PROSEGUE LA PROTESRA SUI TETTI DELLA REGIONE LAZIO. VENERDI' 10 NUOVA MANIFESTAZIONE.

L'APPUNTAMENTO PER LA MANIFESTAZIONE E' VENERDI' 10, ORE 16, SOTTO LA REGIONE LAZIO IN VIA ROSA RAIMONDI GARIBALDI.

VEDI LA RASSEGNA STAMPA DELL'8 DICEMBRE 2010 E IL VIDEO DAI TETTI.

In allegato il manifesto.

Roma -

 

VIDEO della Repubblica on-line dai tetti:

tv.repubblica.it/edizione/roma/regione-seconda-notte-sull-impalcature/57848

8 dicembre 2010 - Il ManifestoROMA La protesta per il diritto alla casa e contro la devastazione ambientaleI «magnifici sette» sul tetto della Polverinidi Ylenia SinaROMA - Dall'alto del tetto della Regione Lazio fanno sapere che «non ce ne andremo fino a che la Polverini non ci darà una risposta». Sono i «magnifici sette» che, in rappresentanza dei Movimenti uniti contro la crisi, le nocività e le devastazioni ambientali, da lunedì mattina sono accampati all'ultimo piano di un'impalcatura del palazzo regionale a Roma. Sotto di loro decine di manifestanti, divisi in turni di quattro ore, hanno allestito una presidio permanente con tanto di striscioni, gazebo e un camper «per vigilare, anche di notte, l'incolumità di chi sta sfidando il freddo, il vento e la pioggia, per portare avanti l'unica strada percorribile: quella dell'unione delle lotte, per rivendicare i diritti che ci spettano in un momento di crisi come questo», spiega Irene dei Blocchi precari metropolitani. Una scelta, quella di salire sul tetto della sede regionale, «diretta conseguenza della chiusura totale da parte della Polverini alle richieste concrete avanzate il 25 novembre con la manifestazione regionale che ha portato in piazza migliaia di persone», dice Teresa Pascucci dell'Unione Sindacale di Base - realtà che, insieme ad attivisti per il diritto all'abitare e a quelli contro la devastazione dei territori, fa parte dei Movimenti uniti contro la crisi. Di fronte a una Giunta che preferisce usare la forza piuttosto che aprire un confronto con lavoratori, precari, cassintegrati, senza casa, cittadini in lotta contro le nocività, il presidio sotto alla Regione Lazio annuncia - tramite Luca Fagiano, del Coordinamento cittadino di lotta per la casa - una nuova giornata di «mobilitazione generale» per venerdì prossimo alle 16, chiedendo la partecipazione «di tutti i soggetti colpiti dalla crisi e di tutta la società democratica». «Per noi il 14 dicembre è già iniziato», dichiara Paolo Di Vetta, del Sindacato metropolitano, durante l'assemblea pubblica che si è tenuta ieri pomeriggio nel piazzale antistante il palazzo regionale. Per questo «la protesta di venerdì deve diventare la mobilitazione di tutti». Di tanto in tanto dal dodicesimo piano dell'impalcatura, da cui pende uno striscione con la scritta «La Polverini ha paura di parlare con noi», l'assemblea viene interrotta dalle urla dei sette manifestanti che armati di megafono chiedono il sostegno del presidio. Sopra «i sette», sul tetto, si intravedono gli agenti di polizia che per tutta la notte di lunedì hanno fatto pressione per convincerli a scendere. Dal microfono aperto sono tantissimi gli interventi di appoggio alla lotta. Noemi, degli Atenei in rivolta, porta la testimonianza degli studenti sui quali, ieri mattina, si è abbattuta la repressione «di un governo che si sta preparando ad "accoglierci" il 14 dicembre». A simboleggiare l'importanza di un presidio alto dodici piani, il gran via vai di politici che hanno portato la propria solidarietà ai «magnifici sette». Luigi Nieri, consigliere regionale di Sinistra Ecologia e Libertà, ribadisce «la necessità di arrivare a un incontro con le parti sociali per garantire la democrazia», mostrando a tutti le conseguenze dei tagli nel bilancio della Regione Lazio; dall'azzeramento dei finanziamenti triennali per il reddito minimo garantito allo spostamento dei 100 milioni di euro (dall'edilizia agevolata a quella «sociale»). «È la truffa del social housing che, come temevamo, consegnerà l'emergenza abitativa nelle mani dei privati». Ivano Peduzzi, capogruppo regionale della Federazione della Sinistra, punta invece il dito sulla militarizzazione dell'istituzione: «le cariche di lunedì e la caccia allo studente di stamattina (ieri, ndr) per le vie del centro di Roma stanno contribuendo a creare un clima di paura in questi giorni di avvicinamento al 14 dicembre». Solidarietà al presidio arriva anche da Tonino D'Annibale, consigliere regionale del Partito Democratico, che ha definito «la prova di forza della Polverini una scelta insensata di chi sta anteponendo il proprio potere alle esigenze dei cittadini». Esigenze che, come avverte di nuovo Paolo Di Vetta, «da lunedì stanno trovando in questo presidio il motore per una mobilitazione sempre più larga e radicale». Cui nessuno sa rispondere.

 

 

 

 

COMMENTOProtesta sociale, potere impotente, cariche di poliziadi Tommaso De BerlangaLe proteste di questi giorni si trovano davanti una nuova tipologia di «potere»: quello «impotente». In ogni caso indisponibile ad ascoltare ciò che i «governati» hanno da dire, chiedere, lamentare. Comunque incapace di dare soluzioni, di «fare».Il caso della Regione Lazio rischia di diventare paradigmatico della situazione dei poteri locali. Renata Polverini, per due volte in pochi giorni, ha rifiutato di incontrare delegazioni unitarie di tutte le vertenze sociali che fanno capo all'istituzione da lei guidata (dalla casa ai cassintegrati Alitalia, dalle maestre d'asilo alla sanità). Motivo (trapelato dal palazzo): «Non c'è un euro in cassa, che gli racconto quando li vedo?» La politica dei tagli indebolisce la funzione di mediazione, indubbiamente. Ma se l'ente locale, per motivi di bilancio, rinuncia del tutto a esercitare la mediazione, allora «costringe» le proteste a salire di tono. E sui tetti.Domanda: chi deve allora confrontarsi concretamente con il disagio portato in pazza dalla crisi economica? Con i problemi di vita, reddito, casa, assistenza, della popolazione? La risposta data lunedì sera alla Regione Lazio suona particolarmente stupida: «la polizia». Che notoriamente non ha tra i suoi doveri istituzionali il dialogo, anche se spesso è costretta a subentrare e supplire.È una vecchia dinamica - un potere che si chiude a riccio e chiama i militari a difendere «zone rosse» sempre più estese - che si presenta però oggi in forme pericolosamente ingessate dalla crisi. E il futuro prossimo - quello del «dopo il 14» - si preannuncia su questo versante non molto diverso quanto a «uso delle forbici». Basta guardare al programma del «nuovo centro», un copia-e-incolla dei testi di Confindustria. Basta saperlo.


 

 

8 dicembre 2010 - La Repubblica

I precari restano sul tetto della Regione
"Pronti a un incontro con gli assessori" I manifestanti contro il bilancio
"Azzerato il fondo per il reddito garantito"
di MAURO FAVALE

Roma - Anziché scendere hanno deciso di salire: due giorni fa erano tra il decimo e l´undicesimo piano, sui ponteggi che rivestono una delle pareti esterne dell´edificio della Regione Lazio. Ieri sono saliti tra il dodicesimo e il tredicesimo. Sempre più in alto. E i «magnifici sette», come li hanno ribattezzati i compagni in presidio sotto la Regione, in via Maria Drago Mazzini, non hanno per ora alcuna intenzione di mollare. «Non ci muoveremo da qui finché non avremo risposte dalla presidente Renata Polverini», spiegano via telefono dai ponteggi.
Concetto ribadito anche durante l´assemblea organizzata ieri sotto i gazebo allestiti all´esterno della Regione. I manifestanti che due giorni fa hanno fatto irruzione nel cortile della Regione Lazio, prima di essere sgomberati dalla polizia, hanno letto l´intervista che la governatrice Polverini ha rilasciato ieri a Repubblica: «La mia offerta - spiegava la presidente - è sempre valida: un incontro con gli assessori, l´apertura di un tavolo tecnico. Poi, quando la decisione diventerà politica, io non mancherò». «Se questo dev´essere il percorso per noi va bene», risponde Luca Fagiano, uno dei rappresentati dei movimenti "Uniti contro la crisi".
Ma dalla Regione, ieri, non è arrivato alcun segnale. Un silenzio che i manifestanti interpretano come una chiusura. «Per questo venerdì abbiamo convocato una nuova manifestazione sotto i palazzi della Regione per dimostrare in modo visibile la solidarietà ai nostri sette compagni e per ribadire le nostre richieste». I temi che i manifestanti vogliono portare all´attenzione della presidente Polverini si intrecciano con il nuovo bilancio appena approvato dalla giunta e che prevede per il prossimo triennio l´azzeramento del fondo destinato al reddito garantito, inaugurato dalla giunta Marrazzo e il capitolo sull´edilizia agevolata. Per il consigliere di Sel, Luigi Nieri, che ha partecipato ieri al presidio, «nel bilancio è scomparsa la dicitura "edilizia sovvenzionata" per far spazio al termine "edilizia agevolata e sociale" che può voler dire qualsiasi cosa, non solo case popolari». Nieri, con il collega della Federazione della sinistra, Ivano Peduzzi, ha assicurato che nei prossimi giorni proveranno a salire sui ponteggi per verificare la condizione dei sette manifestanti.
Intanto non si placano le polemiche sullo sgombero di due giorni fa, con l´intervento della polizia all´interno del perimetro della Regione. Per il capogruppo Pd in consiglio, Esterino Montino, «la Polverini spinge la Regione verso la stagione dell´intolleranza. Il pugno di ferro serve a mascherare l´incapacità gestionale e la debolezza politica». Di «fascismo reale» parlano i manifestanti nei numerosi interventi che si alternano durante l´assemblea. Dall´alto i sette osservano, battono contro le impalcature, parlano anche attraverso un megafono e i telefonini. Grazie ad una lunga corda, un moschettone e una serie di nodi sono riusciti a costruire una sistema per far arrivare fino al dodicesimo piano borse e buste con qualcosa da mangiare, acqua, qualche cambio, batterie per cellulari e anche una videocamera per riprendere la loro forma di protesta. Sui muri della Regione, intanto, nella notte sono comparse due scritte: «Polverini questa non è casa tua» e «Polverizziamola».


8 dicembre 2010 - Corriere della Sera

Precari sulle impalcature Venerdì nuovo corteo

Roma - Mentre è già iniziata la preparazione di un'altra manifestazione per venerdì, prosegue l'occupazione delle impalcature al dodicesimo piano della Regione da parte dei «magnifici 7». Così sono stati ribattezzati dai loro compagni di lotta i due uomini e le cinque donne che da lunedì mattina sono arrampicati sui ponteggi della sede della giunta lungo la Cristoforo Colombo. Fanno parte di gruppi e movimenti di precari, cassaintegrati e immigrati extracomunitari «per il diritto alla casa, al reddito minimo garantito, al lavoro» e «contro la crisi». Dopo le cariche di lunedì, la protesta è andata avanti ieri con toni più pacati, «ma senza arretrare di un metro sottolinea Teresa Pascucci dell'Unione sindacale di base (Usb) perché noi abbiamo posto dei problemi concreti alla Polverini. E lei ha risposto mandando le forze dell'ordine». Dopo oltre 24 ore tra gelo e pioggia sulle impalcature, a circa 40 metri d'altezza, Pio Congi dell'Ubs è provato: «Sono stanco e infreddolito spiega parlando al telefonino ma noi non abbiamo fatto alcuna violenza: abbiamo solo posto delle problematiche, ma la Polverini ha rifiutato il confronto». Luigi Nieri (Sel) rincara la dose: «Non è accettabile l'atteggiamento della giunta regionale che si scontra con chiunque venga qui a protestare, dai sindaci ai precari sostiene parlando ai piedi delle impalcature . In democrazia non può governare con polizia e carabinieri. E comunque nel Bilancio ha azzerato il reddito minimo garantito». Ivano Peduzzi (Fds) e Nieri hanno annunciato che nei prossimi giorni saliranno sulle impalcature per verificare le condizioni degli occupanti». Per Esterino Montino (Pd) «il pugno di ferro della Polverini serve a mascherare incapacità gestionale e debolezza politica». Replica Chiara Colosimo (Pdl): «Non prendiamo lezioni di democrazia da Montino».