COME LE DISMISSIONI DEL PATRIMONIO PUBBLICO CANCELLANO IL DIRITTO ALLA CASA!
A un anno dall'avvio del piano vendita delle case popolari gestite dall'Ater, registriamo continue denunce e segnalazioni di inquilini e/o proprietari di condomini misti o privati, figli del precedente piano-vendita.
Siamo ormai agli sgoccioli del 2021, anno che nella Regione Lazio avrebbe dovuto rappresentare una svolta dal punto di vista della dismissione del patrimonio pubblico. Negli ultimi 12 mesi il piano vendita del Patrimonio di Edilizia Residenziale Pubblica di proprietà dell’Ente a controllo regionale, le Ater, è stato presentato e sviluppato in piena armonia con la Legge che ne ha previsto i meccanismi, ossia il Piano Casa del 2014. Questa contestatissima legge, che in teoria doveva rilanciare l’Edilizia Pubblica e riqualificare le periferie (oltre che finanziare l’Expo 2015 di Milano) ha avuto, nella pratica, solo due risvolti, direttamente collegati agli articoli 3 e 5: dismettere patrimonio pubblico e bloccare (illegittimamente ed immotivatamente secondo noi) le iscrizioni anagrafiche, come deterrente alle occupazioni di immobili pubblici destinati all’assistenza alloggiativa (che di fatto sono continuate in quanto diretta conseguenza di una mancata Politica dell'Abitare).
Su quest’ultimo punto e sulle violazioni dei diritti fondamentali dell’essere umano, oltre che sulle storture amministrative prodotte, rimandiamo ai numerosi comunicati pubblicati (l’Anagrafe Respingente) e alla campagna Batti il 5. https://bit.ly/3J56mZH , https://bit.ly/3ean77p
Sull’articolo 3 d’altronde, abbiamo più volte esplicitato quanto questo sia in contrasto con la precedente legge (mai abrogata e gerarchicamente superiore), ossia la 560 del 1993, la quale esplicita che chi permane nei requisiti previsti per gli assegnatari e non acquista, rimane nell’alloggio a lui assegnato.
Nonostante i meccanismi ricattatori introdotti dall’Articolo 3 del Piano Casa 2014, altrimenti detta Legge Renzi-Lupi (quest’ultimo allora Ministro delle Infrastrutture), il piano vendita dell’Ater di Roma non ha avuto una grossa adesione, e fra quanti hanno aderito c’è stato chi dopo qualche mese si è visto recapitare la lettera dell’Ente stesso con cui lo si estrometteva dalla compra-vendita, in quanto carente dei “requisiti necessari”. Questo dopo aver pagato 1.700 euro di istruttoria (a fonde perduto).
Ciò che però ci preme spiegare, è la situazione già esistente nei condomini ex-pubblici nei quali la dismissione è compiuta, figlia dei precedenti piani di vendita degli alloggi. Le segnalazioni ricevute nei nostri sportelli, da Laurentino a Statuario, da Monte Sacro a Garbatella, hanno infatti raggiunto un numero abbastanza consistente e tale da poter fare qualche considerazione.
1 - Dai condomini privati ci arrivano incessanti segnalazioni di cattiva gestione. questo nonostante la narrazione comune scondo la quale il privato funzioni meglio del pubblico. Un nostro iscritto ci ha segnalato le continue ed ingiustificate richieste di denaro da parte di diversi soggetti che si sono avvicendati nella gestione condominiale. Questi soggetti (uno dopo l'altro) sono spariti coi soldi lasciando subentrare nuove amministrazioni le quali cercano di recuperare da inquilini e proprietari le somme sottratte dai loro “predecessori”. Questo dimostra che per quanto carente possano essere i servizi offerti da un ente pubblico, la vera battaglia è da indirizzare verso gli organi politici che ne sono responsabili, in modo da ottenere una corretta gestione del patrimonio. La privatizzazione al contrario comporta la fine di qualsiasi possibilità di controllo ed intervento pubblico.
2 - I condomini privati e misti attuano un salasso nei confronti di proprietari e abitanti. Un altro nostro iscritto, pensionato, ci ha segnalato che a fronte di un canone di locazione di 60 euro (commisurato al reddito del proprio nucleo familiare), condominio, consorzio e impianto di riscaldamento gli costano circa 200 euro al mese. A fronte di ciò in due termosifoni su tre l’acqua calda non arriva! A nulla valgono le richieste al condominio di dimostrare la veridicità delle spese sostenute, è sufficiente saltare una rata per essere messo in mora, col rischio che a versare le quote sia l’Ater che in seguito, dovendo recuperare il credito, può mettere a rischio l’assegnazione stessa fino alla perdita del Titolo.
3 - Nessuna possibilità di partecipare al processo decisionale. Spesso, in seguito a processi di seconde e terze vendite, la composizione dell’inquilinato muta considerevolmente. In questo contesto i settori più svantaggiati sono in forte difficoltà poiché costretti a dover sostenere spese al di là delle proprie disponibilità. In questo frangente non sono rappresentati da nessuno, in quanto non solo non hanno diritto ad esprimere voto in assemblea, ma gli Enti gestori (proprietari di una quota di alloggi nel condominio) i quali avrebbero il diritto di voto, non lo esercitano, poiché non hanno il personale per partecipare alle riunioni.
Ci sarebbero altri esempi di situazioni di disagio derivanti la conversione di un condominio pubblico in privato, ma quanto detto è sufficiente a concludere:
Da questo quadro emerge il completo sconvolgimento di tutto ciò che originariamente è stato previsto per l’Edilia Pubblica. Nessuna trasparenza, patrimonio regalato ai processi speculativi, zero controllo pubblico, presenza di soggetti truffaldini, nessuna difesa dei più deboli. Ciò che era stato realizzato dalla collettività per garantire il Diritto alla Casa è stato trasformato. I pochi che riescono ad ottenere un'assegnazione sono percepiti dall'opinione pubblica come dei privilegiati, mentre in realtà godono di un loro diritto. Chi invece vende e rivende, apre B&B, truffa inquilini e proprietari con richieste di denaro continue, passa completamente inossersavato, in certi casi favorito.
Mettiamo a disposizione la nostra assistenza sindacale e legale per quanti, già soffocati da crisi e caro-vita, ogni mese si vedono recapitare continue richieste di denaro non giustificate. Rimaniamo fermamente contrari a qualsiasi processo di privatizzaziuone e dismissione di Patrimonio. Le Case Popolari devono rimanere pubbliche e su di loro la gestione deve essere esemplare, trasparente e solidale.
Asia-Usb Roma