­sale di con­tra­sto alla povertà. Nei periodi in cui ci si trova in dif­fi­coltà biso­gna avere un soste­gno a una vita digni­tosa. Vale per i gio­vani che non tro­vano lavoro ma anche per chi ha 50 anni e lo perde. Due anni fa facemmo una spe­ri­men­ta­zione, con risorse molto limi­tate. Valu­tia­mola e ragio­niamo se esten­derla o tro­vare un altro strumento.

Don Ciotti, con molte asso­cia­zioni, con­duce da tempo una cam­pa­gna sul red­dito di dignità. Ma del Pd ha ade­rito solo la sini­stra di Spe­ranza e Bersani.

Ho fatto l’esempio della spe­ri­men­ta­zione. Alcuni di noi non pro­du­cono inter­vi­ste ma atti nor­ma­tivi, anche nelle con­di­zioni dif­fi­cili dell’allora governo Letta. È stata una pic­cola cosa, ma un par­la­men­tare è utile non se firma appelli ma se pro­duce norme.

Dipende se le norme sono buone. La legge Lupi non lo era e ora pro­po­nete di can­cel­larla. Non era meglio non votarla?

Non c’è dub­bio. A suo tempo abbiamo fatto una bat­ta­glia e l’abbiamo persa. Oggi Lupi non fa più il mini­stro, al suo posto c’è un mini­stro più attento ai temi sociali e la que­stione si può ria­prire. Siamo in un governo di coa­li­zione, alcuni prov­ve­di­menti vanno in dire­zione diversa da quella auspi­cata da noi. Oggi però Merola, sin­daco di Bolo­gna viene inda­gato per­ché si rifiuta di appli­care quella norma. I sin­daci ci dicono che va cam­biata. Lo dico all’Ncd: è una misura eti­ca­mente intol­le­ra­bile, nulla ha a che vedere con i prin­cipi di civiltà, non diventi que­stione ideologica.

Chie­dere «un cuore sociale» per il governo non dà ragione a chi, come D’Alema e come tutta la mino­ranza Pd, sostiene che è in corso una scis­sione silen­ziosa del popolo Pd?

No, il 25 per cento di Ber­sani era costi­tuito da chi non aveva pro­blemi a arri­vare a fine mese, lo dice­vano gli studi del Mulino. I gio­vani pre­cari disoc­cu­pati hanno comin­ciato a votarci alle euro­pee del 2014.

Ma alle suc­ces­sive ele­zioni le cose non sono più andate così.

Infatti dob­biamo con­so­li­dare quel rap­porto con il disa­gio sociale. Si vince con quel bacino elet­to­rale e comun­que è quello per cui la sini­stra esi­ste. Noi in que­sti anni abbiamo rap­pre­sen­tato una parte impor­tante del paese ma non sem­pre quella per cui siamo nati. Se i ceti popo­lari non ci vota­vano quando ci sen­ti­vamo molto di sini­stra vuol dire che non ci per­ce­pi­vano utili.

Intanto prima della legge di sta­bi­lità dovete affron­tare la riforma del senato. Lei pro­pone il dia­logo con la mino­ranza che chiede che resti l’elezione diretta dei senatori?

Abbiamo dia­lo­gato per un anno, abbiamo modi­fi­cato legge elet­to­rale e riforma costi­tu­zio­nale. Il mini­stro Mar­tina ha fatto una pro­po­sta ragio­ne­vole (un listino con una quota di can­di­dati al con­si­glio regio­nale da indi­care pre­ven­ti­va­mente per il Senato, ndr) che è stata rifiu­tata subito. Non siamo più alla discus­sione di merito ma a un ten­ta­tivo di azze­rare le riforme.

Ma per­ché? L’articolo 2 comun­que dovrà essere ritoc­cato. E a tratti Renzi ha fatto fil­trare che di eleg­gi­bi­lità diretta dei sena­tori si poteva discutere.

Non nelle sedi poli­ti­che. Spero che si possa tro­vare un accordo. Dopo­di­ché il testo pas­sato per due let­ture con un con­senso largo e ora un pezzo mino­ri­ta­rio del Pd chiede di smontarlo.

I sena­tori in dis­senso sono trenta. Chie­de­rete i voti al centrodestra?

Sulle riforme si cerca un con­senso in par­la­mento più largo pos­si­bile. Nel Pd c’è chi invoca il diritto a votare in dis­senso sui temi costi­tu­zio­nali e nes­suno lo ha mai negato.

Ma così non cam­bia la natura della maggioranza?

No. Chi è in mag­gio­ranza resterà in mag­gio­ranza e chi è all’opposizione ci resterà per diversi anni.

Lei è com­mis­sa­rio del Pd di Roma. Renzi ha cam­biato idea? Marino resta sin­daco di Roma?

Renzi ha sem­pre detto che ser­viva un salto di qua­lità. Noi abbiamo fatto par­tire una nuova fase, dato una squa­dra auto­re­vole al sin­daco che ora può aprire una nuova fase. Il governo ha annun­ciato che il 27 ago­sto varerà il pac­chetto di prov­ve­di­menti che Roma chiede per il Giubileo.

Sono molti. Ormai, per le note vicende, non si è accu­mu­lato troppo ritardo?

Sarà una corsa ma, con il soste­gno che il governo ha garan­tito, l’amministrazione sarà in grado di arri­vare pronta al Giu­bi­leo. E di resti­tuire a Roma il ruolo che merita.