Per il Governatore del Lazio servono affitti più alti e più sfratti per risolvere la crisi abitativa!

A margine di un evento avvenuto nel VI Municipio di Roma, l'unico governato dalla destra, il neo governatore del Lazio Francesco Rocca dà la sua interpretazione sul tema più caldo del momento, quello dell'emergenza abitativa. Le ricetta proposta è però sempre la stessa: affitti più alti e più sfratti.

Roma -

Il governatore della Regione Lazio, Francesco Rocca, ha svelato l’essenza del suo programma di governo in materia di edilizia pPubblica, in particolar modo per quanto riguarda le case popolari, cioè sfrattare! Alla base delle analisi del governatore, secondo quanto apprendiamo dai media, ci sarebbero da un lato i canoni in deroga per effetto dell’articolo 50 della legge 27/2006, e dall’altra gli occupanti, stretti in unico fascio assieme ai fenomeni di criminalità a tutti noti e di numero limitato rispetto ai numeri generali del fenomeno. Nessun accenno a investimenti per nuovi alloggi, a un piano casa regionale o a una regolarizzazione per quanti ad oggi risiedono in una casa popolare ma non posseggono un titolo per effetto dell'ingiusto criterio stabilito dalla legge regionale n. 1/2020 della Giunta Zingaretti, la quale ha regolarizzato gli occupanti fino al 23/05/2014, disinteressandosi del destino di migliaia di famiglie povere di Roma che nulla hanno a che fare con la criminalità o col cosiddetto racket. Sono famiglie che dopo anni di graduatoria, a causa delle mancate risposte in termini di politiche abitative attive, sono entrate in un alloggio libero, magari da anni in attesa di essere assegnato.

Per quanto riguarda i cosiddetti super ricchi che abitano nelle case popolari, Rocca dimentica che la loro presenza è garantita da norme di legge anche invocate dalla destra, che invece di revocare le assegnazioni a chi e divenuto ricco, hanno introdotto i canoni previsti dalla legge del mercato privato (L. 431/98). Se queste case si vogliono riportare alla funzione sociale basta cambiare la norma, la nuova Giunta cancelli l’articolo 50 su citato e non perda tempo nelle solite uscite demagogiche. Per Asia USB questo articolo è non solo ingiusto, ma anche in violazione della norma generale che vieta l’applicazione della legge per la determinazione dei canoni di mercato all’edilizia pubblica (art. 1 della Legge n. 431 del 1998). Il sospetto è che questa retorica serva a preparare il terreno per un aumento dei canoni delle case popolari nel Lazio, regione che possiede una delle leggi socialmente più avanzate in questo senso. Gli aumenti andrebbero dunque a gravare su tutti, anche sui più deboli, persino su quei pensionati sociali o invalidi civili con assegno da 300 o 400 euro al mese. Altro discorso per i redditi complessivi che sì, superano i limiti di permanenza, ma solo dopo che i figli degli assegnatari hanno ottenuto un contratto di lavoro, magari precario. In quel caso gli aumenti potrebbero essere momentanei. Questo sindacato ha a suo tempo chiesto ed ottenuto che in questo caso i redditi dei figli nel calcolo complessivo del nucleo venissero considerati al 50%. Purtroppo però questo vale solo ai fini della decadenza dall'assegnazione e non per la determinazione del canone di locazione e dunque quei nuclei spesso pagano già canoni in deroga secondo noi illegittimi. Insomma si prepara il terreno per un nuovo stravolgimento in senso speculativo delle norme e i principi dell'edilizia pubblica.

Comunque la si voglia guardare, il sospetto è che il meccanismo delle varie giunte regionali, a prescindere dal colore politico, rimanga pressoché il medesimo: nessuna politica attiva e complessiva a favore dell’abitare, colpevolizzazione dell’inquilinato, utile a giustificare il pessimo stato delle Ater, costrette ad un compito aziendalistico che non gli spetterebbe, visto il ruolo “sociale” che comunque sono chiamate ad esprimere, ed infine attacco agli occupanti, con forte criminalizzazione di tutti quanti per necessità hanno trovato riparo in un alloggio vuoto.

Asia USB Roma