Più sfratti e meno cibo: nel Lazio oltre centomila bambini poveri
Save the Children: l’11,9% dei minori vive in miseria (+ 5,5%); ottomila famiglie rischiano di perdere la casa; il 76% ha dovuto ridurre la spesa per alimenti
di Lavinia Di Gianvito
ROMA - Giorgio ha 13 anni e da cinque vive a Ponte di Nona con la mamma e due fratelli. Fa parte di quei 112.500 bambini e ragazzi che nel Lazio vivono in una condizione di povertà assoluta: una folla che rappresenta l’11,9% del totale dei minori, secondo l’«Atlante dell’infanzia 2014» di Save the Children. Il dato è in aumento del 5,5% rispetto al 2012 e non è lontano dalla media nazionale, che è del 13,8%. Nella vita di tutti i giorni significa mangiare meno o mangiare peggio (il 76,1% delle famiglie nel 2013 ha dovuto ridurre la spesa per alimenti o comprare cibi di qualità inferiore) e abitare in piccoli appartamenti sovraffollati e umidi, dove la muffa lascia le sue tracce sulle pareti. Sempre che una casa ci sia ancora, perché nel Lazio sono ottomila le famiglie sotto sfratto per morosità incolpevole, con un aumento di 940 casi rispetto al 2012.
«Povertà educativa»
Ma la povertà non è solo di carattere economico. «Quando torno a casa da scuola, mangio e faccio i compiti e poi resto in casa a guardare la televisione, fino a quando non mi chiama mia madre per andare a prenderla», racconta Giorgio. Giornate così, il ragazzo di Ponte di Nona le condivide con oltre la metà dei suoi coetanei, in una Roma che ospita più under 17 di qualsiasi altra città italiana: 459.152 (che salgono a 722.029 se si calcola l’area metropolitana) contro i 208.917 di Milano, seconda in classifica. A questi baby-cittadini la metropoli, soprattutto nei quartieri lontani dal centro, non offre nulla o quasi, con un paradosso che Save the Children non manca di sottolineare: «Le periferie - osserva il direttore generale Valerio Neri - sono spesso territori deprivati del verde, di aree comuni, di trasporti, di scuole a tempo pieno, di biblioteche, di spazi sportivi e tuttavia sempre più popolati da giovani coppie con bambini. Perciò è da qui che dobbiamo ripartire per offrire loro un futuro».
Chiusi in casa
Ed ecco i dati che mostrano quanto la «povertà educativa» sia drammatica. Nel Lazio, nel 2013, il 76,8% dei bimbi e dei ragazzi tra 6 e 17 anni non è andato neppure una volta a un concerto; a un teatro (il 69,2%); a visitare un sito archeologico (66,2%) oppure una mostra o un museo (51,4%). Il 43,2% non ha letto nemmeno un libro e il 15,7% non è mai entrato in un cinema. Non ha viaggiato il 50,2 % dei minori, dato che vive in famiglie che non possono permettersi neppure una settimana di ferie l’anno lontano da casa. Inoltre dall’indagine è emerso che il 27,5% dei bambini e ragazzi non pratica mai sport, ma i loro pomeriggi non sono occupati neanche dalle attività scolastiche, dato che meno della metà delle elementari (44,7%) e solo una scuola media su dieci (10,3%) offre il tempo pieno. Tutto questo, secondo Save the Children, spiega le scarse competenze di molti studenti italiani nei test di valutazione internazionali e gli alti livelli di dispersione scolastica: anche se il fenomeno si è ridotto del 3,3% negli ultimi dieci anni, ancora oggi 12,3% dei giovani nel Lazio abbandona precocemente gli studi.
«Gioco e faccio i compiti al “punto luce”»
Eppure, nonostante le difficoltà, Giorgio ha un sogno nel cassetto: «Un giorno vorrei fare l’attore - confida - perché mi piace mettermi nei panni delle persone che incontro ogni giorno, provare quello che provano loro». Studiare recitazione per andare via da Ponte di Nona: Giorgio non si sente a suo agio nel suo quartiere. Però gli piace frequentare il «punto luce» aperto pochi giorni fa da Save the Children. «Vengo qui a fare i compiti, a giocare con i miei amici, a scherzare», dice. La struttura, che si trova in via Albert Schweitzer, ha avviato le attività a fine novembre in collaborazione con la cooperativa Santi Pietro e Paolo: ci sono libri, giochi, laboratori di teatro, musica e danza, corsi di educazione alla lettura e all’uso dei nuovi media, sostegno allo studio, sport. Il «punto luce» si chiama così perché è organizzato nell’ambito di «Illuminiamo il futuro», il progetto di Save the Children contro la povertà educativa: all’inizio del 2015 ne aprirà un altro a Torre Maura. Il simbolo della campagna è una lampadina gialla: ha questa forma il portachiavi anti-stress che Giorgio stringe tra le mani. Sopra c’è scritto: «Accendi il tuo futuro» ed è proprio quello che il ragazzo di Ponte di Nona spera di riuscire a fare.
10 dicembre 2014 | 20:42